Il furniture designer londinese Robin Grasby interpreta il terrazzo in modo artigianale con l’87% di materiali riciclati. Sfridi inutilizzabili dell’industria lapidea quali polveri, graniglie e lastre rotte sono legati con una piccola quantità (il 13%) di resina, creando una superficie resistente e a bassa manutenzione. Invece di imporre motivi geometrici, Grasby predilige una disposizione casuale dei pezzi in marmo, in grado di riflettere la naturale irregolarità della tessitura lapidea.
Si allontana dai classici schemi del terrazzo, pur preservandone le radici, il designer di Brooklyn Robert Sukrachand. Anziché frammenti di pietra, utilizza scarti di vetro provenienti da una sua collezione di specchi. Si tratta di un terrazzo ‘epossidico’, in cui al posto del cemento viene impiegata la resina come legante, miscelata con polvere di marmo per dare un aspetto opaco.
I pezzi colorati e anticati degli specchi sono tagliati in forme organiche a richiamare i frammenti di pietra. Infine, viene apposta una lucidatura a base di pasta di marmo che conferisce una finitura satinata. La collezione Mirazzo prende spunto dalle panchine di strada, i tavoli degli scacchi nel parco pubblico e gli sgabelli a tre gambe tipici di Bangkok, in omaggio alle origini della famiglia paterna del designer. Nasce così il Thai Terrazzo.
Il Silipol è il materiale che venne impiegato da Franco Albini e Franca Helg per rivestire le pareti della linea M1 della metropolitana milanese. Un prodotto industriale riciclabile, composto da sfere di granito, marmo e cemento pressati senza additivi sintetici, che è il protagonista degli arredi progettati da DWA (Frederik De Wachter e Alberto Artesani). “Lastre simili a quadri astratti, punteggiate di colori, una diversa dall’altra. Per molto tempo l’immagine di questo materiale è rimasta in un angolo della nostra mente”, raccontano i designer che poi incontrano Mariotti Fulget, l’azienda produttrice in esclusiva del materiale. Per Caffè Populaire di Alcova, DWA realizza un tavolo che reinterpreta la tradizionale palladiana, con lastre di due centimetri di spessore e i pezzi variegati di Silipol, mettendone in mostra la varietà cromatica e di texture. La versatilità intrinseca nel terrazzo suggerisce l’impiego, nel suo amalgama, di ingredienti alternativi, così come processi sperimentati per la produzione delle lastre, nell’ottica del minor spreco possibile.