A Taichung, nell’isola di Taiwan, una torre residenziale si distacca dall’eclettica sequenza degli edifici che compongono l’immagine urbana. Un’architettura dove la qualità dell’interior design assume un rilievo fondamentale e definisce una nuova idea di lusso contemporaneo: il Treasure Garden

“Note per una fenomenologia o fisiologia del vero profondo autentico kitsch? Altro, qui, che gli sventramenti urbani di Parigi e Roma nell’Otto-Novecento; o le demolizioni delle mura antiche a Milano e Firenze. Le centinaia di mostri edilizi colossali che hanno massacrato la città storica di Pechino imponendo una disparità umiliante fra lo spaventoso grattacielo e il tugurio degradato suscitano soprattutto le curiosità dell’angoscia.

Come è possibile che menti umane addestrate sappiano inventare dal nulla forme visive così atroci, e con ingressi e interni a strutture così aggrovigliate e cincischiate, nella loro sfacciataggine, da produrre immagini di mille pasticciati compromessi, casinari e poco pratici? Ci saranno stati, ovviamente, disegni e progetti. Sembra impossibile che ci fosse un pensiero”.


°
Lo studio Antonio Citterio Patricia Viel condivide il desiderio di stimolare un modo nuovo e diverso di vivere lo spazio, oltre la struttura. Un'arte di vivere, con una prospettiva micro e macro unica. Un'architettura che evoca emozioni, stimola il pensiero, riflette le qualità della vita. Architettura che dialoga con il contesto e coinvolge le persone. Presente con un progetto nella collezione di design contemporaneo di ogni importante museo, Antonio Citterio è un progettista che ha sempre lavorato per l'innovazione nel design e nell'architettura. La sua sensibilità ambientale mette la forma al servizio della funzione, elevando entrambi. Intuizione, leadership e sensibilità, portano Patricia Viel in prima linea in un ambito progettuale dal ritmo incalzante. Lavorando a stretto contatto con il team, Patricia Viel evoca emozioni con ogni progetto e le traduce in soluzioni di design narrativo.

Con questa accusa rivolta agli esiti della gigantesca crescita edilizia cinese, Alberto Arbasino, sagace e tagliente osservatore della contemporaneità, iniziava una sua corrispondenza da Pechino alla fine degli anni Novanta. Il percorso della crescita edilizia cinese, e dei “mostri” di cui racconta Arbasino, non è lo stesso di Taiwan, ma una sorta di sfrenato eclettismo e di prodotti edilizi pensati per superare le ‘prestazioni’ figurative e di apparente opulenza della torre residenziale appena finita, in una rincorsa senza fine di chi ‘può fare di più’, è in parte riconoscibile anche nelle grandi città taiwanesi, come nella capitale Taipei e a Taichung, città industriale sulla costa ovest dell’isola.

Qui non deve essere stato facile per Antonio Citterio e Patricia Viel misurarsi con un contesto composto da edifici a torre di diversa altezza, declinati per figure che dall’anonimo modernismo frutto della globalizzazione si spingono sino a soluzioni scandite da coronamenti art déco o conclusioni segnate da cupole classicheggianti, senza dimenticare la stagione del curtain wall declinata in chiave orientale. In un paesaggio urbano così caratterizzato, la presenza del parco lineare pubblico prospiciente al lotto d’intervento è stata la chiave per impostare l’idea di un esclusivo edificio residenziale rivolto verso la natura, assunta come “scena urbana di riferimento” (Patricia Viel).

Così l’edificio a torre si compone di tre lame di pietra svettanti verso il cielo per centosessanta metri, lavorate secondo una trama romboidale “omaggio alla tradizione milanese dei grandi architetti”, come afferma Antonio Citterio. Gio Ponti, Piero Portaluppi e Luigi Caccia Dominioni (che si definiva un “piantista” per l’attenzione rivolta al disegno del funzionamento interno di ogni suo edificio) erano architetti “che concepivano gli interni come parte integrante dell’edifico: un’abitudine andata persa nel tempo” (Citterio).

Così se il Treasure Garden taiwanese nasce dal motivo romboidale del disegno dei setti di facciata, chiamati quasi a proteggere gli spazi interni dagli edifici che insistono ai suoi lati, la texture dell’esterno diventa il riferimento per la definizione dell’immagine degli interni, che diventano i protagonisti sostanziali dell’intero progetto.

Dalla hall del piano terreno, una sorta di piazza coperta permeabile alla natura chiamata a definirne gli sfondi (il parco pubblico lineare prospiciente e il piccolo giardino costruito alle sue spalle), ai luoghi collettivi (Club Lounge, SPA, piscina e ristoranti), alle singole unità abitative pensate come ville sovrapposte, emerge un’attenzione alla definizione degli interni spinta a dichiararne in ogni momento l’aspetto qualitativo che non conosce cadute. Una qualità scandita da spazi compiuti, attentamente calibrati, da materiali e colori, dall’uso della luce naturale catturata dalle ampie porzioni vetrate che si alternano alla pietra, ma anche da quella artificiale e dagli apparecchi illuminanti su disegno.

Una qualità dove anche la selezione degli arredi, su disegno e in produzione, concorre alla definizione di un itinerario compositivo in cui il progetto di architettura è strettamente connesso e generato da un’idea dei suoi interni e da una regia, quasi una sceneggiatura, nell’immaginarne l’uso e i percorsi. Come ad esempio la serialità data dalla sequenza entrata dalla strada / salita verso la propria casa / ingresso, percezione e uso dello spazio privato.

L’edificio a torre si compone di tre lame di pietra svettanti verso il cielo per centosessanta metri, lavorate secondo una trama romboidale omaggio alla tradizione milanese dei grandi architetti."

Un oscillare tra spazio ‘pubblico’ e necessaria privacy in cui alto rimane il livello di cura e definizione. Si ritrova anche in questo progetto taiwanese quel concetto di ‘total design’, che lo studio milanese di Antonio Citterio e Patricia Viel segue con convinzione da tempo; in cui il rimando tra particolare e generale appare continuo e dialettico, dove ogni componente impiegata – arredo e materiali, colori e accessori, finiture e dettagli – è parte di una regia complessiva, attentamente governata per la definizione di un nuovo concetto di lusso in cui emerge sempre, al di là dell’apparenza, la qualità degli spazi e delle cose, quelle capaci di durare nel tempo.

Progetto Antonio Citterio Patricia Viel - Partner-in-Charge Claudio Raviolo (architettura), Chung-Yi Yang (interior design) - Lighting design Metis Lighting

Photos Studio Millspace (esterni), Sam Siew Shien (interni)/courtesy Antonio Citterio Patricia Viel