La sofisticata installazione site specific di Giulia Lanza presso la Masseria Cultura in Puglia indaga la ‘memoria epidermica’ dello spazio. I calchi degli oggetti e delle pareti interne dei trulli hanno infatti dato origine a sculture in lattice e fibra naturale, poi plasmate sul corpo dell'artista

Evanescenti ed effimere, organiche e ‘ricamate’, le opere di Giulia Lanza vestono con sinuosa eleganza la memoria dei corpi e degli spazi. Come una nuova pelle.

Un concetto cardine nel lavoro dell'artista romana è l’ecdisi, ovvero quel processo biologico per cui rettili e insetti cambiano il loro rivestimento esterno. La sua è un'indagine, scientifica e al contempo poetica, sulla relazione tra il corpo – fisico o ambientale – e il suo scarto: la pelle ne è la soglia.

La serie di opere Tegmen prende il nome dal sottile strato di epidermide: la membrana interna che ha una funzione protettiva. La ricerca di Giulia ruota attorno al concetto di esoscheletro, che grazie al suo sapiente e meticoloso lavoro diventa endoscheletro, così che ciò che è interno funge da scorza, da scudo.

 

“I resti e tessuti che ci lasciamo dietro fanno parte della nostra esperienza, sono memori del nostro vissuto, così come lo spazio che abitiamo” spiega l'artista. “Gli ultimi anni sono stati costellati da continui spostamenti, grazie ai quali ho avuto la possibilità di confrontarmi con luoghi diversi, ricominciando ogni volta a tessere la mia quotidianità dai brandelli di quella precedente”.

La ricerca di Giulia Lanza definisce l’epidermide degli oggetti quotidiani. Le sue opere sono l’efflorescenza originata dall’interazione tra spazio e corpo. Sono composte da nervature e tessuti squamosi che abitano materie e luoghi. Realizzate in fibre vegetali vengono poi plasmate, scavate, manipolate e ricomposte in strutture delicate ed effimere, a volte vengono fuse o elettroformate in metalli preziosi, fino a divenire un’altra pelle. Ogni pezzo appare come una lieve e fragile protesi connessa al corpo, a volte strutturata e scultorea, altre eterea, impalpabile e trasparente, come organza fluttuante.

La struttura spugnosa rimanda ai coralli e alle ossa ma anche a ricami certosini, merletti e gesti antichi. Le sue sofisticate e sinuose installazioni – che ibridano naturale e sintetico, fragilità e flessibilità – sono incentrate su una forte sperimentazione materica, che utilizza texture organiche.

 

 

Come La Scucitura, l'installazione site specific realizzata in occasione di Art Residency 2020 presso Masseria Cultura, in Puglia, che apre uno spaccato sulla memoria epidermica dello spazio. I calchi degli oggetti e delle pareti interne dei trulli hanno dato origine a sculture in lattice e fibra naturale che sono poi state modellate sul corpo dell'artista. Si instaura così un dialogo abitativo con il luogo, che diventa palcoscenico di un atto sospeso.

Masseria Cultura nasce dall'idea – e dall'impegno concreto – di un gruppo di giovani artisti con l'intento di consolidare nel territorio pugliese dei trulli una nuova forma associativa: vivere una masseria a fini culturali nel significato più profondo e completo del termine.

 

Un'antica masseria di Noci, in provincia di Bari, è così rinata con una visione innovativa: come associazione di promozione sociale che propone eventi culturali, laboratori artistici e agroalimentari, oltre a residenze artistiche e turistiche ed esperienze formative. Ma anche musica, intrattenimento e cibo autoprodotto.

I terreni sono stati infatti riportati in uso per creare un sevizio alimentare biologico e biodinamico autosufficiente e a scopo didattico, mentre le stalle sono state adibite ad officine artistiche. Le opere prodotte saranno la cornice di incontri, workshop e lab-experience, in un work in progress creativo continuo.