Italo Lupi (Cagliari 1934) è morto a 89 anni a Milano nella sua casa spegnendosi nel sonno e lasciandoci in silenzio con quel suo elegante e gentile atteggiamento understated che lo caratterizzava.
La sua densa e molteplice opera grafica ha definito nuove modalità di comunicazione senza celare una sensibilità architettonica sempre presente.
Il percorso professionale di Italo Lupi si sviluppa a Milano, città che amava insieme alla sua Londra, e che lo vede completare gli studi presso la Facoltà di Architettura al Politecnico nel 1959, per diventare assistente di Pier Giacomo Castiglioni, uno degli indiscussi maestri del design italiano, fratello maggiore di Achille.
Dai primi passi come docente Lupi svilupperà nel tempo un’attività ininterrotta incentrata sulla progettazione espositiva ed editoriale in senso lato.
Da consulente d’immagine per la Rinascente degli anni 60’ (con Max Huber e Gloria Lamm) all’impegno con il Compasso d’Oro dell’ADI dove progettò con l’amico Mario Bellini la mostra per la VI edizione (1960).
Il legame con l’Associazione per il Disegno Industriale non si è mai interrotto, non solo per avere ricevuto tra i tanti premi meritati, tre Compassi d’Oro (1998 per la rivista culturale IF; 2008 per Look of The City, allestimento urbano a Torino, per Olimpiadi invernali con Migliore & Servetto; 2014 premio alla carriera), sino a firmare il nuovo logo e la grafica dell’ADI Museum Compasso d’Oro di recente apertura.
Dalla progettazione della pagina di un libro o di una rivista al disegno di una copertina; dall’idea di un allestimento museale temporaneo o permanente a quello di uno spazio urbano, Italo Lupi sapeva governare le diverse scale con grande maestria, frutto di una cultura architettonica vasta e aperta a contaminazioni e a sinergie, anche se lui si definiva come un progettista “soprattutto grafico”.
Molte le riviste che hanno conosciuto il suo segno, e tra quelle di architettura Zodiac (fondata da Adriano Olivetti) nel 1970-73; Domus per cui lavorò in qualità di caporedattore affiancando Mario Bellini dal 1986 al 1992; ma è certamente con Abitare che Italo strinse un legame profondo collaborandovi dal 1974 al 1986 e prendendone poi le redini come direttore dal 1992 al 2007.
Qui Lupi approfondisce il tema della casa in relazione al progetto degli interni, al disegno degli oggetti, ma anche rispetto al legame con il paesaggio e la città.
Con la sua coesa e attenta redazione, di cui facevano parte tra gli altri Marco Romanelli e Beppe Finessi, Lupi svilupperà, anche con la collaborazione di Fulvio Irace, una lettura trasversale dei fatti urbani, soprattutto nei memorabili numeri del mese di maggio dedicati alle città del mondo, dove varie discipline di riferimento delineavano in modo antesignano una sinergia di lettura infradisciplinare, in grado di definire un fertile flusso documentario e critico a cui oggi non possiamo rinunciare.
Insieme ad ADI Lupi affianca la collaborazione con Triennale di cui ricordiamo oltre a tante mostre il famoso logo rosso grafico-architettonico con una “T” che sorregge il fronte stilizzato dell’ingresso.
Con lui abbiamo costruito l’ADI Museum e nelle caotiche giornate di allestimento, nel mezzo di futili tensioni e nei tempi che ci scappavano e che rincorrevamo insieme, apprezzavamo i suoi modi, le sue richieste di sfumature di colori per raggiungere la soluzione finale, i suggerimenti e soprattutto la sua grande gentilezza.
Un giorno, celando un leggero imbarazzo mi chiese se potessi mandargli una foto di mio padre Gio Vercelloni, dicendomi che erano stati grandi amici e che avrebbe voluto avere un suo ritratto.
Perché per Italo l’amicizia era un valore, la base per lavorare insieme.