Un incontro non casuale, a New York, tra Jay-Z, star di fama mondiale, e Jeffrey Beers, architetto attento ai dettagli del vivere contemporaneo

Il rapper e produttore musicale Jay-Z ha chiesto all'architetto Jeffrey Beers di allestire i suoi nuovi uffici a Chelsea, New York. Marito della cantante Beyoncè, vincitore di 22 Grammy Awards e magnate di fama globale, Shawn Corey Carter (questo il nome dell'artista) ha scelto per la sede della sua società di intrattenimento, la Roc Nation a New York, di affidare il progetto a Jeffrey Beers International.

Roc Nation è ormai un brand: dai suoi uffici di New York, Londra e Los Angeles, la casa di produzione si occupa della gesione di nuovi talenti, artisti come Alicia Keys e Meek Mill e personaggi dello sport, fino ad arrivare all'abbigliamento e allo champagne. “Speriamo di influenzare ciò che sta succedendo", racconta Desiree Perez, ceo e co-founder di Roc Nation, che lavora con Jay-Z dal 1996, quando l'artista la chiamò per esibirsi in un club che stava gestendo.

Nel processo di crescita si inserisce la scelta di ampliare gli uffici e spostarsi in spazi maggiori, ma soprattutto di affidare l'incarico a un architetto come Beers, conisciuto nel settore dell'hospitality, con clienti come Four Seasons Hotels, The Ritz-Carlton Hotel Company e Jean-Georges Vongerichten. Ed è proprio l'esperienza di Beers che è stata richiesta per gesire gli oltre 2700 metri quadrati su quattro piani, con altri quasi mille metri quadrati all'aperto per il quartier generale di Roc Nation.

Spiega Beers: "Questo è un edificio straordinario dalle ossa incredibili", riferendosi al blocco di nove piani certificato Leed Silver che Morris Adjmi Architects ha completato nel 2018. "Ho immaginato una vera atmosfera del centro di New York, ma anche calda e residenziale." Per non parlare del mood da galleria d'arte contemporanea, dal momento che Jay Z possiede una collezione d'arte di livello internazionale, con pezzi di Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Roy Nachum e Mickalene Thomas, tutti esposti al Roc Nation.

La tavolozza di materiali usati dall'architetto è quella tipica del modernismo americano, ossia cemento lucidato, legno e vetro. Gli spazi di lavoro, pur pensati precedentemente alla fase pandemica, sono spazi “safe”, uffici privati con una superficie minima di 12 metri quadri. “Per il momento che stiamo vivendo, è stata una buona scelta”, afferma Beers. “ Per quel che riguarda i divisori ho individuato un sistema di vetrine italiane in acciaio anodizzato nero con vetri a filo, che riecheggia la facciata dell'edificio di finestre a ghigliottina in una griglia di alluminio nero”. Gli arredi della metà del secolo scorso sono panche di George Nelson, sedie di Eero Saarinen e scrivanie Antenna.

La sala conferenze principale è "impressionante ed è proprio quello che Desiree voleva", osserva Beers. Una parete di finestre con vista sul fiume Hudson e un'altra rivestito in legno di palissandro fiancheggiano quello che è davvero un tavolo di tendenza: una distesa di marmo Nero Marquina lunga 12 metri che può ospitare 30 persone.

Il tetto è una autentica piazza pavimentata in cemento e erba artificiale, popolata da panchine e tavoli in teak. Da un lato il grande logo Paper Planes, oversize e in metallo verniciato, e dall'altro lo spettacolare paesaggio urbano di Hudson Yards, dell'Empire State Building e del Chrysler Building che ricordano e mantengono la grinta e il glamour di New York. Let's Roc Again! (Carlo Biasia)