Il nuovo appartamento del designer britannico Lee Broom, una penthouse nel cuore di Tribeca, è un'ode a New York e alla sua architettura

Chiunque abbia frequentato la Milano Design Week degli ultimi anni si ricorderà le spettacolari installazioni di Lee Broom al FuoriSalone, dall’evocazione di un grande magazzino americano agli echi del Pantheon, passando per un camion che al suo interno riproduceva ambienti alla Kubrick.

L’ultimo progetto a firma del designer britannico prosegue questa linea in cui la sorpresa incontra la storia, in un gioco costante tra raffinatezza e teatralità.

Si tratta di una penthouse situata nel cuore di Tribeca a New York, un luogo ibrido in cui risiede Lee Broom nei suoi lunghi soggiorni a Manhattan ma che diventa showroom durante la sua assenza.

Il luminoso appartamento occupa una superficie di circa 280 metri quadrati al quinto e sesto piano di un edificio ottocentesco di White Street, al quale si accede tramite ascensore privato.

Oltre all’ampio soggiorno e alla sala da pranzo, trovano spazio due cucine, due camere da letto, uno spogliatoio e uno studio, nonché due terrazze con panorami mozzafiato.

Da ogni angolo si godono viste uniche su edifici che raccontano la storia dell’architettura di New York, una coincidenza fortuita che ha influito sulle scelte di un interior design che fa dialogare esterno e interno.

Il palazzo che ospita l’attico è stato recentemente rimesso a nuovo con una particolare attenzione al valore del passato e ai processi sostenibili: infatti, circa l'80% dei materiali è stato recuperato o restaurato. Si tratta di un atteggiamento che coniuga visione americana e spirito europeo, aspetto che ha destato l’interesse del nuovo padrone di casa.

L'attico rappresenta il primo restauro sostenibile di un edificio storico del suo genere a New York City”, ci racconta in esclusiva Lee Broom.

“Il legno utilizzato all’interno dell'appartamento è stato recuperato e il marmo scelto per i bagni e le superfici della cucina è locale e arriva dalla più grande cava sotterranea del mondo che si trova nel Vermont.

Oltre allo spazio stesso, l’aspetto sostenibile dell’edificio mi ha davvero colpito quando ho affrontato questo progetto. Era molto importante che alcuni elementi specifici che erano stati così faticosamente installati rimanessero nell’appartamento e che i miei elementi decorativi li sottolineassero.

Quando ho creato gli interni e ho disegnato nuovi prodotti per questo spazio, tutte le finiture avrebbero dovuto completare quelle esistenti. Quando progetto un interno, per me questo è sempre il punto di partenza: mi faccio influenzare dall'architettura dello spazio e dall’ambiente che lo circonda”.

E il dialogo tra spazio pubblico e privato, tra la storia della città e quella degli interni, diventa un elemento chiave nella comprensione di questo speciale appartamento newyorkese. Prosegue Broom: “Mi sono molto ispirato allo spazio stesso e in particolare alle viste della casa.

Nella sala da pranzo, per esempio, la vista dalla terrazza sullo skyline ha sicuramente contribuito a creare per questa camera la tavolozza dei colori blu.

C’è un certo momento del giorno in cui il colore del cielo è un blu intenso e tutte le luci del World Trade Centre si illuminano. Volevo la stessa esperienza dall’interno di questo spazio, motivo per cui ci sono molti materiali come vetro e acciaio”.

Attraverso una imponente scala si raggiunge la camera da letto principale al piano superiore, dominata da un letto postmoderno degli anni ’70 in ottone e acciaio.

Dalla terrazza della camera si gode un panorama mozzafiato sull’Empire State Building, a completare la serie di edifici storici che si possono ammirare da qui.

“Il soggiorno ha una vista sul Long Lines Building”, prosegue Lee Broom, “che è un alto grattacielo senza finestre progettato dall'architetto brutalista John Carl Warnecke nel 1974.

Non è amato da tutti, ma io lo adoro. Ha una struttura monolitica, quindi ho creato tutti i mobili del soggiorno per rifletterla, come il divano, i tavoli e il camino. Tutti questi condividono codici di design con quell’edificio, anche se con più calore e con alcuni dettagli arrotondati”.

L’inaugurazione della penthouse ha coinciso infatti con il lancio di una collezione di prodotti che guardano sopratutto al mercato americano e che omaggiano la tradizione dell’arredo d’oltreoceano.

Tra questi spicca sicuramente il divano White Street, protagonista del soggiorno con le sue linee simmetriche e continue, tra tocchi déco e dolci curve tipiche del design digitale contemporaneo.

Nell’appartamento non mancano i classici di Lee Broom, tra cui possiamo riconoscere le luci Carousel e Orion, la Hanging Hoop Chair che pende dal soffitto del soggiorno come un’altalena e lo scultoreo Grandfather Clock in marmo bianco, proprio accanto alle scale.

Troviamo anche diversi mobili vintage dalla collezione personale del designer, come un mobile bar originale degli anni Ottanta progettato da Steve Chase per il Chase Residence di Laguna Beach. Completano lo spazio una serie di opere d’arte del Novecento, a sottolineare lo spirito eclettico che da sempre contraddistingue il lavoro del designer inglese.

Tra queste, una giacca di pelle originale appartenuta a Keith Haring dipinta e firmata sul retro. Come racconta il designer, “l’appartamento è uno spazio modernista, ma ho apportato alcuni tocchi massimalisti qua e là.

Lo stile è anche molto maschile in alcune parti e femminile allo stesso tempo. Tendo a collezionare molta arte e scultura dalla metà del secolo, quindi questo periodo si manifesta anche nel design, così come i primi anni '80, che completano gli elementi di illuminazione”. Ne risulta un luogo ad alto tasso di teatralità, vivo e caldo ma allo stesso tempo pieno di scorci distinti, di ambientazioni dal diverso sapore, piccoli set in cui mettere in scena la propria vita.

Una delle due dimensioni prevale sull’altra? Vince la casa o vince il teatro? Lee Broom ha le idee molto chiare in merito: “È entrambe le cose per me, non mi sento a mio agio in uno spazio senza drammaticità. Mi piace intrattenere, ma cosa significherebbe intrattenere senza teatralità? Cambieremo lo spazio quando creerò nuovi pezzi e questo significherà naturalmente nuove opere d'arte e un leggero mutamento di direzione qua e là, il che è salutare.

Apriamo le porte per eventi speciali di tanto in tanto, come per NYCxDESIGN, consentendo a clienti e colleghi di visitare privatamente l'attico e dando loro l'opportunità di vedere il mio lavoro nel mio spazio, in un ambiente residenziale piuttosto che in spazi commerciali o fiere di design. È ancora la mia casa, ma la mia casa avrà sempre un lato teatrale”.