Untaggable cities è stato il tema del secondo appuntamento del ciclo di incontri promosso da Audi in occasione del Furisalone di Milano. Dopo le persone, questa volta al centro del dibattito sono state le città. A partire da Milano che, come ha sottolineato nella sua introduzione il Brand Director Audi Italia Fabrizio Longo, “è di nuovo la Milano che volevamo”.

L’impegno di Audi è stato proprio quello di dar vita a un concorso di idee e proposte per guardare al futuro e all’innovazione della città. E lo ha fatto in uno dei luoghi più iconici dell’architettura milanese, la Torre Velasca, rivitalizzata dal progetto di restyling dell’architetto Piero Lissoni.

Il dibattito, moderato da Massimo Russo, condirettore de La Stampa, è partito dalla trasformazione in atto nelle città, destinate a ospitare i 7/10 della popolazione mondiale, per diventare luoghi straordinari ma anche di crescente complessità, che solo l’innovazione e la tecnologia ci consentiranno di affrontare.

“Occorre un approccio multidisciplinare”, ha detto l’architetto Michelangelo Giombini di Interni, “ed è anche questa la ragione per la quale quest’anno il Fuorisalone ha come filo conduttore l’apertura dei confini (“Open Borders”) tra culture, competenze e stili di vita.

“L’energia della città sono i cittadini”, ha sottolineato Paola Antonelli, Senior Curator di Architettura e Design e Direttore di ricerca e sviluppo presso il Museum of Modern Art di New York. Antonelli ha parlato di città nodose, cioè reti complesse, dove sempre più avvengono confronti anche tesi (basta ricordare le vicende di Occupy Wall Street a New York o le proteste dell’autunno brasiliano), ma che anch’essi “diventano strumenti di avanzamento urbanistico ed architettonico”.

Stimolati a intervenire sulla trasformazione urbana, gli architetti Piero Lissoni e Stefano Boeri hanno raccontato due loro progetti “untaggable”. La ristrutturazione della torre Velasca che, ha ricordato Lissoni, è un simbolo della città e quindi richiede grande cautela nell’intervento. “Ma la cautela non deve essere paura, non si possono riportare indietro le lancette. Bisogna avere il coraggio di rapportarsi al proprio tempo”.

Per Boeri, l’architettura deve saper produrre delle discontinuità. Milano lo ha fatto in passato con la Torre Velasca, ed è questa la Milano in cui ci riconosciamo. Anche il progetto del Bosco Verticale, ha ricordato Boeri, è stato un esperimento per continuare in questa direzione e potrà stimolare nuovi sviluppi su scala più ampia: per esempio le forest cities, una proposta provocatoria ma che già sta suscitando interesse in paesi come la Cina.

Nella complessità del tessuto urbano contemporaneo, anche l’auto è chiamata a contribuire all’innovazione. Lo ha ricordato Fabrizio Longo, brand director di AUDI Italia, parlando di tecnologie come la guida automatica e semi automatica, che potranno restituire tempo e spazio alle persone, sempre all’insegna del coinfort e della sicurezza.

Infine, la testimonianza di un creativo, Francesco Ragazzi, direttore artistico del marchio Moncler. Ragazzi ha portato l’esempio di Los Angeles come fonte di stimoli e di energia innovativa. “Proprio fotografando gli skateboarders di Venice Beach, outsider urbani contemporanei, sono arrivato a creare nell’autunno del 2015 una collezione di moda unisex, Palm Angels. “Insomma, da una passione è nato un nuovo marchio.”

Testo di Laura Ragazzola – Foto di Efrem Raimondi

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