Nella zona collinare del Kerala (stato dell'India meridionale), lo studio Earthitects ha progettato una serie di lodge in stretta connessione con il paradiso naturale che li circonda, in nome della Reverse Urbanization

Rispettando il linguaggio progettuale dei più tradizionali Mountain Lodges e l'estetica propria del design locale indiano, lo studio di architettura Earthitects ha realizzato un complesso residenziale di oltre 650 metri quadrati immerso nel verde, che racconta come il vero lusso, oggi, sia vivere lontano dal caos cittadino e in stretto contatto con la natura.

Estate Plavu, che è posizionato nella zona collinare dello stato del Kerala (nell'India meridionale), più precisamente a Wayanad, è frutto di un approccio al progetto tipico dello studio indiano Earthitects, che pone al centro di ogni suo lavoro il legame che si crea tra i futuri abitanti della casa  in lavorazione e la natura circostante.

A guidare il team, l'architetto George E. Ramapuram, recentemente selezionato da Forbes per dedicare ingente spazio al fenomeno della Reverse Urbanization, che cerca sempre di abbracciare appieno sia nel caso di residenze private che di complessi più ampi.

Cos'è la Reverse Urbanization

Letteralmente, significa 'ritorno alla natura' e si traduce nella ritrovata necessità di instaurare un rapporto di connessione intima con l'ambiente.

In poche parole, la volontà di vivere 'in pace', sapendo di avere a disposizione aria pulita, acqua sana, suoni semplici e naturali come il canto degli uccellini o la possibilità di assaggiare un frutto auto-prodotto nell'oro o nel giardino di casa.

È una necessità che si sta traducendo anche in un trend di progettazione: sia in ambito immobiliare, sia in ambito architettonico e di arredamento, il desiderio di armonizzare gli spazi con la natura circostante è preponderante. Una tendenza che fa anche del bene, giocando da buon assist per atteggiamenti di consumo più ecologici.

Gli Earthitects (dal nome si intuisce subito) da anni si descrivono come architetti della Terra, poiché attraverso i loro edifici si fanno portavoce di un approccio progettuale inclusivo per la natura. Non solo dal punto di vista fisico (con case ricche di aperture e spazi permeabili e permeati dal verde) ma anche su un fronte ambientalistico, avvalendosi di materiali e fornitori rispettosi.

Estate Plavu: come sono nate ville da sogno immerso tra le colline dell'India meridionale

Prima di approfondire il modo in cui sono stati progettati gli interni, è bene specificare che questo complesso residenziale è stato costruito in un'area collinare che presentava un dislivello interessante e sviluppato in tre differenzi zone.

Invece di considerarlo un 'problema' da risolvere, il team di architetti ha preso spunto dalla conformazione del terreno per progettare differenti ville di lusso che - proprio grazie ai tre dislivelli - non si infastidiscano l'un l'altra.

Ogni lodge vive a sé ed è organizzato su due livelli, il cui più basso è dedicato alla piscina a sfioro con vista, e dista circa 6 metri in altezza da quello precedente. In questo modo, la vista non viene in alcun modo ostacolata e la sensazione è quella di essere immersi nel panorama, tra rocce e alberi dalle stature straordinarie.

Per gli interni, scelte sostenibili dall'effetto mozzafiato

Gli ambienti interni di ogni villa sono stati progettati in completa sinergia con la natura già esistente: il soggiorno e le camere da letto, per esempio, sono state realizzate tenendo conto degli importanti alberi con cui confinano. Nei bagni, invece, i sanitari in ottone con finitura patinata valorizzano il fascino dell'antico muro in pietra rustica.

La zona notte posizionata a ovest nella seconda villa, poi, è completa di un suggestivo angolo studio che permette a chi sta lavorando di sprofondare lo sguardo nel verde.

Ogni lodge è stato dotato di piccole corti interne ai mini edifici, pensate per portare apertura e luce naturale funzionale sia all'illuminazione degli ambienti, sia a incentivare e mantenere florido il microclima delle ville.

Lo stesso concetto è stato fonte dell'ideazione di numerosi balconi, sempre ornati di dettagli in pietra o caratteristici micro stagni completi di ninfee.

A Estate Plavu, legno e pietra sono protagonisti assoluti, scelti sia per lo scheletro degli edifici che per la realizzazione di complementi ispirati al gusto esotico che caratterizza il progetto di interior design dell'intero complesso residenziale.

In tutte le ville ricorrono materiali rustici quali pavimenti in legno e dettagli in pietra grezza che riprendono gli spessi muri delle pareti, in un contrasto materico e performance funzionale. Gli architetti hanno inoltre optato per materiali rinnovabili quali tegole in argilla e pali di eucalipto (completi del loro olio essenziale, utilissimo anche per garantire una bassa necessità di manutenzione) tipici dell'architettura Wayanadiana.

L'idea è sempre quella di preservare la natura.

Il legno 'risparmiato' in fase di costruzione primordiale è stato trasformato in cornici, pomelli, battiscopa e appendiabiti progettati con cura e realizzati a mano da un team di esperti artigiani locali per promuovere - ancora una volta - il principio di sostenibilità.

Sono stati poi integrati pannelli solari e luci a LED, orientati ad assorbire il calore durante il giorno e rilasciarlo di notte.

Gli esterni, un tutt'uno con il paesaggio circostante

Per la zona outdoor di Estate Plavu sono state scelte vasche in pietra e a sfioro affacciate direttamente sul panorama. A circondarle tutt'intorno, un mix di abbondanti foglie extra size dalle differenti sfumature di verde, alternate a massi naturali che contribuiscono a rendere lo spazio un raccolto'santuario'.

Per incrementare la connessione tra indoor e outdoor, sono state posizionate numerose chicche che dialogo tra l'interno e l'esterno delle ville: in particolare, Earthitects ha lavorato con la giustapposizione di ottone, legno e granito nero, coloririmandane ai toni tipici della foresta.

Il progetto illuminotecnico si integra con l'architettura sempre in modo discreto e naturale, in modo da valorizzare tutto ciò che illumina, rimanendo invisibile di giorno e sufficientemente attivo al buio (il tono scelto è rigorosamente un giallo caldo).

Come creare connessione tra abitante e natura circostante

Il rapporto tra natura e architettura è centrale per lo studio Earthitects: interni in sintonia con la luce del primo sole mattutino, grazie alla scelta di materiali naturali che consentano di mantenere minimo l'impatto sul pianeta, e che, allo stesso tempo favoriscono una connessione interno-esterno.

"L'effetto si ottiene soprattutto quando vi è la presenza di spazi come balconi o verande e incorporando in essi, laddove possibile, corpi idrici" racconta a INTERNI George E. Ramapuram, principal architect e managing director di Earthitects. 

"Integrando elementi come legno, pietra o bambù, è possibile creare un'atmosfera calda e accogliente, creando stretto legame con il mondo naturale. Personalmente, consiglio anche di sfruttare il più possibile l'opportunità di costruire mini-giardini dove lasciar prosperare alberi, piante e fiori: selezionando con cura la vegetazione che attira insetti e uccelli, si possono invitare le immagini e i suoni della natura nello spazio abitativo, celebrando l'idea di 'vita in abbondanza'.

L'implementazione di queste strategie non solo ottimizza l'esperienza di vita all'interno della casa, ma la trasforma in un vero e proprio santuario dove riconnettersi con se stessi e con il mondo".

Il futuro della Reverse Urbanization

Tornata alla ribalta come conseguenza diretta dei mesi trascorsi in casa durante la pandemia, viene da chiedersi se la Reverse Urbanization sia solo una tendenza destinata a sparire o un ritorno vero e proprio a uno stile di vita affermato nel tempo.

"Come tutti gli elementi naturali, il corpo umano è integralmente legato ai ritmi ciclici del giorno e della notte, delle diverse stagioni e del clima" i racconta l'architetto.

"Ne è un semplice esempio la naturale tendenza che ci porta a svegliarci se esposti alla luce del sole mattutino! Quindi, è fondamentale consentire agli ambienti in cui viviamo di rispondere i nostri ritmi naturali.

Ed essendo, questa, una necessità sempre meno appagabile dalla maggior parte delle città metropolitane, indipendentemente dalla pandemia, ritengo che il 'ritorno alla natura' sia un qualcosa di imprescindibile e non temporaneo".