Con un amico architetto di grande esperienza, Corrado Papa, condividono dunque l’avventura di rendere abitabile e confortevole il casale, rispettando il genius-loci. Avevano trovato una costruzione fine Ottocento, sommatoria di fabbricati rurali, come di consuetudine cresciuti in modo spontaneo per assecondare esigenze famigliari e di attività, con una bellissima stalla deputata al ricovero dei bovini intorno alla corte con la mangiatoia.
Alla lunghissima stecca (circa 60 metri x 6), si era aggiunta sul terminale, intorno agli anni Cinquanta, una struttura abitativa (di 5 metri x 15) sviluppata su due livelli. Nell’insieme, si era configurata un’anomala forma a L con i due estremi congiunti da una corte riconducibile a una figura triangolare chiusa da una muratura alta di protezione verso l’esterno. Così era e così è rimasta.
Gli spazi di questa architettura rurale guardano infatti ancora oggi verso la corte e i terreni dell’intorno sospesi sulla foce del Tellaro e sul vecchio sito romano, negando qualsiasi rapporto con l’esterno, a garanzia di un’assoluta privacy, rafforzata dalla presenza di quattro magnifiche giacarande blu e una sequenza fitta di ombrose piante di carrubo.
Nella rimessa degli attrezzi meccanici agricoli al piano terra della struttura anni Cinquanta nasce il laboratorio di Antonino e Maurizio, il primo piano viene ridestinato a funzione abitativa (foresteria). “Il laboratorio, in realtà, l’abbiamo realizzato per ultimo”, riflettono, “prima abbiamo aggiustato la stanza dove si faceva la ricotta, poi quella a fianco dedicata all’olio, fino alla mandria, la stalla, dove sotto la grande tettoia per i bovini oggi esponiamo i nostri lavori”.
Succede infatti che nel primo dei vani della stecca 800esca, la stanza d’ingresso, un giorno crolli la copertura. La scelta è ardita: perdere delle cubature e mantenerla senza soffitto, confinata da muri scrostati di solarità mediterranea. Per permettere all’azzurro intenso del cielo siciliano di entrare in un soggiorno open-air nel quale organizzare cene sotto le stelle per amici e clienti. “Un incanto da vivere, un rudere ispirato alla famosa chiesa palermitana di Santa Maria dello Spasimo”, chiosano.