Riapre rivoluzionata la storica boutique Cartier di Milano in via Montenapoleone, su progetto dei francesi Bruno Moinard e Claire Bétaille, che incontra all’ultimo livello la Résidence, un nuovo spazio versatile ed esperienziale dal cuore green disegnato dagli italiani Stefano Boeri e Giorgio Donà

Fin dal suo arrivo nel 1974 in via Montenapoleone, nell’aulico palazzo inizi Ottocento d’angolo con via Gesù, la boutique milanese della Maison Cartier ha interpretato l’esprit du temps con il raffinato savoir-faire-vivre che contraddistingue ogni sua creazione. Bruno Moinard e Claire Bétaille, gli architetti francesi che progettano da oltre vent’anni le boutique del brand nel mondo, erano già intervenuti nel 2012 nei circa 500 metri quadri distribuiti su quattro piani, che fanno di questo luogo un tempio dell’identità della Maison nel suo ventaglio di collezioni, dall’alta gioielleria all’orologeria, dagli accessori alla pelletteria, ai profumi.

Milano, il design, la natura

Ma grazie a un accurato restyling, rappresenta oggi la declinazione di una visione più strategica del brand: un quadro sinestetico che valorizza elementi propri della città con cui si relaziona. Così, all’ultimo livello, è nata anche La Résidence, il nuovo spazio, flessibile e versatile, dal cuore green, progettato da Stefano Boeri e Giorgio Donà: l’interpretazione sul piano esperienziale di un incontro tra riferimenti importanti legati a Milano e al design e la natura vivente dei fiori e delle piante. Per assonanze e analogie, sontuosa e sobria, brillante e avvolgente, la boutique è diventata una trasposizione in chiave architettonica di quell’arte di trasformare la materia che è propria di Cartier. Come spiegano gli architetti in questa intervista a quattro voci.

La sfida del nuovo progetto

Bruno Moinard: “Per noi la sfida è stata di ripensare una boutique in cui eravamo già intervenuti come un luogo più conviviale, luminoso e accogliente, che restituisse il piacere incomparabile di essere vissuto. Per questo, pur avendo ben presente il paradigma di riferimento della boutique Cartier di Parigi in Rue de la Paix e confidando sempre nella maestria dei numerosi Ateliers di mestieri d’arte specializzati nel rendere vivo e vero ogni sogno, ne abbiamo attualizzato il layer di fondo ‘bronzo champagne’ virando su tonalità più morbide e delicate. E, altresì, abbiamo ridefinito lo sviluppo in sezione di ogni tappa del percorso che prevede ora l’incontro con le nuove aree delle fragranze, del custom-made e del versatile bar".

L'importanza del dettaglio

Bruno Moinard: “Tra prospettive rinnovate e cabinet des curiosités, legni chiari, ottoni lucidi/opachi, mosaici e marmi bianchi, l’impaginazione ha lavorato minuziosamente su ciascun dettaglio perché tutto non fosse immediatamente percepibile al primo sguardo: le forme organiche delle isole espositive e di sosta, le trame degli intarsi in paglia, le laccature perlacee, i vetri preziosi, i gessi scolpiti, i motivi a losanga che campiscono pareti e soffitti. L’obiettivo è infatti quello che il visitatore entri e ritorni alla Maison Cartier numerose volte e a ogni visita, a ogni passaggio, sia piacevolmente sorpreso da nuovi incanti. Così le doppie altezze parziali del livello d’ingresso giocano con l’ombra e la luce delle scenografie teatrali, in primis del Teatro alla Scala. E la narrazione interpreta l’eleganza dello stile milanese dei maestri, per esempio di Gio Ponti nei marmi elaborati che vestono l’architettura. C’è poi un nuovo paesaggio tutto da scoprire, echi di vegetazione e luce mentre si sale ai piani superiori e appare il fogliame, in particolare di vite americana, in cui si ‘muove’ l’iconica pantera di Cartier, scavata nelle superfici cannettate delle pareti perimetrali delle scale”.

Uno spazio rimodulabile e fluido

Claire Bétaille: “L’idea di fondo è stata proprio quella di svuotare lo spazio e renderlo rimodulabile e fluido con una serie di elementi flessibili nell’uso e più versatili, per riprendere un termine molto caro al presidente Cyrille Vigneron. Far sentire il visitatore a casa, invitandolo ad esplorare gli episodi progressivi di una promenade: questo il senso del nostro intervento e della significativa presenza di elementi scintillanti che valorizzano le profondità degli ambienti come un decoro, evocando la preziosità dei gioielli. Chiunque entri diventa infatti attore di questi luoghi. Sulla parete di fronte all’ingresso, al posto di quello che era un cortile interno, lo snodo dei collegamenti verticali è stato rinnovato nei rivestimenti: in marmo bianco-avorio per i gradini della scala e in vetro texturizzato con tulle d’oro per il corpo ascensore. Non dimentichiamo che Milano resta una città con un’anima segreta custodita nei suoi palazzi più belli: il giardino nascosto all’ultimo livello viene gradualmente svelato man mano che si procede alla scoperta degli ambienti”.

Sontuosità e minimalismo

Stefano Boeri: “Ci è stato chiesto di immaginare un appartamento milanese confortevole, accessibile, privo di supponenza – e tuttavia rappresentativo dello stile e della tradizione Cartier – in un piccolo spazio all’ultimo piano, con un piccolo terrazzo tra i tetti di Milano. Attraverso alcuni interventi sull’involucro edilizio (come lo spostamento del caveau e del back-office), abbiamo creato un luogo versatile nell’uso – collettore di attività non prettamente commerciali – e capace di diventare a seconda delle esigenze uno spazio di convivialità, incontro, presentazioni, eventi musicali. La Résidence si compone infatti di tre diversi ambienti – il terrazzo, il soggiorno e la cucina a scomparsa – ricomponibili a seconda delle necessità in tre o due parti o in un unicum, mediante un sistema di elementi mobili di grande flessibilità. Il nostro progetto nasce da una attenta riflessione sul rapporto tra sontuosità e minimalismo, due caratteri tipici di Cartier e di una certa tradizione nobile milanese. Da qui, con grande rigore nell’espressione formale, la scelta di impiegare marmi e innesti di Serpeggiante italiano, sete e velluti, pannelli a specchio. Tutti elementi che rappresentano punti d’incontro con la filosofia Cartier ma anche con la cifra di una parte dell’architettura moderna tipicamente milanese, se pensiamo a maestri quali Gio Ponti, Piero Portaluppi, Luigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti, che hanno lavorato con materiali di grande preziosità secondo una logica non puramente decorativa”.

La natura per costruire lo spazio

Giorgio Donà: “Abbiamo cercato di rendere subito percepibile una sensazione di apertura quando si raggiunge il piano de La Résidence. Una moltitudine di livelli di trasparenze che mostra, senza troppo svelare, l’elemento centrale del progetto: il terrazzo circondato da un sistema di piante basse e arbusti, felci e rampicanti, che entrano anche nello spazio interno. La continuità tra i due ambienti è sottolineata da una ‘vasca-vaso’ in marmo e dalle linee del divano che si sviluppa al suo fianco per tutta la lunghezza del duplice salotto dentro-fuori. La natura è diventata elemento di costruzione dello spazio anche grazie alle vetrate perimetrali che, in quell’ottica di flessibilità di cui parlava Stefano, all’occorrenza si possono aprire completamente, nel rispetto dei requisiti altissimi di sicurezza imposti dal luogo. Un’interparete con pannelli finiti a specchio divide e unisce invece il salotto interno alla zona più conviviale che si relaziona, sul lato opposto, con la cucina integrata, definita da due ‘ante’ a scorrimento impacchettabili nella parete secondo necessità. Customizzate grazie a un innovativo sistema tecnico, queste sono rivestite in seta rossa e formano una superficie continua con la parete-boiserie stessa che nasconde altre funzioni, dalla porta di accesso ai servizi all’uscita di sicurezza. Come contraltare, il secret showcase, l’armadio segreto, la teca per gli oggetti-meraviglie di Cartier, in posizionamento simmetrico e in asse con il terrazzo-giardino, esprime nel suo rivestimento Verde Alpi una forte connessione con l’anima sia naturale sia minerale dello spazio. La pavimentazione continua in marmo di tonalità crema-avorio, che ritorna anche nel corpo scale, è caratterizzata poi da una texture di tozzetti in Serpeggiante italiano che ricercano un nuovo dialogo con la gamma di rossi, verdi, ori e nuance champagne tipica delle boutique Cartier”.

Progetto di Agence Moinard Bétaille, Stefano Boeri interiors - Foto di Neri Oddo/Courtesy Cartier