Negli spazi ristrutturati di una vecchia torrefazione torinese convivono ecologia cosmopolita e radicamento nella città, il desiderio di privacy familiare e la necessità di un baricentro dinamico per le traiettorie, locali e globali, di una coppia di architetti internazionali

Negli anni Novanta, Matteo Robiglio e Isabelle Toussaint, che sono gli autori, e gli abitanti soddisfatti, di questo loft torinese, operavano nel collettivo di Avventura Urbana, società specializzata nella progettazione partecipata di rigenerazione delle periferie. Qualche anno dopo, nel 2011, insieme fondano TRA (Toussaint Robiglio Architetti) e, quasi contemporaneamente, concepiscono e realizzano questa loro nuova dimora familiare.

L’avventura urbana, si potrebbe dire, continua, rifluendo dalle dinamiche complesse dei processi condivisi verso una dimensione più intima, dove alle discussioni tra abitanti e stakeholder si sostituisce l’opzione di comprare, ristrutturare e vivere a San Salvario: quartiere creativo di Torino, multietnico e tradizionale insieme, comodamente situato tra la stazione ferroviaria e il parco del Valentino che fiancheggia, a breve distanza, il corso del Po.

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Isabelle Toussaint, architetto, esperto in restauro urbano e architettonico, dal 1997 al 2011 è stata socia di Avventura Urbana; Matteo Robiglio, architetto, nel 1992 è stato uno dei soci fondatori di Avventura Urbana, la prima società italiana di professionisti specializzati nella progettazione e partecipazione per le politiche pubbliche. Nel 2011, fondano insieme TRA (Toussaint Robiglio Architetti).

La nuova residenza prende corpo in un isolato ottocentesco che, dopo i danni provocati dal bombardamento del 1944, era stato riconvertito a uso della Torrefazione Deorsola - un produttore ben noto ai torinesi - e che oggi, dopo una onorata carriera industriale, rinasce come loft contemporaneo.

Alle prese con vincoli piuttosto stretti, il progetto realizza, con pragmatismo, un interno che vuole essere elegante ma, nello stesso tempo, anche pratico e flessibile; l’obiettivo è un’abitazione che sia accogliente e informale al punto giusto, dove privacy e socialità si possano integrare facilmente. Ma è anche importante la logistica: la casa deve essere infatti anche un baricentro strategico rispetto alle traiettorie locali e globali di due architetti molto impegnati su diversi fronti, accademici e professionali.

Perciò, la vecchia fabbrica del caffè rinasce come uno spazio introflesso, “senza viste e sottratto alla vista”, come spiegano gli architetti, “fatto di due appartamenti bianchi delimitati da vetrate in ferro; uno per noi genitori, uno per i nostri due figli”. Gli spazi interni sono organizzati con duttilità, sfruttando le altezze, che nel vano del soggiorno raggiungono più di quattro metri, per inserire soppalchi: tre come camere da letto e il quarto, più grande, come un baldacchino che racchiude la cucina.

Nel progetto, condotto rigorosamente a quattro mani, bisogna confrontarsi con una molteplicità di bisogni e desideri: le esigenze del ménage familiare, il risparmio energetico, il piacere di un piccolo giardino murato, la privacy, e il gusto dei materiali e dei manufatti di memoria industriale accostati a pezzi di modernariato.

Il taglio è ‘avventuroso’, sì, ma senza esagerare: le volumetrie disponibili sono abilmente rimodellate, e l’attenzione è posta soprattutto nella qualità dell’abitare e nei dettagli, come le pannellature di legno industriale, gli infissi, che usano sempre colori e texture naturali, le grandi librerie, gli oggetti di affezione, la cucina a giorno, i pavimenti in cemento diamantato.

La vecchia fabbrica del caffè rinasce come uno spazio introflesso, senza viste e sottratto alla vista”, come spiegano gli architetti, fatto di due appartamenti bianchi delimitati da vetrate in ferro; uno per noi genitori, uno per i nostri due figli. (Matteo Robiglio e Isabelle Toussaint)"

I materiali e le tecnologie rispondono all’obiettivo, certificato e premiato da CasaClima, di collocare il nuovo edificio in classe A, raggiungendo i migliori livelli di efficienza energetica. Infatti, uno strato di pannelli in fibra di poliestere riciclato avvolge, con ottimo effetto isolante, gli interni, dove si incontrano pezzi di design italiano, soprattutto degli anni ’60, ’70 e ’80, mescolati con oggetti scovati tanto nelle soffitte delle case di famiglia quanto nei mercatini in giro per il mondo.

Progetto di TRA (Toussaint Robiglio Architetti) - Foto Monica Spezia / Living Inside