Nel cuore di Milano, l’abitazione di Daniela Gerini. Tra geometrie e colore, tessuti e ricerca, design e arte, un confronto creativo con la storia di un palazzo anni Trenta della città

Nel cuore di Milano, in un palazzo degli anni Trenta di sapore neoclassico-monumentale nell’architettura, Daniela Gerini abita un affascinante appartamento coronato da un ampio terrazzo. E da qui, l’affermata stilista-designer di matrice sperimentale e artistica continua a re-inventare il dialogo con tutto ciò che la circonda, a partire dall’ascolto della storia del luogo. “Mi piace l’idea di una casa viva e dinamica, mi piace ricercare cose che abbiano già un vissuto, riadattarle e farne delle protagoniste di piccoli set e mise en scène che accompagnano i miei stati d'animo. È anche un modo di riscoprire ogni volta le qualità spaziali, materiche e ambientali dell’architettura del Novecento che le accoglie”, spiega.

In effetti, questa casa è cresciuta con me. Come gli oggetti di epoche differenti che ho accumulato nel tempo nelle sue stanze e che hanno stimolato l’evoluzione del mio percorso iniziato nella moda. Sono tutti spunti e stimoli per immaginare nuove piccole grandi storie. L’importante è che ovunque io volga lo sguardo possa trovare e sentire un’atmosfera mia, energia, leggerezza, ironia, poesia”, continua.

Mi aveva aiutato l’architetto Vanna Brega Bolzoni, una cara amica che ora non c’è più e con cui ho progettato anche l’atelier di via Sant’Andrea, nel rivedere l’impianto planimetrico d’epoca, la successione di tante stanzette e piccoli ambienti chiusi, che si sono trasformati in spazi aperti, luminosi e fluidi, passanti fino al terrazzo che estende open air l’abitabilità durante la bella stagione. Insieme, per esempio, abbiamo pensato la cucina molto grande e conviviale, dove c’è posto anche per un camino accogliente soprattutto durante le serate invernali, una bergère, romantici toys sospesi e un grande tavolo da pranzo. Qui ricevo gli amici e gli ospiti, anche se il cuore della casa è il grande salone, dove il piacere di mixare e accostare pezzi anche apparentemente dissonanti tra loro abbraccia design e arte contemporanea, objets trouvés e arredi iconici”, riflette.

Anche il disegno delle porte interne nasce da una nostra idea. Sono ad arco di ferro verniciato bianco e ‘fossilizzano’, serigrafate nelle parti vetrate, gli stessi motivi impressi sui muri delle zone comuni del palazzo, alla ricerca di altre simmetrie con le grandi porte-finestre perimetrali squadrate”. Alla fine "le moltitudini che conteniamo" di Walt Whitman e la casa come "specchio dell’anima" di Mario Praz a casa Gerini sono tanti strati sovrapposti che riscrivono, con una sensibilità tutta al femminile, una sorta di pergamena istoriata fresca, gioiosa e ricca di particolari. Una cornice a misura personale per gusto, armonia e finezza estetica. Così ci sono i colori amati dalla designer, l’azzurro e il giallo in particolare, che danno vita e luce alle stanze. Ci sono le sue forme geometriche, poligonali e spezzate, astrazioni un po’ alla David Tremlett, che segnano graficamente le pareti; le tinte acriliche in tonalità forti e piene dipinte su tessuto o su tele che definiscono quadri densi; i tavoli vestiti di tessuto che fanno subito effetto tattile, i totem finiti con l’amato Abet Print.

Gli oggetti non suoi sono invece presenze eterogenee che spesso vanno in coppia. Come i lampadari in vetro di Murano o le poltroncine anni Sessanta originali di Pierre Paulin. O, ancora, sono pezzi unici di carattere decorativo e significato concettuale e archetipico, che privilegiano il figurativo scomposto. Come il Masaniello fuori di sè, opera di Ernesto Tatafiore, il simbolo di una figura rivoluzionaria formata da quattro pezzi appoggiati sopra il camino. Come i vasi in ceramica di Antonia Campi e di Ettore Sottsass. Sono i riferimenti culturali e iconografici di una casa che accoglie nei suoi spazi originari nuove figure dell’abitare, sottolineando come la qualità degli interni coincida con il tempo della vita.

Ho una passione per ogni espressione artistica: in particolare la pittrice Sonia Delaunay è una delle mie più grandi ispirazioni. Ma sono una fan anche di Ettore Sottsass e di Memphis. Oltre al tessuto, un’altra materia che mi piace moltissimo è la ceramica”, rivela Daniela Gerini. Non a caso, durante la recente Design Week milanese, in mostra alla Galleria Rossana Orlandi, alla Casa Museo Boschi Di Stefano e nell’atelier di via Sant’Andrea, of course, c’erano le sue recenti creazioni in tessuto dipinto e in ceramica, materiali che nelle sue mani diventano subito bellezza ed eleganza di pensiero.

Progetto di Vanna Brega Bolzoni architetto con Daniela Gerini - Foto di Filippo Bamberghi