Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. La mostra antologica che il parigino Musée des Arts Décoratifs (dal 19 ottobre 2018 al 5 maggio 2019) dedica al maestro del design italiano racconta il suo entusiasmo nel progettare a diverse scale
Ha trentadue anni Gio Ponti quando nel 1923 viene nominato direttore artistico della Richard Ginori. Ha da poco aperto il proprio studio, dopo la laurea al Politecnico di Milano, e sta lavorando al progetto della casa di via Randaccio a Milano, la sua prima architettura e anche la prima delle quattro case da lui progettate e abitate: quasi un piccolo monumento palladiano. Da qui parte una straordinaria attività che lo colloca tra i protagonisti del Novecento, non solo italiano. Ponti può essere semplicemente definito come “artista e promotore delle arti”.
Oggi Parigi celebra il maestro con una grande antologica al Musée des Arts Décoratifs di Rue de Rivoli: Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer, dal 19 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019, curata da Olivier Gabet, direttore del Museo, Dominique Forest, curatrice del dipartimento Contemporary & Modern, Sophie Bouilhet-Dumas e Salvatore Licitra, direttore dei Gio Ponti Archives.
La mostra ne copre l’intera carriera, dal 1921 al 1978 attraverso oltre 500 pezzi, alcuni esposti per la prima volta: architetture, arredi, ceramiche, lampade, vetri, riviste, in un allestimento firmato da Wilmotte & Associés, con il progetto grafico di Italo Lupi per la segnaletica e con l’agenzia Betc che si è occupata della grafica dei documenti di comunicazione.
A sostenere l’esposizione, la prima in Francia sull’opera di Ponti, è Molteni&C, azienda parte del Gruppo Molteni (insieme a Dada, Unifor e Citterio), a conferma del percorso di riscoperta e riedizione degli arredi firmati dall’architetto milanese iniziato nel 2010 come contributo alla valorizzazione del design italiano nel panorama internazionale.
Inoltre, Molteni&C non partecipa solo come mecenate, ma contribuisce all’esposizione, prestando al Musée des Arts Décoratifs alcuni arredi originali, oggi parte della collezione del Molteni Museum. (Danilo Premoli)