A Forte dei Marmi un’architettura degli anni Sessanta trova un respiro contemporaneo che alleggerisce i volumi

Una villa degli anni Sessanta, tipologia tipica a Forte dei Marmi. Una struttura razionale, solida, che non lascia spazio a voli pindarici. Intorno, i grandi pini marittimi che rendono così riconoscibile la Versilia. Presenze sempre amichevoli, che danno ombra e profumano l’aria. Andava di moda così, e non è poco, anche se l’architettura italiana del dopoguerra, benché bellissima, non ha una cifra costante e un segno preciso. Le parti più caratteristiche sono i volumi geometrici, le grandi aperture fra interno ed esterno, la misura equilibrata delle altezze. E l’attenzione per le superfici, raramente scontate. Massimo Iosa Ghini è l’architetto a cui è stata affidata la ristrutturazione di tutta la casa: la villa si articola su una superficie di circa 450 metri quadrati con un portico esterno di 90, oltre a un terrazzo coperto di 60 metri quadrati.

Il suo lavoro si è concentrato nel trovare un senso nuovo al giardino che circonda la proprietà e nel razionalizzare i volumi interni in modo che gli spazi si aprissero su ambienti spaziosi e luminosi, al contrario di quanto accadeva nella planimetria originale. “All’epoca”, spiega Iosa Ghini, “si usava tenere separate le diverse funzioni dell’abitare. La zona pranzo originariamente era divisa dal soggiorno, quindi ho deciso di riorganizzare la pianta del piano terra perché gli spazi potessero diventare più abitabili e razionali”. La struttura è stata sostanzialmente rispettata, ma l’edificio aveva bisogno di accedere a funzionalità più contemporanee. Gli interventi, a parte quelli più visibili del piano terra, riguardano soprattutto la tecnologia impiantistica e la sostenibilità di forniture e servizi. “Gli infissi sono stati cambiati per alleggerire l’insieme e per una maggiore efficienza energetica”, continua l’architetto bolognese.

“E abbiamo aggiunto dei pannelli solari in modo che buona parte della casa e la piscina esterna siano alimentate da energia solare termica e fotovoltaica. Un atteggiamento e un’attenzione mai scontate”. L’ispirazione della zona giorno, con le grandi aperture verso l’esterno che mettono in relazione casa e giardino, fa pensare agli ambienti rarefatti di Casa Malaparte a Capri. “È stato soprattutto un lavoro di pulizia che ha portato leggerezza e ha risposto ai desideri dei proprietari. Ho pensato al progetto di Adalberto Libera, un’altra casa progettata per il Mar Tirreno, e ho trovato spunto per i volumi passanti del camino, che mi hanno permesso di sfruttare il pilastro portante e sottolineare la relazione visiva tra i diversi spazi”. Non è facile vedere in questo progetto così misurato la vena avanguardista di Iosa Ghini. E sono rari i segni che certificano il suo passaggio anche nell’interior design.

“All’inizio della carriera era per me molto importante avere una presenza stilistica riconoscibile, citare il mio lavoro nelle scelte degli arredi e usare codici che portassero dichiaratamente la mia firma. Adesso sono più curioso del lavoro degli altri e mi piace scegliere pezzi non necessariamente firmati da me. Una volta terminato l'intervento aggiungo al massimo un paio di oggetti. Le uniche cose mie sono la lampada Cannettata disegnata per De Majo e le lampade Leva di Leucos. Un progetto secondo me straordinario, in legno di faggio con spessori sottilissimi”. La casa si risolve poi con la cucina del piano terreno e un’ulteriore zona pranzo per l’uso di tutti i giorni, ricavata in una nicchia caratterizzata da una carta da parati floreale, dal tavolo Tulip di Eero Saarinen e dalle Eames Plastic Chairs prodotte da Vitra. La scala che porta al secondo piano, originariamente schermata, è stata alleggerita per mezzo di una balaustra in cristallo. Una strategia utilizzata anche per i balconi esterni, che ha portato in rilievo la bellezza geometrica della facciata togliendo un elemento di pesantezza e chiusura.

Il progetto del giardino, quasi un hortus conclusus, è importante quanto quello degli interni. Abbiamo aggiunto una piscina, gli spogliatoi annessi, ridefinito e rinforzato i perimetri piantumando, e non abbiamo toccato la vegetazione preesistente”. È una casa di vacanza e, come spiega Iosa Ghini, gli elementi di servizio, che si danno per scontati in un progetto architettonico, sono affiancati da elementi espressivi che nascono da un dialogo fra i desideri dei proprietari e il progettista. La relazione aperta, dichiarata, fra interno ed esterno, è supportata da un giardino in cui nulla è stato lasciato al caso.

Al piano terra, oltre alla zona living, tre camere da letto per gli ospiti e altrettanti bagni più un piccolo alloggio indipendente per il personale di servizio compongono la zona notte. Il piano superiore è destinato agli spazi privati della famiglia, con la camera dei ragazzi e la stanza padronale anch’essa aperta su una terrazza esterna coperta con palestra. Nelle camere dei ragazzi l’interior design oscilla fra semplicità funzionale ed elementi decorativi ironici, come la carta da parati naïf e la lampada JJ Big di Leucos. Infine, nel seminterrato, uno spazio dedicato ai vini. “Una richiesta dei padroni di casa, appassionati e grandi conoscitori, per un ambiente che 'racconta' le bottiglie presenti e accoglie gli ospiti per le degustazioni”.

Progetto di Iosa Ghini Associati - Team di progetto Massimo Iosa Ghini, Giulio Gobbi - Foto di Pietro Savorelli