L’architetto Carmine Abate ha rivestito con 20.000 mattonelle 10x10cm lo store di moda Blessing di Castellammare di Stabia (NA). L’effetto ottico è un tributo in formato maxi

Portare un ordine ‘razionale’ in uno spazio per esaltarne la creatività libera. Sembra un ossimoro eppure è l’effetto che ha ottenuto Carmine Abate con l’interior design dello store di moda Blessing a Castellammare di Stabia (NA).

Qui, infatti, il giovane architetto campano ha inserito una serie di arredi iconici (come la Superleggera di Gio’ Ponti e la Chiara di Mario Bellini) in uno spazio ricoperto in tutte le sue parti da un rivestimento a parete ispirato all’iconica Quaderna di Superstudio per Zanotta, realizzato con circa 20.000 mattonelle color ghiaccio di 10x10cm l’una.

Perché si è ispirato a Quaderna?

Le mie ispirazioni sono variegate, eclettiche, spesso in evidente contrasto tra loro. Eppure, è proprio tra le maglie degli accostamenti apparentemente arditi e caotici che inizia il mio lavoro. Ho disegnato ordine lì dove altri vedono solo caos, ho tentato di far convivere le differenze esaltandole e di creare armonia nell’eclettismo.

Ho sempre apprezzato gli anni Settanta così quando sono stato chiamato a realizzare il concept store Blessing ho pensato al tavolo simbolo di quegli anni, Quaderna, e ho provato a costruire uno schema regolare per il mio mondo interiore e progettuale. L’utopia di Superstudio è stata il suggerimento per aumentare ancora di più il tiro, così il reticolo si è allargato fino a coprire pareti, soffitto e pavimento.

Pensa che le creazioni del design radicale abbiano ancora oggi un certo impatto? A giudicare dal suo lavoro è iper contemporaneo (e a prova di social)

Come detto Quaderna è stato il punto di partenza, ma la vera novità è stata l’applicare un modulo a un intero volume. Sicuramente il risultato è stato di forte impatto e a prova di social come dimostrano i risultati: lo spazio viene molto fotografato e pubblicato. È stato vincitore della menzione al concorso del Cersaie 'La ceramica e il progetto' e menzionato al Covering di Las Vegas. Quindi direi definitivamente di sì.

Libertà e rigore: un ossimoro ben contratto in Quaderna. Si sente di aver dato più voce a uno o all’altro?

Sono certo di aver dato voce a entrambi. Libertà senza rigore è libero arbitrio, un concetto diverso. Bisogna conoscere bene le regole per trasgredirle. Prova a montare una mattonella senza mai tagliarne una, a pavimento, a parete e a soffitto. C’è stato uno studio preciso per la posa, con dei lavori preliminari di contropareti, con un controsoffitto ben rinforzato per il peso.

Un tronco su una maglia regolare è una decisione netta. Significa: ora voglio un tronco. Quel tronco e non un’altra cosa. Non voglio più regole, ma voglio la trasgressione. I Superstudio conoscevano bene gli anni Sessanta, il modo borghese di fare architettura e design che li aveva preceduti.

Ma perché dare rigore alla libertà creativa? Non si rischia di ridurne l’esplosività?

Il contrasto tra le due è forte ma complementare. Se osserviamo la cassa: la zoccolatura in acciaio ludico rende le fughe infinite. Il blocco in radica sembra galleggiare. Idem gli specchi. Creano un effetto mise en abyme.

Ma attraverso di essi il reticolo continua e crea prospettive da ‘prima era informatica’. Diventa la quinta perfetta per leggere i restanti arredi, sofisticati, a volte colti altre solo appariscenti. Senza scordarci del prodotto: lo stiamo rendendo riconoscibile.

Quali logiche ha seguito per la progettazione dello store?

La logica è stata quella di creare una sorta di bunker ordinato e regolare, interamente rivestito da piastrelle 10x10 cm color bianco ghiaccio con una fuga di 5 mm, che funge da contenitore armonizzatore per le ‘eccezioni’ che contraddistinguono il mio stile.

A interrompere la regolarità perfetta del reticolo geometrico subentrano, infatti, materiali caldi e dalla struttura irregolare, come la radica di noce o i tronchi d’albero, ed elementi d’arredo originali che si staccano dal fondo bianco e diventano presenze caratterizzanti.

Come il mobile per il registratore di cassa in radica di noce, che sembra fluttuare per effetto della zoccolatura perimetrale riflettente. Oppure per le nicchie rivestite in rosso Cartier, le pedane in velluto, i tronchi di legno su base dorata e i cilindri in acciaio.

Quanto ha pesato l’instagrammabilità del progetto sulla sua scelta?

La scuola del design radicale degli anni ‘70 insegna: mai progettare quanto gli altri si aspettano. Ero consapevole che sarebbe uscita fuori un’immagine dal forte impatto. Sono molto fortunato, perché ho committenti che mi lasciano libero.

Forse loro più di me hanno accettato di buon grado il progetto, consapevoli dell’instagrammabilità del format. Libero al punto che ho potuto lasciare una firma attraverso un mio motto: la frase 'Forever More', titolo di un brano della cantante Roisin Murphy, ai cui show mi ispiro spesso.