D'altronde c'è chi come il “Barone rampante” di Italo Calvino, all'anagrafe Cosimo Piovasco di Rondò, diventa perenne 'abitante degli alberi' a dodici anni per ribellione. E chi alla fuga o al desiderio di evasione in una capanna sospesa sposa comunque la scelta di conservare radici ben salde sulla terraferma.
Comunque sia, la metafora dell'albero, come possibilità di vedere la realtà secondo una prospettiva diversa, resta un sogno di bambini e adulti. Perché i suoi rami e le sue fronde si muovono col vento, suddividono carichi ed equilibri, ospitano nidi e scoiattoli, vivono e suggeriscono analogie dell'architettura con l'ambiente naturale che certo gode di maggiore salute rispetto a noi di questi tempi.
Così, anche se “A city is (not) a tree” come ci ricorda Cino Zucchi, non ci sorprendono le numerose sperimentazioni in tema, che declinano nuove e insolite espressioni domestiche. Del fatto che “ogni albero sia in grado di sorreggere un sogno, in un luogo fuori da tempo” è convinto ad esempio da tempo Iacopo Gozzi che, con il team TreeTopBuilder (un altro architetto + due treeclimbers + un falegname), si è costruito una casa sopraelevata, sospesa tra terra e cielo, proprio a Grezzana (Verona) dove vive. “Costruirla è possibile: basta seguire le disposizioni in ambito di sicurezza, studiare con cura il territorio e scegliere l'albero giusto”, spiega. “Può diventare un tutto su misura, custom-made, in rapporto alla personalità del committente, in termini di gusti, interessi e budget ovviamente”.