L a visione che ha ispirato la casa di Jacopo Foggini in alta Valtrebbia, sull’Appennino piacentino, nasce nel tempo, dalla ricerca, durata alcuni anni, di un luogo deputato alla libertà di espressione e immaginazione. Un’abitazione-rifugio nata per lasciare spazio alla creatività e alla sfera privata, progettata insieme agli architetti Alice Nardi, la sua fidanzata, e a Roberto Bergonzi, collaboratore di mille avventure.

Foggini, artista e designer che realizza in metacrilato installazioni, corpi luminosi e sculture dalle forme organiche, fluide e fantastiche, ha scelto per la casa un’area elevata e in posizione panoramica, sopra Bobbio, con vista sul corso del Trebbia.

Il fiume, che in quella parte di vallata compie spettacolari anse scavate tra ripide coste verdeggianti, è stato l’elemento naturale che più lo ha conquistato, forse per un’implicita assonanza estetica con il filo luminescente di metacrilato, materiale d’elezione per le sue opere, forse per un richiamo esplicito alla dimensione del mare e dei suoi ampi orizzonti. L’abitazione, sorta sulle ceneri di un vecchio fienile, di cui è stata recuperata la volumetria, risulta articolata in più corpi aggregati liberamente, in base alle esigenze di disposizione degli spazi interni. La composizione, in una cornice lineare di carattere rurale, integra elementi stilistici di diversa provenienza, dai moduli abitativi con tetto spiovente in pietra tipici delle abitazioni di montagna, alla casa cubica con terrazzo sulla sommità (e scala esterna per raggiungerlo) tipica del Mediterraneo, e in particolare della Grecia, molto amata da Foggini. Da queste suggestioni deriva anche la scelta dell’intonaco finito a calce bianca accostato agli infissi rossi, che donano all’insieme un tono fiabesco “ricordano la casa di Hansel e Gretel” racconta Foggini. A queste suggestioni, libere e personali, corrisponde una ricerca accurata sui materiali e sugli arredi, che un fil rouge collega ai ricordi e al mondo poetico del proprietario. Gli spazi interni sono volutamente rarefatti, fortemente caratterizzati dagli elementi d’arredo e decorazione, con l’effetto complessivo di un contenitore arioso e ampio, predisposto sia per riunire gli amici, sia per abbandonarsi a momenti di relax in solitudine. La scelta delle finiture nasce da una ricerca sul riuso, uno scavo in profondità sulla materia e sulla sua possibilità di rinascita: sono di recupero le travi in larice e le pietre dei pavimenti (queste ultime provenienti da un’antica chiesa seicentesca), le piastrelle dei bagni e della cucina dipinte a mano e scovate presso il grande emporio di materiale di riuso del toscano Guido Frilli (Recuperando). Le porte provengono dal Giappone, opera dell’artista Masakatsu Tsumura, realizzate impiegando antichi legni di conifera asiatica, così come più che centenaria è la stufa in ghisa della cucina, posizionata accanto a un grande tavolo conviviale. Foggini l’ha trovata e acquistata da un antiquario torinese, ancor prima che esistesse la casa, come a comporre nel tempo un puzzle immaginario che via via ha preso forma. Di grande personalità anche il camino in ceramica dell’Ottocento veneziano, che ricorda la forma di un fungo, posizionato nell’angolo della camera da letto principale. Le creazioni artistiche del proprietario abitano ogni stanza: i Fiori dal lungo stelo che abbracciano lo spazio del soggiorno, i Dischi mono e multicolore apposti alle pareti, i Globi, i sontuosi Candelieri e i Gomitoli, sospesi e illuminati dal basso. Presenze che aprono lo spazio a percorsi meditativi e ludici al contempo, proiezioni immaginifiche magistralmente accordate a elementi di design di forte carattere, come il divano Boa di Edra, la Bubble Chair di Eero Aarnio o il pianoforte di Barnaba Fornasetti, pezzo unico appositamente creato per Jacopo Foggini. Un insieme armonioso e giocosamente provocatorio, che polarizza lo spazio verso un mondo poetico gelosamente custodito, collocato in un contesto paesaggistico di ardita bellezza.