“Ci siamo chiesti come portare la campagna, che è il centro della vita professionale e personale di Francesco Mutti, dentro la casa”, racconta Carlo Ratti. “Il primo modello di riferimento concettuale è stata la Casa sulla Cascata di Frank Lloyd Wright, che vive di soluzioni architettoniche di disallineamento. Però, alla fine, abbiamo virato su una scelta più radicale: fare della natura stessa un elemento di costruzione, nel rispetto dei suoi ritmi. Attorno ad Alma abbiamo così sviluppato una sorta di Raumplan, ma diverso da quello teorizzato nei principi da Adolf Loos, che metteva al centro lo spazio vuoto, scolpito in negativo. Il nostro si relaziona con la natura e con la scala che la rende esperibile ovunque. I giochi di sette quote interconnesse intorno al Ficus (quattro sotto la quota zero e tre al di sopra) permettono infatti di dialogare con questa presenza viva dall’alto, dal basso, dal centro e da diverse prospettive, nella percezione di uno spazio sempre in divenire. Ogni ambiente si trova a un livello diverso dell’albero e ciascun mezzanino sfalsato accoglie una funzione abitativa: la musica, la convivialità, il pranzo, la meditazione, la lettura, il riposo e quant’altro. Se ci pensiamo, esemplari di Ficus facevano già parte delle grandi serre ottocentesche britanniche. Ma grazie alle tecnologie sviluppatesi negli ultimi cent’anni abbiamo potuto trovare nuove relazioni tra naturale e artificiale”.