“La tecnologia deve servire al benessere di chi vive quotidianamente gli oggetti ed essere al servizio della persona.” Claudio Feltrin, presidente di Arper, racconta l’approccio soft tech dell’azienda trevigiana, specializzata nell’arredo del settore contract e della casa.
Un’azienda in cui non conta solo il progetto singolo, ma l’approccio globale: dall’idea fino alla realizzazione e allo sviluppo di un sistema produttivo affidabile anche dopo l’acquisto.
Un approccio che è globale anche nel mercato che punta all’America, con un nuovo polo logistico e produttivo in North Carolina e con gli showroom di Chicago e New York. Ma anche all’Asia per coprire l’Estremo Oriente.
La produzione dell’azienda è a Monastier di Treviso, dove esiste un vero e proprio atelier.
Qui, i macchinari per la lavorazione sono realizzati appositamente per Arper, frutto della collaborazione tra esperti del settore e personale dell’azienda che le utilizza quotidianamente.
L’apporto umano rimane comunque fondamentale: esperienza, maestria, artigianalità sono le basi che conferiscono ai prodotti un valore aggiunto.
Il reparto prototipazione è l’anello di congiunzione tra esperienza Arper e creatività dei designer, mentre il controllo pelli al banco permette di selezionare il materiale che, essendo naturale, non è perfetto e può presentare difetti più o meno evidenti.
Incollaggio e cucitura sono effettuati da macchine a elevata tecnologia, mentre un banco con forno piccolo consente di “infustare” le fodere sulla scocca in bianco: entrambe vengono spruzzate con colla termorinvenente e prime.
Al reparto montaggio si conclude il ciclo della maggior parte dei prodotti, con controlli qualitativi che verificano i dettagli e prevedono accertamenti di conformità agli standard Arper.
Lo showroom infine è la “vetrina” in cui i prodotti finiti vengono messi in mostra, appendice naturale dell’ “atelier produttivo” Arper.
Foto di Carolina Trabattoni