Il progetto di Six Senses Rome riscopre un nuovo livello di integrazione tra hotellerie, benessere, sostenibilità e città, mettendo la comunità (e non solo l'ospite) al centro

Con Six Senses Rome all'interno del quattrocentesco palazzo Salviati Cesi Mellini, nel centro storico della città eterna, la catena thailandese Six Senses debutta in Italia. Da Bangkok, il brand di hotellerie votato al benessere (parte di IHG Hotels & Resorts, che stima a oggi 19 resort e hotel in 17 Paesi), approda in via del Corso accanto alla Chiesa di San Marcello al Corso e a pochi passi da piazza Venezia, Fontana di Trevi e Pantheon.

Urban hotel

Qui il suo primo urban hotel rappresenta il concept di un cinque stelle lusso all'insegna della sostenibilità a tutto tondo dove ogni elemento partecipa alla costruzione di uno stile di vita in equilibrio con la propria dimensione del benessere, che sia relativo alle food line o alla spa, allo sleeping o alla sensorialità dello spazio architettonico. “E' il nostro valore dell'esclusività, un'esperienza personalizzata da vivere su misura in un ambiente di grande qualità, anche sperimentale e fuori dagli schemi”, nelle parole di Francesca Tozzi, general manager di Six Senses Rome. La proposta viene condivisa per la prima volta negli spazi comuni con la comunità, quella di Urbe caput mundi in primis (ma non solo): la grande novità di un viaggio all inclusive a ritroso nel tempo e proiettato nel futuro, che è stato affidato all'interpretazione green e garbatamente femminile di Patricia Urquiola che firma il progetto di design e architettura.

Il genius loci

“Se credono anche loro alla possibilità di concretizzare un concept di sostenibilità circolare a 360°, vado avanti, mi sono detta durante i quattro anni del cantiere, tra cui quelli della pandemia, che sono stati i più intensi e motivanti sul piano emotivo” riconosce Patricia Urquiola. “Una ricerca progettuale complessa come questa è una grande palestra di stimoli e arricchimento, anche per eventuali sviluppi in ambiti trasversali, come già è stato per l'hotel Il Sereno sul lago di Como. La sostenibilità è un tema di avvicinamento alla natura che è nelle mie corde. Ma qui c'era da affrontare anche il confronto con le peculiarità di un contesto storico frammentato ed eterogeneo. Il nobile palazzo quattrocentesco, modificatosi profondamente nel 700, poi agli inizi 900 e infine con l'architetto Ludovico Quaroni nel 1985, era stato oggetto di trasformazioni, ampliamenti, accorpamenti e riconversioni d'uso, accogliendo anche una banca. Roma è diventata così un'estrema fonte di ispirazione sul piano delle geometrie, delle suggestioni materico-cromatiche e artistiche”. Il principale promoter della ristrutturazione è stato Orion Real Estate Fund V.

La promenade

“Ho cercato di valorizzare tutte le stratificazioni architettoniche del palazzo, sottolineando quel senso di attraversamento e di apertura alla città proprio di un urban hotel, integrando in modo rispettoso ma anche equilibrato, armonioso e fresco tutte le tracce più significative e fascinose del preesistente recuperato: la maestosa galleria che agli inizi del 900 accompagnava il percorso a un cinema con più sale e a dei negozi, il grande atrio d'ingresso con le due colonne e i cinque portali ad arco, lo scalone monumentale del 700 con il lucernario decorato, la ex vasca battesimale ipogea del IV secolo della Chiesa di San Marcello al Corso adiacente all'hotel che si rende ora visibile da un oblò di vetro sul pavimento del piano terra”, continua Patricia Urquiola.

Circolarità fluida

Nella sua interpretazione creativa, da via del Corso dove si trova l'ingresso principale fino alla retrostante via di San Marcello, l'asse di collegamento rappresentato dalla galleria svolge ora il ruolo di una grande piazza con due anime integrate di vita: la prima è connotata dalla copertura originaria riportata in luce con la sua possente struttura di travi in metallo a vista sovrastata da un lucernario a frangisole da cui si effonde la luce; la seconda invece totalmente open-air recupera il cortile come un patio di matrice mediterranea coronato da un tripudio rigoglioso di piante verdi, le grandi protagoniste del Six Senses hotel ovunque. A fare da cerniera, una lunghissima vetrata a tutta altezza apribile durante la bella stagione che unisce le varie isole conviviali della lobby e del cafè-bar dentro e fuori, come un unicum. La fluidità armoniosa dello spazio pubblico è sottolineata sul piano espressivo dalla ricerca della forma perfetta del cerchio particolarmente congeniale al classicismo di Roma che ritorna nelle linee curve dei due banconi in marmo verde Alpi tra loro simmetrici all'interno e all'esterno, nelle forme sinuose degli arredi, realizzati con materiali il più possibile naturali, e nei rivestimenti texturizzati dei volumi. “Non potevo che scegliere il Travertino - la pietra locale per antonomasia - ma declinato in varie tonalità e finiture, assieme al cocciopesto, al mosaico e all'opus incertum - le materie della tradizione architettonica romana, per le soluzioni costruttive” spiega Patricia Urquiola. “Ma questo paesaggio anche duro si bilancia negli accostamenti al legno cannettato delle boiserie, alla paglia intrecciata, ai tagli grafici che disegnano le gole-luce o di aerazione, e a modulazioni di segno più soft rigorosamente nella gamma delle terracotte e dei bronzi”.

Gli spazi privati

Una ricerca di omogeneità estetica che ritorna in modo tenace per coerenza nel progetto degli spazi privati, 96 tra camere e suite distribuite sui quattro livelli superiori, dove i mobili impiegano sempre legno di provenienza sostenibile certificato FSC, tutti i tappeti sono realizzati in lana naturale o rigenerata (assieme a GAN, CC-Tapis, WARLI), i tessuti in ECONYL ® mostrano le potenzialità di un filato rigenerato da scarti di nylon come reti da pesca, scampoli tessili e plastica industriale. Fino al quinto piano, al rooftop-terrazzato panoramico sulla città dove aiuole di piante aromatiche, alberi di limoni e ulivi in permacultura danno forma a un orto botanico e riforniscono di materie prime il cocktail bar coronato di altre zone relax e tappeti in fibre ottenute da PET riciclato al 100%, sottolineando quel forte senso di riconnessione con la natura che è nell'imprinting del progetto.

All'insegna della sostenibilità

Di sostenibilità materiale e immateriale al Six Senses Rome parla la continuità di tutti i dettagli che concorrono a nutrire l'esperienza olistica dell'ospite, dall’architettura al disegno degli spazi interni, dalla ristorazione (curata dall'Executive Chef Nadia Frisina) all'Earth Lab, la stanza polifunzionale dove esperti condividono workshop e laboratori affinché si possa diventare più consapevoli nelle scelte quotidiane di food line e wellbeing ovunque. Poi, in particolare, le opere d'arte selezionate con la curatela di Federica Sala e tutte prodotte site-specific per l'albergo sono state parte integrante dall'inizio della definizione dell'interior design. Alla stregua degli arredi accuratamente ponderati di Cassina, Moroso, Kettal, Mutina, Agape, tra gli altri. Nella cornice complessiva spicca così la centralità di una cucina a vista intorno alla quale si snodano ininterrotte le varie zone del ristorante ma anche il dettaglio decorativo della pavimentazione musiva qui ispirata da un mosaico del II° secolo A.C., ora conservato nei Musei Vaticani, che interpreta un’usanza praticata ai banchetti della Roma imperiale dove i resti del cibo, come frutta e lische di pesci, venivano lasciati per terra. E poi, tra le tante citazioni della storia in chiave artistica contemporanea, emerge il tavolo-scultura dai tratti classici, opera dell’artista Paolo Giordano, che si trova al centro della stanza d'ingresso coronata dai cinque archi. Rappresenta Giano Bifronte, il dio degli inizi, che guarda con il suo doppio volto al passato e al futuro, “un simbolo del progetto di Six Senses”, racconta Patricia Urquiola.

The roman baths: il più grande tributo

La spa ispirata dalle antiche terme romane, luoghi elettivi di incontro e relazioni intorno all'acqua, rappresenta naturalmente il sancta sanctorum del percorso di alchimie votato al benessere corpo-mente. E' distribuita su due livelli, tra calidarium, tepidarium e frigidarium, varie zone relax o di trattamento personalizzato e curativo. Qui il filo conduttore è la foglia di alloro impressa sulle decorazioni delle pareti affrescate in bassorilievo, nella rappresentazione altamente creativa che Patricia Urquiola ha fatto del mito di Apollo e Dafne, mentre la pavimentazione esalta con la progressione di differenti medaglioni di mosaico il gioco seduttivo dei tappeti in graniglia, tozzetti di travertino e marmo verde Alpi, restituendo con altre forme e motivi la ricerca sperimentale sui materiali e i colori sviluppata negli altri ambienti.

Sostenibilità e comfort

Quanto alla qualità dell'aria, all'efficienza energetica (l'energia elettrica proviene soltanto da fonti rinnovabili), ai consumi e al recupero dell'acqua, alla gestione dei rifiuti, alla riduzione della plastica, tecnologie d'avanguardia e sistemi di controllo monitorano costantemente le prestazioni della struttura in rapporto all'impatto ambientale. Non a caso l'edificio è in procinto di ottenere la certificazione ambientale Leed Gold. E non a caso lo 0,5% delle entrate di Six Senses va al Fondo di Sostenibilità dedicato allo sviluppo di progetti ambientali e sociali a beneficio dell'ecosistema locale. Il primo è stato il restauro della facciata della Chiesa di San Marcello al Corso adiacente all'hotel che, con la sua importante facciata curva, restituisce un senso più ampio alla circolarità di un disegno che intende qui la sostenibilità anche come lascito della storia alle generazioni future.

Foto di John Athimaritis, Luana Failla e courtesy Six Senses Rome.