Il Baretto Milano, in via della Spiga 26, nel quadrilatero chic della città, progettato da Roberto Bellantoni/Revolution archstudio, richiama l’atmosfera e ambientazioni d’altri tempi, tra un dehors-giardino ricco di piante e spazi ovattati e riservati

È nato, e non solo per il popolo internazionale della moda e del design, anche se strategicamente si è presentato nella sua nuova veste glamour proprio in febbraio per la Fashion Week milanese.

Parliamo del ristorante Il Baretto Milano, nuova destinazione leisure in città, che si è insediato a Palazzo Pertusati in via della Spiga 26, nell’edificio di fine ’700 riqualificato in chiave mix use su progetto dell’architetto Alessandro Scandurra con il sostegno di Hines.

Qui il locale di Vincenzo Zagaria si è ritagliato uno spazio di 260 metri quadrati al piano terra, incrementato da altri 180 di pertinenza del dehors interno.

Il suo progetto porta la firma dell’architetto Roberto Bellantoni, alla guida di Revolution archstudio di base in via Senato 18, che spiega: “Nell’ideazione dello spazio c’era l’esigenza di creare un luogo che avesse nel DNA la pelle di un club londinese, uno stile inglese 2.0.

Questo incisivo upgrade gli ha fatto guadagnare in brevisssimo tempo l’attenzione e l’apprezzamento dei personaggi più influenti della scena non solo milanese, facendo sentire i numerosi clienti come a ‘casa loro’.

In sintesi, ciò ha significato far risaltare la visione contemporanea del ristorante restituendo la sua reale identità: lo stile inglese, come solo Milano sa reinterpretare”.

L’ingresso sul passaggio pedonale di via della Spiga fa subito percepire l’esperienza proposta.

Materiali e codici linguistici dosati con equilibrio e armonia conferiscono a Il Baretto Milano la riconoscibilità di “un club d’altri tempi, dall’atmosfera ovattata”, nelle parole del progettista, accompagnando la transizione verso una grande area verde al centro che orienta l’ospite tra percorsi ricchi di vegetazione.

Sembra di entrare in una sofisticata serra inglese nei richiami e nei virtuosismi realizzativi dove le piante, come dei separé permeabili alla vista, filtrano le varie zone e la copertura traslucente totalmente apribile modula la luce in modo fluido.

Il registro cambia volutamente nello spazio interno.

La moquette a quadri tartan scozzese prende il posto del legno protagonista della pavimentazione del dehors, e una teoria di scure boiserie, calde e avvolgenti, quello delle essenziali strutture in ferro lasciate a vista all’esterno.

Un camino bifacciale separa due ambiti ben definiti che si declinano come un privé più raccolto, con un bar carico di suggestioni visive e un’ampia sala dalla quale il contatto con il verde della prospiciente serra resta diretto, grazie a una grande vetrata.

La Milano (da bere) si sta mostrando sempre più votata a una dimensione verde ed intima, anche nei suoi posti più esclusivi.

Cover photo: Glimpse of the dehors, full of light and plants. The garden designer Arianna Mattana collaborated on the project.