Se si pensa poi ai danni ambientali generati dagli allevamenti dei grandi animali, perché non provare a ricavare dal letame nuovi materiali? E con metodi produttivi a bassa energia. È il caso di Manureality, un composto che ricorda il cartone, ricavato per l’80% da letame di cavallo, gesso, acqua e colla solubile, con proprietà simili al truciolato o all’mdf. È stato sviluppato da Martijn Straatman studiando le antiche tecniche di costruzione in Africa, Sud America e Asia, che utilizzano letame e fibre. Deriva da scarto animale anche Scalite, un materiale composto al 100% da squame di pesce, sottoprodotto abbondante e riciclabile dell’industria ittica. Realizzato dalla francese Scale in lastre rigide, non contiene additivi chimici né voc (composti organici volatili) e ha proprietà meccaniche simili a quelle dell’mdf e del calcestruzzo. Non più solo prototipi, le alghe trovano un’applicazione stabile nelle piastrelle di Ecolurian Design Team. Due le versioni: Pure, senza rivestimento per assorbire l’umidità dagli ambienti interni; Advanced, trattata per resistere all’acqua e all’umidità.
Gli esempi sono davvero molteplici. Directory internazionali aiutano a districarsi nella pletora dei materiali reclaimed per l’architettura. Solo per citarne alcune: la piattaforma sui materiali innovativi Material District, specializzata soprattutto nella produzione olandese; Circular Flooring, che mette insieme aziende europee al fine di promuovere un processo di riciclaggio circolare per i rivestimenti e i pavimenti in pvc post-consumo; la società italiana di consulenza Materially, che aiuta le imprese e le istituzioni nello sviluppo e nella diffusione dell’innovazione sostenibile a partire dai materiali.