Il White Paper DesignTech for Future – consultabile sul sito www.thedesign.tech/it – raccoglie i contributi di tutti gli studi di progettazione coinvolti per proporre pensieri, idee, prospettive ma soprattutto soluzioni operative in 13 ambiti diversi.
Tre le chiavi comuni, relativamente all’approccio che il design dovrà assumere, al di là delle esigenze specifiche di ogni disciplina, emergono sostenibilità, tecnologia, flessibilità.
Emerge in primis come “gli edifici e gli spazi urbani non saranno per sempre” per cui, secondo gli esperti, va riprogettato il loro ciclo di vita, considerando la scelta di materiali nel rispetto dell’ambiente e in relazione a un loro possibile riuso, spingendo quindi sulla necessità di optare per componenti da assemblare, come si fa nel mondo automobilistico o aeronautico. Riusare le componenti, ma anche gli stessi edifici, imparando a riconvertire. Imprescindibile il tema dell’ambiente, dell’ecologia, “della progettazione sostenibile e biofilica”. Non secondario anche il benessere legato alla fruibilità degli spazi aperti per fare delle abitazioni degli “ecosistemi aperti”.
Qualsiasi sia la tipologia, “la grande sfida delle rigenerazioni urbane sarà coniugare il bisogno di densità, di efficienza, con la necessità di creare spazi e ambienti sicuri dal punto di vista sanitario”. In generale, il concetto di cura evolverà in quello del prendersi cura, ponendo attenzione a tutti quei parametri che influiscono sul benessere delle persone: qualità dell’aria e dell’acqua, comfort termico, luminoso e acustico, alimentazione.
Circa il tema della salute, si rilancia l’idea del design su ampia scala, che entri nelle case delle persone: un nuovo modello di sanità diffuso e territoriale. Digitalizzazione, automazione, IT - Information Technology, medicina personalizzata e telemedicina supporteranno l’ospedale del futuro e lo collegheranno alle persone nel loro luogo di lavoro o residenza. Indipendentemente dalla scala del progetto “occorre continuare a pensare in chiave di economia circolare”. Nel mondo del food nello specifico: passione, determinazione e preparazione sono le parole chiave per cavalcare l’opportunità ed essere il protagonista di una valida ristrutturazione.
Design, tecnologia, ma anche cultura manageriale, per attuare la quale servono anche le necessarie dotazioni tecnologiche. Ma questo aspetto, secondo più esperti, è forse l’anello debole italiano, soprattutto nella disomogeneità di connessione del territorio. Si confida pertanto che questo periodo possa imprimere una forte spinta in tal senso. Per queste infrastrutture, come per le strutture sanitarie, si segnala la necessità di interventi urgenti.
Lavoro, tempo libero, acquisto e sport subiranno un profondo cambiamento di sostanza e forma anche a pandemia superata, da qui nasce l’idea di lavorare sul concetto di esperienza, si ipotizza, per esempio, lo shopping su appuntamento. In generale l’integrazione tra e-commerce e negozi fisici sarà fondamentale. Inoltre “gli alberghi prenderanno senz’altro ispirazione dal settore extra lusso, con una particolare attenzione alla privacy e allo spazio dedicato ad ogni ospite”.
In generale “si dovranno anticipare desideri e preoccupazioni” e per questo sarà indispensabile il dialogo tra committenza e designer, questi ultimi chiamati a trovare soluzioni innovative per risolvere problemi pratici, ridefinendo estetiche, rispondendo a normative, suggerendo proposte di qualità e sistemi di gestione.
Città, mobilità e spazi pubblici. Dalla task force emerge la linea condivisa che questa occasione vada sfruttata al meglio per portare avanti dei cambiamenti sistemici che possono consentire di affrontare la sfida del cambiamento climatico. Considerando invece il tema degli spazi pubblici è evidente che passata la crisi, il concetto di smart-city non sarà più sufficiente, il passo ulteriore da compiere è verso la safe city: si guarda a modelli di città dove la tecnologia dialoga con la necessità di sicurezza e di controllo degli spazi, per ripristinare un senso di tranquillità nelle persone.