È il titolo dell’incontro tenuto a White in occasione della Milano Fashion Week: un appuntamento che sancisce un rapporto sinergico tra le due discipline e l’intenzione della Moda di prendere ispirazione dal FuoriSalone per portare nuova linfa vitale a quello che rappresenta il terzo settore manifatturiero italiano

Abbiamo necessità di cambiare e di dare una spinta propulsiva alle settimane della moda milanesi”. Questo in sintesi il desiderio espresso da Massimiliano Bizzi, fondatore di White Milano, lo scorso 24 settembre in occasione dell’incontro Fashion meets Design ospitato da White (in zona Tortona presso Base/Ex Ansaldo) e che ha messo intorno a un tavolo sei personaggi con molta voglia di far cambiare le modalità di un sistema fieristico, quello della moda, considerato oramai desueto.

Troppo chiuso” ha dichiarato la moderatrice Cristina Morozzi, giornalista e critica del design da sempre attiva in entrambi i settori. E chi meglio del direttore di Interni, Gilda Bojardi recentissimo Compasso d’Oro alla carriera, e inventrice del FuoriSalone, poteva dare la ‘sua’ ricetta? “Più che riproporre il FuoriSalone” spiega la Bojardi “pensate a come potete interagire con la città e trovare sinergie tra tutti gli attori del vostro settore, a partire dalla Camera della Moda”.

Commenta Beppe Angiolini, presidente emerito della Camera dei Buyer Italia “Milano deve tornare a essere la capitale della moda e per farlo dobbiamo convincere tutti a presentare le proprie collezioni in città. È finito il momento dell’esterofilia sfrenata. È ora di rilanciare Milano”. A sottolineare la necessità di creatività oltre che di presidio, le testimonianze del creative director Andrea Incontri, dell’interior designer Emiliano Salci di Dimore Studio, e del Founder del brand MSGM di Massimo Giorgetti.

Ha chiuso i lavori, l’assessore alle Politiche del Lavoro, Attività Produttive, Commercio e Risorse umane Cristina Tajani con parole di incoraggiamento affinché si trovino nuove idee oltre che per il mercato anche per chi vive quotidianamente la città di Milano. La moda diventerà ‘democratica’?