Nel centro storico di Bologna, una casa privata una volta ex convento, è stata progettata in nome del riuso. Complice la professione della proprietaria, esperta di cambiamento climatico

Come arredare una casa in modo ecosostenibile, mantenendo alta l’attenzione nei confronti del Pianeta? Ce lo spiega Daniela Commendatore, architetta e arredatrice d’interni, collaboratrice di Doodesign. Lo studio, specializzato in progetti d’interni, ha curato la reinterpretazione di una proprietà privata nel centro storico di Bologna, che coniuga una storia strutturale importante con il gusto eclettico e le esigenze valoriali dell’attuale proprietà.

L’affascinante edificio, dai tratti rustici al contempo eleganti, si presenta oggi come una classica casa di campagna (anche se locata in città) dagli interni inaspettati: i numerosi rimandi etnici sono associati a dettagli tradizionali; in qualche caso emerge un accenno allo stile industriale, ma appare netto il gusto retrò della coppia proprietaria.

Completano il linguaggio poliedrico della residenza, alcuni dettagli ereditati dalla storia secolare della struttura: quella che originariamente era un convento e che oggi è casa privata, ha portato con sé sino aspetti preziosi quali affreschi e materiali ancora oggi di valore.

“In fase di avvio lavori, la casa non ha subito grandi rivoluzioni” spiega l’arch. Commendatore. “Non ci sono infatti stati interventi alla struttura dell’edificio, perché era già stata ristrutturata alcuni anni prima, quando faceva parte di un vecchio convento nel centro storico di Bologna”. La distribuzione e la collocazione degli arredi ha seguito le esigenze della committenza, lasciando un’ampia zona living con doppio volume su cui si affaccia lo studio di Eleonora, esperta di ambiente.

Arredare una casa con sensibilità nei confronti del Pianeta

La richiesta iniziale della committenza, però, era molto chiara. E ha guidato l’intero progetto qualificandosi sin da subito come fil rouge del lavoro.

Particolarmente attenta al riuso responsabile dei materiali, complice il fatto che Eleonora si occupa professionalmente di cambiamenti climatici, la coppia proprietaria aveva esigenza di traslare questa attenzione nell’ambiente domestico.

In questa ottica, sono stati scelti arredi di modernariato provenienti in parte dal vecchio proprietario di casa e in parte scelti in diversi mercatini. Ne è un esempio la libreria protagonista del soppalco, realizzata riutilizzando delle vecchie travi di risulta; o, ancora, un vecchio portone dell’edificio che è stato recuperato e decorato, e oggi costituisce le ante di un armadio a muro nello spazio adibito a studio.

In termini generali, la residenza è stata mantenuta fedele a come si presentava; l’unico intervento vero e proprio riguarda la cucina, rinfrescata con una mattonella in gres di Marazzi montata a spina italiana.

Una casa dai mille volti

“La sfida è stata unire l’attenzione di Eleonora, con la passione per il vintage e quella per l’Africa di Jonahtan” racconta Daniela Commendatore. In diverse aree della casa compaiono infatti intriganti oggetti e sculture africane, provenienti dai viaggi in Africa dell’attuale proprietario.

A contribuire alla definizione del codice espressivo della casa, c’è anche la vena retrò che appassiona entrambi i proprietari: un ulteriore aspetto da includere nel progetto, che ne ha altresì valorizzato l’esclusività.

Questa inclinazione della coppia, ha che fare con la passione per i mercatini di modernariato che i due proprietari amano visitare viaggiando per l’Italia: proprio in queste occasioni sono stati selezionati alcuni pezzi centrali del progetto di interior. Ne sono un esempio il tavolo da pranzo in vetro, le sedute Cesca di Breuer o ancora le poltrone Lady di Zanuso e alcuni mobili contenitori.

Dulcis in fundo, un accenno di stile industriale che si deve alla precedente ristrutturazione, da cui sono rimate tracce dell’originale convento. Travi in ferro a vista, la struttura a volta sul soppalco, ma anche gli autentici affreschi del bagno sono un esempio di lascito.

“Il nostro lavoro è stato proprio unire queste anime così diverse e contrastanti tra loro, legate in qualche modo dal colore, che ha rappresentato infatti il motivo trainante dell’intero progetto”.

Il ruolo del colore

“L’uso del colore e soprattutto la scelta di una palette accesa, dai forti contrasti ci ha permesso di creare una buona base che legasse tutti gli elementi presenti” continua l’arch. Commendatore.

Anche in questo caso l’attenzione all’uso dei materiali si nota nella scelta delle pitture Farrow&Ball, pitture d’arredo inglesi ad acqua e a zero emissioni nocive, rispettose dell’impatto ambientale.

In alcuni punti della casa sono state inserite carte da parati che caratterizzassero lo spazio: il disimpegno che porta alla zona notte è stato rivestito per esempio con una carta da parati materica di Artè, azienda belga, dal vago gusto etnico. Mentre in camera da letto è stata utilizzata una carta da parati di Pierre Frey raffigurante dei segni geometrici su grande scala.

Tranquillità minimalista per la zona notte

Tra colori a tutta parete e pattern raffigurati che sembrano rimandare ai rivestimenti della tradizione, nella zona notte regna una tranquillità minimalista che – in sintonia con il resto nella casa – dichiara momento di pausa dagli stimoli in cui la coppia ama lasciarsi avvolgere.

“In camera abbiamo scelto di utilizzare dei toni più morbidi, un verde Bancha che fornisce una sensazione di sicurezza, tessuti in lino stone washed per vestire il letto e una carta da parati che ricorda delle geometrie scarabocchiate” ci conferma l’architetta.

Lo studio di Jonathan (scrittore inglese di romanzi storici), che si trova nella zona più riparata e interna della casa che affaccia su una piccola corte interna, torna invece un po’ alla valorizzazione intensa di quella che è l’anima della casa: “La pavimentazione in legno è stata recuperata da un artigiano attento che ha sistemato tutti gli intarsi originali”.