Pietra e cemento, legno grezzo e tagliato al laser, ottoni, argenti e acciaio dialogano in inediti accostamenti nel loft di Paolo Tormena, ceo di Henge, e Isabella Genovese, architetto: un ex granaio del XVII secolo a Pieve di Soligo,nel Veneto, ristrutturato da Massimo Castagna, che ha disegnato anche gli arredi

Ci sono case che sono davvero lo specchio di una filosofia di vita in cui lavoro è fonte di gioia e ricerca condivisa in uno spirito di squadra. È il caso dell’interessante abitazione-vetrina di Paolo Tormena, fondatore e ceo di Henge, e della sua compagna, Isabella Genovese, architetto per il brand di interior design italiano che esprime glamour ed esclusività. Si tratta di un loft, uno spazio unitario di circa 200 metri quadrati nato come granaio, con possenti capriate lignee nel XVII secolo, a Pieve di Soligo, un borgo storico a nord di Treviso.


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Massimo Castagna inizia la sua attività professionale nel 1986, fondando lo studio AD architettura. Ha maturato una notevole esperienza professionale nel campo dell'architettura: edifici residenziali e commerciali, ristrutturazioni e ristrutturazioni conservative, alberghi, interior design, direzione artistica e design nel settore dell'arredamento, consulenza, progetti e supervisione della progettazione di punti di acquisto per l'arredamento.

Per trasformare l’antico silo di pietra, legno e metallo in un’abitazione contemporanea dotata di tutti i comfort, Massimo Castagna, designer di lungo corso di Henge, ha interpretato e declinato ai massimi livelli il valore di un’estetica che si contraddistingue per l’altissima qualità della lavorazione artigianale di prodotti, realizzati on demand a partire da un’accurata ricerca di materiali naturali, trattamenti e finiture. Un approccio che consente la massima personalizzazione di forme e dettagli, come si conviene alla migliore cultura del design made in Italy.

“È stata la casa stessa a scegliere per noi i nuovi materiali e i loro accostamenti” spiega l’architetto Castagna. “Nel totale rispetto del genius loci, abbiamo infatti privilegiato l’impiego di altre pietre, legni e metalli, ottoni e argenti soprattutto, che, lavorati fuori da qualsiasi standard seriale, imprimono a ogni dettaglio dello spazio abitativo un’espressività quasi artistica destinata a conquistare la patina del tempo in modo naturale e autentico.

È stato come intraprendere un affascinante viaggio nel cuore di una dolce terra collinare che regala emozioni e bellezza, ricca di storia e architettura, tradizione artigianale, sensorialità e colori, che spaziano dalle nuance dei prosecchi a quelle dei tetti a coppi in terracotta, senza dimenticare le ville del Palladio poco distanti.

Nella fattispecie, le lunghissime capriate e le travi in legno grezzo, che connotavano l’ex granaio”, continua, “ci hanno suggerito di costruire la zona destinata alla camera da letto e al bagno dedicato come una ‘scatola nella scatola’, un nuovo blocco autonomo all’interno del grande volume indiviso, preservando così la vista ininterrotta dei pregevoli elementi costruttivi”.

La complessità dell’intervento di risanamento e recupero delle tracce originali dello spazio si è poi confrontata con le piccole finestre che assolvevano funzioni di ventilazione non residenziale, lasciando fluire una luce calda e avvolgente. Sono state tutte ridisegnate negli infissi e nelle maniglie. L’eliminazione di superfetazioni posticce, dovute a successivi cambiamenti di destinazione d’uso dell’ex granaio, ha invece fatto riaffiorare su alcuni muri la pietra originaria della costruzione, che “ha chiamato a gran voce”, racconta Castagna, “l’accostamento a nuove pareti in cemento, liscio nella parte centrale e rugoso lungo il perimetro. Quanto agli elementi d’arredo, molti sono nati e pensati proprio per questa casa – e solo in seguito sono diventati prodotti – sempre con l’idea di dialogare con l’involucro preesistente e la sua personalità, senza mai prevaricare, in una ricerca di equilibrio, armonia e arricchimento di prospettive”.

Ecco allora che gli occhi abbracciano una nuova luce, con il benvenuto di una porta d’ingresso realizzata a mano in ottone brunito e di un pavimento in legno tagliato al laser ricomposto come un grande mosaico. E, ancora, le magie silver black degli anelli luminosi di forma poligonale sospesi nel vasto ambiente centrale dedicato al living e al relax, separato dalla zona notte mediante una parete in pannelli di ottone brunito.

È stata la casa stessa a scegliere per noi i nuovi materiali e i loro accostamenti. Nel totale rispetto del genius loci, abbiamo infatti privilegiato l’impiego di altre pietre, legni e metalli, ottoni e argenti soprattutto, che, lavorati fuori da qualsiasi standard seriale, imprimono a ogni dettaglio dello spazio abitativo un’espressività quasi artistica."

Senza interruzioni visive, la metamorfosi in chiave cocoon del luogo diventa ancora più evidente nella zona pranzo-cucina articolata sul fondo. Qui un tavolo lungo cinque metri in legno fossile di rovere comunica, in un riuscito parallelismo, con la forma scultorea e monolitica della cucina a isola di pari lunghezza, realizzata in preziosa pietra Cappuccino micro-sabbiata.

Sono i due elementi del paesaggio domestico che più rispecchiano, amplificandola, un’idea di bellezza da condividere con gli amici, in un clima conviviale e informale. Che quest’anno ha ispirato anche Yabu Pushelberg e Fausto Salvi, collaboratori speciali delle collezioni Henge presentate al Salone del Mobile di Milano.

Progetto di Massimo Castagna - Foto courtesy Henge