Nel solco della filosofia tanto di Maria Lai quanto di Stefano Boeri, la call promossa dalla Fondazione Stazione dell’Arte ha permesso di creare un racconto corale e una riflessione composita sulle ‘frane’ che caratterizzano la nostra epoca: una sorta di archivio della memoria, un patrimonio comune di pensieri e idee per ‘ricucire le fratture del mondo’

Ulassai è una metafora straordinaria, perché minacciata da frane, come il mondo. Allora si parlava della bomba atomica… frane universali. E poi questo nastro che arriva… ma che vuol dire un nastro? Non vuol dire niente, non sostiene, però lì, nella storia, nella leggenda, si dice che quel nastro abbia dato una direzione di salvezza. E allora tutto il paese faccia quest’opera, dia un’immagine del mondo nuova e dell’arte. Perché l’arte è come quel nastro, bella da vedersi ma è soprattutto direzione di salvezza”.

Legarsi alla montagna, Maria Lai, 1981.

Ha avuto un grande riscontro la call promossa dalla Fondazione Stazione dell’Arte ad Ulassai, paese sardo dell'artista, con l’intento di raccontare e condividere online, attraverso un’immagine, un testo, un video..., la propria interpretazione del concetto di frana (leggi qui). L'invito a partecipare è stato accolto da numerose persone, nel solco del messaggio di Maria Lai che sosteneva la necessità di attraversare con coraggio le profondità dell'anima, individuando nuove forme di dialogo ed espressioni artistiche.

“Quando tutti si aspettavano di vedermi all’opera, io invito ognuno a mettersi all’opera” diceva Maria Lai.

Nel solco della filosofia tanto dell'artista sarda quanto di Stefano Boeri, che hanno fatto della condivisione e della partecipazione una componente essenziale del loro operare, la call La frana è un processo artistico che diventa un momento di riflessione condivisaÈ stata infatti lanciata nell'ambito del progetto espositivo online Sii albero – prossimo all'inaugurazione (leggi qui–, che ripercorrerà, per la prima volta in Sardegna, il lavoro e la filosofia di Boeri in dialogo con le opere e la poetica di Maria Lai.

L’insieme dei contributi arrivati costituisce un racconto corale e una riflessione composita sulle frane che caratterizzano la nostra epoca: dai cambiamenti climatici alle catastrofi ambientali, dalle diseguaglianze crescenti allo spopolamento di interi territori, sino all'attuale crisi sanitaria. Una sorta di archivio della memoria, un patrimonio comune di idee, pensieri e punti di vista, da cui ripartire per ‘ricucire le varie fratture del mondo’.

I lavori più rappresentativi tra quelli arrivati si possono vedere qui

Tra gli oltre sessanta contributi, alcune firme prestigiose del panorama culturale e artistico italiano, tra cui Valerio Berruti, Stefano Boeri, Matilde Cassani, Loris Cecchini, Leone Contini, Flavio Favelli, Giovanni Gaggia, Marcello Maloberti, Elena Mazzi, Alessandro Melis, Narcisa Monni, Marzia Migliora, Matteo Sanna, Eugenio Tibaldi, Luca Trevisani, Francesca Randi,  Vedovamazzei e Virginia Zanetti.

La partecipazione è stata da record anche a livello di condivisione  da remoto, visti i problemi che le istituzioni culturali hanno dovuto affrontare a causa alla pandemia. Con La frana, il legame e il dialogo con gli utenti della Stazione dell'Arte attraverso Internet si è rafforzato: è il richiamo dell'arte, intesa da Maria Lai come “luce intermittente nel buio del mondo”.

Dopo aver attivato una programmazione culturale alternativa sui propri canali multimediali, da lunedì 18 gennaio 2021 il Museo Stazione dell’Arte di Ulassai dedicato all’opera di Maria Lai ha riaperto al pubblico: consente ai visitatori di accedere ai propri spazi, in sicurezza e nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità preposte, per ammirare e interagire  nuovamente in presenza con la mostra Maria Lai. Fame d’infinito.

Improntato all’accessibilità fisica e intellettuale” spiega Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte, “l'allestimento permette allo spettatore di cogliere, attraverso l’uso di sensi diversi (visivo, sonoro, tattile), il valore dell’opera di Maria Lai. L’artista ha saputo trasformare, con sapiente maestria, il proprio vissuto quotidiano in un’esperienza di carattere universale, realizzando lavori a partire dalla reinterpretazione di miti, storie e leggende della sua terra”.

Il ricorso alla metafora come mezzo capace di svelare il senso profondo delle opere”, conclude il direttore del museo, costituisce un artificio messo costantemente in atto da Maria Lai per avvicinare l’arte alla gente e si ritrova anche in questa rassegna, in cui lo spettatore è chiamato a interagire e a trovare la sua personale chiave di lettura”.