Come trasformare un piccolo monolocale di soli 40 mq in un accogliente nido colorato: ce lo raccontano Alessia Cavalli e Francesca Smaldore, co-fondatrici dello studio Caleidoscopio Architettura

Il monolocale ristrutturato a Roma dallo studio Caleidoscopio Architettura è emblema di come anche uno spazio ristretto e apparentemente privo di alternative possa convertirsi un’abitazione accogliente, in cui la massima ottimizzazione dello spazio convive con un’estetica sfiziosa e un po’ retrò, proprio come richiesto dalla proprietà.

Il lavoro di reiterpretazione nasce dall’esigenza della giovane proprietaria di casa, che desiderava vivere lo spazio di 40 metri quadrati in una modalità più affine e coerente con le sue abitudini domestiche.

In primis, il monolocale avrebbe dovuto rispondere al bisogno di dinamicità e completezza di fruizione.

È a partire da qui che hanno ragionato le due architette Alessia Cavalli e Francesca Smaldore, co-fondatrici dello studio romano: l’appartamento N.48, che originariamente si presentava come uno spazio organizzato in tre locali piuttosto ristretti, è stato trasformato come primo step in un unico, luminoso, open space di 40 mq.

Un monolocale in cui, per mezzo di astuzie e strumenti architettonici, la zona giorno e quella notte convivono armoniosamente in un pool di geometrie e colore.

La carta da parati è stata strategicamente utilizzata anche per mascherare l’ingresso e la zona armadio, sono poi state create finestre ovali che contornano l’altezza dell’unico ambiente creando una connessione visiva con il rosa protagonista del bagno; tutto è orientato a valorizzare la luce naturale già ampiamente accentuata dall'intervento di restyling, e a tracciare un percorso visivo che guidi lo sguardo nell’intero appartamento.

A separare i micro-ambienti 'tematici' sono sempre oggetti posti in modo strategico - qualche volta protagonisti, altre utilizzati come semplici arredi di scena - come la gradevole libreria a tutta altezza posta al centro della stanza.

Abbiamo chiesto alle architette come hanno lavorato al progetto.

Ristrutturare un monolocale: da dove partire?

Le case di piccole dimensioni rappresentano sempre una sfida, perché in piccoli spazi si devono concentrare armonicamente tutte le funzioni essenziali del vivere, senza rinunciare all’aspetto estetico e percettivo dello spazio.

La creazione di un nido accogliente parte dalla conoscenza profonda e dal dialogo continuo con chi abiterà la casa, dalle sue esperienze quotidiane, esigenze e ispirazioni. Ciò ha portato, in questo caso, alla creazione di ambiti più piccoli all’interno di uno spazio unico, in modo che in ognuno di essi la proprietaria riconosca se stessa e le sue abitudini.

Sono ambiti ottenuti dalla suddivisione dell’appartamento attraverso limiti intangibili suggeriti dalla disposizione degli arredi o dall’uso di colori e superfici diverse, invece delle classiche partizioni fisiche.

Su cosa avete concentrato l'attenzione durante il percorso di ristrutturazione?

L'abitazione prima del nostro intervento di ristrutturazione era divisa in tre stanze trasversali di piccole dimensioni, ognuna delle quali godeva di un unica finestra, pertanto gli spazi risultavano bui e la zona giorno pressoché inesistente.

La prima operazione progettuale ha riguardato la completa eliminazione delle partizioni interne esistenti e la creazione dei volumi più tecnici in prossimità dell’ingresso al fine di liberare la parete esterna principale dell’appartamento sulla quale sono presenti tutte le finestre della casa.

Grazie a questa operazione è stato possibile ottenere uno spazio unico libero e luminoso.

Illuminare la casa con la luce naturale è stato il primo intento del progetto, il secondo intento è stato quello di avere uno spazio più ampio rispetto a delle piccole camere in modo da godere di tutta la metratura disponibile e creare uno spazio dinamico grazie ad un susseguirsi di punti di vista e di scenografie ottenute con il diverso trattamento delle superfici e l’uso dei colori e dei materiali.

Quanto si deve al colore, nell’individuazione dei molteplici ambiti all’interno di un unico spazio?

Il colore ha giocato un ruolo essenziale perché ci ha permesso di creare attraverso l'uso di chiari e scuri, gradazioni e toni un gioco di sfondi e di primi piani.

In qualche caso il colore caratterizza e inquadra un singolo ambiente, in altri accompagna nei passaggi e nei percorsi, o, ancora, si trasforma su superfici contigue: il colore ha la forza di collegare oppure isolare o separare a livello percettivo senza toccare la spazialità, ma donando sensorialità all’ambiente.

Come avete individuato la palette cromatica?

Abbiamo studiato la palette cromatica partendo in primo luogo dall’individuazione dei colori più affini alla committenza, tra combinazioni e temperature più vicine al suo gusto e al suo animo, ricercando anche tra le palette dal gusto più retrò.

Sono stati quindi scelti i colori di cucina e bagno, infine con la scelta della carta da parati, abbiamo cercato delle gradazioni di colore che potessero dialogare tra loro, mantenendo un'armonia tra i toni e le saturazioni.

Per una massima personalizzazione degli spazi: quanto conta per voi lavorare con la proprietà?

Conoscere le esigenze e i desideri della Committenza è la parte fondante del nostro lavoro.

Il progetto d’interni parte sempre dall’ascolto attento e profondo delle richieste e delle ispirazioni di chi abiterà la casa e si sviluppa attraverso un dialogo continuo in tutte le fasi della progettazione.

Dalla scelta della configurazione planimetrica, all’articolazione volumetrica, fino alla scelta dei materiali, dei colori, dell’individuazione degli arredi e dell’illuminazione, il tutto senza perdere di vista il budget, il coinvolgimento della proprietaria è stato essenziale per creare degli spazi cuciti a misura della sua personalità.

È nato così uno spazio che è una partitura di azioni, emozioni, relazioni in cui ritrovarsi all’interno della casa.