Passeggiando nei boulevard parigini un uomo d’affari vede un paio di pantofole decorate, le trova belle e ne fa dono alla moglie. Si può dire sia iniziata in questo modo la storia di Bally, l’azienda svizzera con sede a Caslano che opera nel settore della moda, producendo scarpe, accessori e capi di abbigliamento. Bally è stata fondata nel 1851 nel villaggio di Schönenwerd da Carl Franz Bally e il fratello Fritz, distinguendosi immediatamente per l’artigianalità e la cura nei dettagli.
Dapprima realizzando interamente a mano, è una delle prime aziende che si innova con macchinari industriali; assorbita nel 2008 da Labelux Group, holding proprietaria anche di Jimmy Choo e Belstaff, è accreditata come una delle maison del lusso più apprezzate. Raffinatezza, riconoscibilità e fedeltà sono i concetti cardine che hanno mosso la ricerca di David Chipperfield Architects, chiamati da Bally per l’approntamento del nuovo concept store.
Questo approccio non è nuovo per la maison svizzera che, nel corso della sua storia, ha sempre coinvolto architetti di grande prestigio come il francese Robert Mallet-Stevens o l’ungherese Marcel Breuer, maestro del Movimento Moderno, ai quali è stato affidato il compito di progettare le prime boutique. Lo store concept realizzato da David Chipperfield Architects Milano per Bally è basato su una serie di idee, che, combinate tra loro, hanno l’intenzione di lavorare come un unicum.
Una parete in legno, con le sue declinazioni, avvolge tutti i lati del negozio ed è una delle idee cardine del progetto poiché ad essa spetta il compito d’essere parete per il display e per lo stoccaggio, con caratteristiche cioè sia funzionali sia decorative. La parete in legno diventa “parete espositiva” formata da una griglia tridimensionale di listelli in noce americano incastrati verticalmente e orizzontalmente affinché sia possibile fissare ed agganciare ad incastro una serie di elementi espositivi in alluminio, appendiabiti, mensole e luci.
La parete in legno funge anche da “parete magazzino”, costruita come una griglia anch’essa di listelli incastrati, ma più radi, così da delineare un casellario. Dunque, mentre la parete espositiva integra qualità architettoniche con qualità d’arredo in modo da far diventare l’esposizione dei prodotti più preziosa e flessibile, la parete magazzino espone le scatole delle scarpe – normalmente stoccate in magazzino – in modo visibile nel negozio, rendendo evidente il cuore del brand Bally: la scarpa.
Nelle sue declinazioni, la parete in legno diventa parete schermo, meno solida attraverso l’alternanza di listelli verticali, permettendo, in questo caso, un effetto “see through” che mette in relazione interno con esterno. Ancora la parete in legno è anche “parete cornice”, concedendo, cioè, l’esposizione dei prodotti su entrambi i lati. Così le pareti, nei vari casi, oltre ad avere un continuo riferimento alle architetture svizzere, si ispirano anche alle realizzazioni di alcuni artisti concettuali come Sol Lewitt.
La seconda idea centrale dello store concept riguarda la scelta di un pavimento e di un soffitto continuo: il soffitto bianco in resina e stucco è in contrasto con il pavimento grigio in tappeto di lana e canapa. La terza idea concerne l’illuminazione d’ambiente e gli arredi espositivi, intesi come una famiglia di elementi formati da tubi in metallo, dove l’estetica è piuttosto morbida e rotonda, chiaro riferimento all’invenzione di arredi ispirati al manubrio della bicicletta in tubo metallico curvato di Marcel Breuer.
Si aggiungono gli arredi decorativi, divani e poltrone in pelle con finiture e colori molto intensi che ricordano la ricerca espressiva di Luigi Caccia Dominioni. Tutti gli spazi destinati alla vendita vengono delimitati e definiti dalla parete in legno continua, dal soffitto continuo bianco, dal pavimento grigio, mentre gli altri spazi di supporto alla vendita, i camerini in feltro, la scala e i bagni in pietra svizzera di Vals, sono trattati in maniera differente. Esternamente, attraverso le vetrine, un nuovo logo Bally, appositamente disegnato, agisce come elemento tridimensionale di attrazione sia a livello grafico sia a livello illuminante.
foto di Santi Caleca, Richard Davies
testo di Carlotta Tonon