In Sicilia, su un poggio che unisce l'entroterra alla città di Noto e al mare, vicino al borgo di Marzememi e alla riserva di Vendicari, una casa di nuova costruzione si pone in sintonia con l’architettura del territorio senza rinunciare alla propria contemporaneità

Il baglio siciliano è una tipologia architettonica di edificio a corte che ha origini antiche. Notizie relative al ballium risalgono all’inizio dell’XI secolo e si riferiscono alle fortificazioni erette a protezione dei castelli. Il bagghiu, in siciliano, viene a poco a poco a indicare quell’architettura a corte tipica di gran parte delle masserie che nel tempo si affermano nel territorio come avamposti produttivi. Una serie di costruzioni che non si mimetizzano nella campagna, ma che allo stesso tempo ne diventano parte in un processo di simbiosi e confronto nella loro complessa e diversificata declinazione tra baglio ‘padronale’ e ‘contadino’.

Bagli e torri

A questa tradizione, insieme all’ascolto delle figure a torre che segnavano la costa per vigilare il mare (tra cui la famosa Torre Sveva a Vendicari, poco distante), si ricongiunge il progetto della casa di campagna che presentiamo in queste pagine. Il luogo d’intervento è un poggio in una delle ultime frange dei monti Iblei prima di raggiungere il mare, di cui si coglie una veduta spettacolare.

Tra il mare e gli Iblei

Nella parte alta, dove si è scelto di realizzare la nuova costruzione, cinque ulivi secolari costituivano l’oggetto paesaggistico a cui rapportarsi. Intorno agli ulivi, e nella dimensione suggerita dalle distanze tra loro, si è disegnato il baglio pentagonale rivolto su un lato verso il mare e il corpo più alto, un edificio a torre segnato da poche e studiate aperture verso la città di Noto e da ampie vetrate verso la piana del Tellaro, sino alla costa.

Una storia del territorio

La rilettura delle tipologie storiche non ha portato tuttavia il progetto a percorrere alcuna deriva stilistica; piuttosto è riuscita ad attualizzare e a rendere contemporanea una storia del territorio scandita da segni architettonici compiuti e ben riconoscibili. Il nuovo recinto architettonico pentagonale organizza lungo un muro di pietra a secco, reso poroso da tagli e passaggi, un corpo dello stesso materiale che separa tramite una zona porticata il baglio di fondazione dalla sua estensione retrostante, un’area trapezoidale sempre segnata da un muro perimetrale in pietra che accoglie al centro una piscina rettangolare.

Attraversato dalla natura

Allo spazio in esterno, protetto dalle mura e reso quindi ‘sacrale’, si aggiunge senza soluzione di continuità quello della campagna cui l’intera costruzione vuole rapportarsi in modo esplicito. La torre e il corpo basso che gli si innesta sul lato fungendo da ‘cerniera architettonica’ si aprono verso sud con le porte a vetro della zona pranzo e le ampie vetrate della zona giorno. L’intera architettura sembra volere essere attraversata dalla natura che la accoglie, in modo generoso dal fronte verso il mare, per poi chiudersi e proteggersi verso l’entroterra a nord, con un disegno di aperture in facciata che intende valorizzare il pieno. Il muro compatto, trattato con un intonaco a calce per assecondare i cambiamenti scanditi dal tempo, è interrotto da poche finestre quadrangolari disposte in modo apparentemente casuale e da un taglio verticale corrispondente a una piccola loggia.

Materiali antichi e di recupero

Tecniche costruttive tramandate nei secoli, uso dei materiali locali come la pietra di Noto – impiegata per le pavimentazioni di interno ed esterno – tegole di recupero e travi lignee, infissi di ferro, così come i volti in filo di ferro realizzati da Antonino Sciortino che corrono allineati lungo il fronte di accesso alla terrazza leggermente elevata rispetto al piano della campagna: tutto concorre a sottolineare una ricerca progettuale che privilegia le caratteristiche del luogo e assume il valore dei materiali quale “espressione di un territorio, di una cultura e di un mestiere”, come afferma l'architetto Corrado Papa, autore dell’opera.

Progetto Corrado Papa - Foto Matteo Cirenei