A Città del Messico, nella zona di Bosques de las Lomas, l'hôtel particulier (per gli amici) e lo studio di Miguel Ángel e Rafael Aragonés si integrano in un sistema di volumi romboidali bianchi, scolpiti da una luce colorata a effetto grafico. Accanto alla casa di famiglia, parte del complesso

"Architectura sine luce nulla architectura est" e gli Aragonés, Miguel Ángel (il padre) e Rafael (il figlio) hanno fatto di questo assioma un mantra di lavoro e di vita. Lo avevamo già apprezzato quando pubblicammo il loro progetto per l'hotel Mar Adentro a San José del Cabo, in Bassa California (Interni, n. 675 ottobre 2017), un luogo immersivo ad alto grado di connessione sensoriale tra acqua, luce, aria e costruito, che esprime tutto il valore della natura nella loro ricerca architettonica.


Miguel Angel Aragonés
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Miguel Angel Aragonés. Il suo lavoro inizia nel 1984, a soli vent'anni, nel settore dell'edilizia popolare, creando e lavorando in più di una dozzina di edifici a Città del Messico, cercando di sviluppare un modello abitativo sociale più degno. Nel corso degli anni, ha lavorato a una serie di importanti progetti residenziali come Casa Castaños, Avellanos, Ombúes, Laureles, Eucaliptos 55 - 65 e 77, Casa Cubos e "Casa Tecas, Edificio Arbolada Reforma a Città del Messico. Tra i suoi ultimi progetti: Encanto Hotel ad Acapulco, Encanto Sky Residences a Puebla e Mar Adentro Hotel & Residences a San Jose del Cabo, Bassa California del Sud.

Consapevoli dell'influenza che l'ambiente ha su di noi in chiave di benessere, da curiosi 'viaggiatori' trans-generazionali, gli Aragonés cercano da ogni opportunità di esplorazione-sperimentazione di imparare a vedere, a capire, ad adattarsi a ciò che non si conosce. Ecco allora che anche il loro quartier generale a Città del Messico, nel verde esclusivo di Bosques de las Lomas, si riconduce a una dimensione atipica, fuori da schemi precostituiti: è l'addizione di due case, un hotel friendly per gli amici e uno studio-atelier, un'alchimia di spazi abitativi privati e pubblici, interpretati in chiave di sofisticata socialità, ospitalità e lavoro, riuniti in uno stesso luogo.

Los Rombos, così è stata battezzata questa home hub diffusa, in virtù dei quattro volumi romboidali che la compongono in parti compiute e indipendenti integrate da percorsi fluidi, è innanzitutto un'oasi di purificazione esperienziale, da condividere. Le quattro ‘case-grotta’ dalle rigorose geometrie lineari ritagliate all'interno di un generosissimo perimetro delimitato da alberi ad alto fusto e punteggiato da rigeneranti specchi d'acqua indossano infatti tutta la messicanità degli Aragonés: l'amore incondizionato per la luce, ricercata nell'orientamento e nel ritmo di ogni linea continua o spezzata tracciata con la matita, insieme alla passione per le trasparenze ponderate e per il dialogo ininterrotto tra dentro e fuori.

Elementi chiave di questo sapiente gioco di tangram sono le vetrate dilatate dei fronti interni e il bianco assoluto delle superfici, quel bianco immacolato che è la somma di tutti i colori di Luis Barragán e dei suoi muri accesi dalla luce, la dichiarazione di un approccio attivo all'abitare, in grado di influenzare l'ambiente perché possa influenzare la vita. Rombo IV, la casa per gli ospiti presentata in queste pagine (insieme a Rombo I, lo studio-atelier), è stata l'ultima ad unirsi al set, consolidandolo come nucleo più omogeneo, protetto e chiuso verso il fronte strada con alti muri ciechi.

Lavoriamo con un gruppo molto ristretto: quattro persone con cui interagiamo quasi 12 ore al giorno, perché seguiamo tutti gli aspetti del processo realizzativo di un intervento, ingegneristico-strutturali, elettronici, illuminotecnici, d'arredo, fino al minimo dettaglio."

Era un corpo preesistente sviluppato su due livelli, che il programma funzionale ha ampliato su tre, lavorandolo come una scatola scavata per consentire sempre all'interno degli ambienti la percezione dell'esterno come ne fosse una parte connaturata e intrinseca. “È stato l'intervento più complesso”, spiegano i progettisti, “la configurazione del sedime ha veicolato il layout che ha ricercato nuovi disallineamenti, intersezioni geometriche e cambi di quota, per ritrovare un ordine formale e una dimensione di intima limpidezza in ogni immagine. Poi la scatola ha cercato di annullare le barriere alla percezione di una continuità tra dentro e fuori”, continuano, “limitando lo spessore delle partizioni vetrate nei punti essenziali dello sfondo, in modo da non sentirne la fisicità nella scansione ritmica delle pareti”.

Al piano terra si articolano le aree dedicate al parcheggio, all'ingresso (principale e di servizio), al living (soggiorno-pranzo -cucina), all'entertainment (palestra, cinema, biliardo); il primo livello dispiega quattro ampie suite con relativi servizi e terrazze-belvedere sul giardino, mentre l'ultimo è il regno del solarium e della piscina. Di fatto, come gli altri volumi, anche Rombo IV nasce dalla compenetrazione di cellule abitative a sequenza geometrica dinamica nel disegno di una successione di ambienti bianchi, aperti e continui, scolpiti da una luce a led cromaticamente mutevole dall'effetto quasi grafico, che funziona “come elemento di trasformazione, sottolineando varchi e passaggi, con intensità calde e fredde”.

Al piano terra, un lungo specchio d'acqua funge da ulteriore filtro tra le zone abitative, enfatizzandone l'astrazione quasi matematica che raggiunge l'ennesima potenza nella configurazione delle corti e delle terrazze esterne, concepite come altre case dentro la casa, intorno a complesse vasche d'acqua e ad alberi che diventano protagonisti. Sono proprio questi ultimi con le loro variegate silhouette a dichiarare il risultato dell'equazione progettuale ricercata: un riuscito e armonioso dialogo tra architettura e natura.

La configurazione del sedime ha veicolato il layout che ha ricercato nuovi disallineamenti, intersezioni geometriche e cambi di quota, per ritrovare un ordine formale e una dimensione di intima limpidezza in ogni immagine."

“A Città del Messico, come in ogni città molto popolata e vivace, gli alberi rappresentano un bene prezioso”, commentano gli Aragonés. “Sono organismi vivi, regalano atmosfera e riparo, privacy e la sensazione di essere scrutati solo dal cielo, dall'aria o dal sole. Effondono profumi, suoni e colori differenti durante il succedersi delle stagioni, lasciando filtrare la luce, da trattenere al massimo durante i mesi freddi, insieme a squarci di solitudine indispensabile all'introspezione. Abbiamo desiderato traslare e reiterare sotto forma di architettura queste loro peculiarità nello schema distributivo di spazi più o meno privati, innestati come rami su simbolici tronchi, che sono i corpi-scala di collegamento interno, i cuori di ogni rombo”.

Rombo I, che identifica lo studio di progettazione degli Aragonés, struttura altri tre livelli: al piano terra ospita la reception e due studioli, al primo gli ambienti condivisi con il team di architetti e designer e al secondo l'atelier espositivo.

“Lavoriamo con un gruppo molto ristretto”, precisa Miguel Ángel “quattro persone con cui interagiamo quasi 12 ore al giorno, perché seguiamo tutti gli aspetti del processo realizzativo di un intervento, ingegneristico-strutturali, elettronici, illuminotecnici, d'arredo, fino al minimo dettaglio. Ciascuno di noi ha la totale responsabilità nel coordinamento di una parte, anche nei rapporti con i collaboratori e i fornitori esterni. Personalmente non penso di avere le capacità di convivere con molte più persone nel quotidiano. Eccezion fatta per Ana, mia moglie, presente come responsabile dell'amministrazione generale e nume tutelare di Los Rombos”.

Progetto Miguel Ángel e Rafael Aragonés - Design Miguel Ángel Aragonés, Juan Vidaña, Rafael Aragonés, José Torres, Roberto Gutierrez - Foto Joe Fletcher courtesy Aragonés Studio