Nel centro di Milano, un appartamento con piano-terrazzo ricerca la percezione di una sintesi unitaria molto efficace in soluzioni non convenzionali, declinate con forme, materiali e colori differenti

Un architetto può fare magie, quando il suo progetto riesce ad assecondare l’attitudine di chi vive uno spazio, comprendendone subito le potenzialità. La giovane coppia, colta e raffinata, attiva nel mondo dei numeri, che si è affidata a Davide Fabio Colaci per costruire il teatro della propria esistenza, un appartamento di dimensioni contenute nel centro di Milano, con il plus di un piano a terrazzo in copertura, si è fidata. “Stavamo già ragionando insieme sul progetto dell’unità accanto, su cui ci eravamo focalizzati, e in corsa è cambiato tutto, anche la scelta d’acquisto”, spiegano i proprietari. Sono state convincenti le motivazioni alle soluzioni proposte dal docente di Architettura degli interni al Politecnico di Milano, che esplora la composizione con modalità mai banali. Gli hanno lasciato carta bianca, indicando soltanto il desiderio di poter ritrovare negli ambienti di casa un grande ordine e al contempo una grande libertà di fruizione nelle occasioni di feste e ricevimenti. Il che, tradotto sul piano operativo, ha significato prevedere molti elementi di contenimento e riorchestrare con equilibri nuovi un impianto distributivo tradizionale d’antan, formato da corridoio centrale e stanze sui lati.


Davide Fabio Colaci
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Davide Fabio Colaci guida un laboratorio che ha l’obiettivo d’interpretare l’habitat contemporaneo attraverso il progetto: non una strategia prevalente ma la necessità di trasformare ogni progetto in un’opportunità per una nuova ricerca critica sui fenomeni del cambiamento, esplorando le relazioni tra oggetti, spazio, vita e territorio. Lo studio compie una ricerca orizzontale tra teoria e pratica, indagando lo scenario mobile che attraversa e si sovrappone all’architettura costruita determinando nuove qualità ambientali. Lo studio si occupa di progettazione e ristrutturazione di spazi domestici, locali commerciali e uffici in Italia e all’estero, con una specifica esperienza nella ristorazione di alto livello e nell’allestimento, dallo stand fieristico, all’opera d’arte e all’evento. Lo studio è strutturato in due aree di ricerca: living e allestimento, guidate da Margherita Sanfelici e Paola Maria Ostellino.

Detto, fatto. Accogliendo la complessità come dimensione del progetto senza cadere nell’escamotage del togliere e sfrondare tutto per raggiungere il risultato di una leggerezza spaziale talvolta anonima – “gli interni troppo asettici e rigidi spesso sono più violenti del kitsch”, riflette Colaci – l’architetto ha agito con una serie di dispositivi non convenzionali che concorrono insieme, nella loro differenziazione, alla percezione di una sintesi estremamente efficace, appena varcata la porta d’ingresso. “Del living, molto luminoso grazie a una partitura di alte finestre sul lato interno del cortile, abbiamo mantenuto solo il pilastro circolare grezzo in cemento a vista, come radice del preesistente, lavorando con una serie di elementi centrali, arredi a misura o pezzi iconici della storia del design e contemporanei, che scandiscono l’apertura dello spazio costruendone le nuove relazioni”, spiega.

“Linee molto pulite e rigorose, scaldate con una materia forte ma primaria, quasi povera in sé, sui toni del verde petrolio e del rosa cipria, che raccolgono i contrasti tra riflessi e trasparenze, luce bianca e colori densi, texture morbide e forme stereometriche, esaltando il senso di fluidità e connessione visiva tra le isole”. Così la zona d’ingresso è stata reinterpretata con un mobile svuotatasche e un armadio con ante specchiate e luci integrate, su disegno. Una nuova scala monolitica in terra cruda che non ‘tocca’ il soffitto collega i due livelli dell’appartamento, integrando dietro una porta rivestita in tessuto, dalla forma molliniana, un piccolo armadio-guardaroba. Un gradino in pietra ne segna la partenza e uno in metallo lo sbarco, mentre, ancorato al muro, il corrimano metallico curvo, realizzato da Mingardo, protegge il transito ma permette alla luce del terrazzo in copertura di incidere sul soggiorno, con la preziosità di una lavorazione artigianale che connota altre presenze del paesaggio domestico.

Linee molto pulite e rigorose, scaldate con una materia forte ma primaria, quasi povera in sé, sui toni del verde petrolio e del rosa cipria, che raccolgono i contrasti tra riflessi e trasparenze, luce bianca e colori densi, texture morbide e forme stereometriche."

Come la pregevole libreria passante in Viroc, truciolare in pasta cementizia, che costituisce il fulcro di distribuzione degli ambienti: un recinto di forma circolare che si contrappone alla matericità piena dei legni del pavimento e del piano del grande tavolo rotondo del living. Una doppia quinta di partizione a tutta altezza segna poi con due soglie profonde i passaggi aperti dal soggiorno alla cucina, assecondando il ritmo del prospetto delle finestre e restituendo altri campi visivi. Da una parte c’è un mobile di contenimento (anche per l’impianto di condizionamento), con ante in laminato metallico effetto bronzato nobilitate da dettagli in rovere (le maniglie) che richiamano il parquet di Fiemme posato a campiture. Una superficie che assume un riflesso quasi rosato con le luci del tramonto, accogliendo su una pannellatura fissa la licenza poetica di una lampada orientabile sul grande tavolo in legno.

Sul lato della cucina la quinta diventa invece una parete attrezzata laccata verde petrolio che accorpa frigoriferi, elementi di servizio e un’isola a sbalzo in granito nero come il tavolo che dialoga con una finestra a specchio e un elemento formale di memoria sottsassiana. “Mangiare contro il muro non è mai bello”, afferma il progettista, “allora anche uno specchio con una struttura in giallo limone desaturato può fare una piccola magia, idealmente proietta altrove e apre subito a relazioni inattese”. La parete opposta, libera da pensili (la cappa è nascosta nel controsoffitto), restituisce così il carattere forte di un piano di granito nero assoluto con profondità maggiore rispetto a una cucina tradizionale.

Del living, molto luminoso grazie a una partitura di alte finestre sul lato interno del cortile, abbiamo mantenuto solo il pilastro circolare grezzo in cemento a vista, come radice del preesistente, lavorando con una serie di elementi centrali."

Diversamente, per il bagno padronale la ricerca materica del progettista ha privilegiato legno e Ceppo di Gré che rivestono in modo caratterizzante l’ambiente, segnato da una grande doccia e uno specchio di contenimento continuo sopra i lavabi. Nel bagno riservato agli ospiti, è invece una soluzione circolare di tende a soffietto, quelle molto amate da Gio Ponti, un’altra piccola citazione colta, a svolgere un compito importante: disimpegnano la zona antibagno da quella dei servizi sulla sinistra e della lavanderia sulla destra.

Al piano superiore si sviluppa l’inaspettato terrazzo belvedere, il gioiello della casa. Qui elementi fissi su disegno accolgono una perimetratura verde, studiata con il paesaggista Dario Valenti, mentre le zone conversazione, pranzo e il solarium configurano altre stanze all’aperto, rese fluide da un’unitaria pavimentazione in teak, lasciando agli occhi il privilegio di spaziare su tutta la città.

Progetto di Davide Fabio Colaci con Margherita Sanfelici - Stylist Alessandra Chiarelli - Foto di Andrea Martiradonna