Un’esile struttura metallica sovrasta il setto, riprendendo, nella sua semplicità, gli strumenti che Emilio Vedova utilizzava nel suo studio di Venezia, e illuminando, attraverso diversi punti luce, le opere esposte. A pavimento, una pedana dalla finitura simile al cemento, si snoda con continuità in tutti gli ambienti.
A confronto, i lavori degli anni ‘60 – dipinti e sculture come il ciclo dei Plurimi, articolazioni lignee coperte di stratificazioni cromatiche – con quelli degli anni ‘80 – le grandi tele e i Dischi, grossi dipinti tondi installati a pavimento – per un totale di circa 40 opere che raccontano magistralmente il percorso umano e artistico di Emilio Vedova.