No alla pastasciutta, “assurda religione gastronomica italiana”, no a forchette e coltelli, sì a vitamine, centrifughe, macchine per emulsionare ed estrarre succhi.

Parola di Filippo Tommaso Marinetti, autore, insieme al pittore Fillia (alias Luigi Colombo), de La cucina futurista, singolare manifesto gastronomico pubblicato nel 1932.

 

La loro tavola anticonformista ha ispirato le opere – plurali e coloratissime – di 22 illustratori da tutto il mondo.

L’esposizione, intitolata “Pranzo improvvisato”, raccoglie le opere di artisti internazionali: ognuno di loro ha interpretato liberamente una ricetta tratta dal manuale, realizzando un’illustrazione a colori proposta in mostra in formato stampa e realizzata con i caratteri mobili dell’archivio della Tipografia Fratelli Bonvini di Milano.

 

Un’operazione interessante, perché ogni piatto, per Marinetti e Fillia, era da intendere come un’opera d’arte: fondamentali per la cucina futurista erano infatti le esperienze sensoriali, la capacità di eccitare la fantasia “prima di tentare le labbra”.