Diciamolo subito. L’anima di questa abitazione romana di alto profilo è l’arte. La carica coinvolgente del racconto architettonico è infatti supportata da opere contemporanee che, nella loro collocazione e fisicità materico-cromatica, creano un forte rapporto dialettico con lo spazio interno complessivo, 260 metri quadrati sviluppati su due livelli.

Ma, dopo l’intervento di ristrutturazione dello studio milanese Monzini Raboni, lo spazio è diventato proprio il loro volano-contraltare imprescindibile. Ciò che le valorizza come presenza all’interno di una configurazione flessibile, traghettata con leggerezza, asciuttezza e riduzione di segno, all’incontro con una nuova preziosità e una seconda giovinezza.

L’abito su misura di due appassionati collezionisti, understated e sofisticato al tempo stesso, che restituisce le atmosfere dilatate e rarefatte di una galleria privata, è qualcosa di radicalmente differente da ciò che era in origine: uno scenario statico, che introiettava in un impianto planimetrico classico elementi del contesto di gusto umbertino in cui si trova la casa, caratterizzata da doppi affacci con privilegiate viste sul Tevere e sui tetti del centro storico.

Gli architetti hanno realizzato una scomposizione di tipo neoplastico della scatola muraria, spezzando la ripetitività dei volumi e muovendo per parti con ribassamenti-rialzi, pieni e vuoti, sapienti aperture ad hoc, intorno a una passerella eletta a centro di riferimento della composizione.

Un telaio geometrico che, con opportuni innesti, sottolinea l’apertura spaziale sui due livelli e la circolazione che favorisce la comunicazione diretta tra le parti. L’integrazione tra funzioni, dimensioni di intimità e condivisione è stata coadiuvata anche replicando gli archi esistenti di facciata verso il vano scala e lucernario in modo da dilatare e rendere omogenea la luminosità delle zone più interne.

Spiega Giuseppe Raboni: “Prima dei lavori la casa aveva l’ingresso principale al piano inferiore, che non convinceva perché condizionava l’uso del soggiorno e una scala convenzionale in pietra. Si è deciso di portarlo al piano superiore ottimizzandone uno già preesistente alla quota condominiale.

Da questa scelta è nata l’idea di una passerella interna concepita come nuova protagonista ed elemento di raccordo tra gli ambienti, nonché di una nuova scala ad essa connessa che ne richiama nell’immagine la continuità materica. Una figura d’insieme di forte impatto visivo.

Sia il nuovo elemento realizzato in metallo che l’articolato disegno della ringhiera, con le forme oblique del parapetto che si proiettano sullo stesso pavimento della passerella come delle ombre, sono stati infatti molto curati.

Li abbiamo disegnati insieme allo strutturista e alla ditta Project di Torino che ha realizzato un prototipo del parapetto in modo che lo sviluppo fosse continuo, senza ripetizioni apparenti, anche se di base tutto è stato costruito attraverso un modulo preciso d’assemblaggio”.

La promenade, che funge da struttura ordinatrice, attraversa lo spazio a doppia altezza del living e conduce all’ingresso e da questo, altri gradini a sè stanti, alla cucina e al pranzo aperto sulla terrazza organizzati al livello superiore. All’altro estremo della passerella si accede su altro livello alla camera padronale isolata dal resto dell’appartamento e dotata di bagno e closet dedicati.

Al piano inferiore l’intervento ha previsto invece l’articolazione di altre camere per gli ospiti e di due grandi ambienti soggiorno messi in comunicazione tra loro tramite il ritmo di grandi aperture e la presenza al centro di un camino passante a tutta altezza.

“Benché complementari”, riflette il progettista, “questi ambienti giorno esprimono declinazioni differenti nell’uso, il primo più informale; il secondo, di contro, pensato per ricevere e conversare sotto le finestre, dove si trova un divano circolare di Cini Boeri su cui transita in quota la passerella, davanti a una grande opera in legno di Roberto Diago, un artista cubano”.

Come dire, anche gli arredi non sono note trascurabili nella mise en scene: classici del design italiano e della modernità milanese vanno a braccetto con l’arte alla scoperta di paesaggi domestici evergreen, perennemente in divenire.

Foto di Matteo Piazza – Testo di Antonella Boisi

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La zona d’ingresso al livello superiore. Da qui si accede al pranzo che affaccia sulla terrazza tramite una grande porta finestra pieghevole che, quando aperta, crea un corpo unico senza barriere tra interno ed esterno.
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Pianta di progetto.
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Pianta di progetto.
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Sezione di progetto.
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La passerella in metallo e lamiera forata che attraversa lo spazio a doppia altezza del soggiorno, realizzata su disegno dei progettisti da Project SRL Torino. Apparecchi illuminotecnici Erco.
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I due grandi ambienti soggiorno al livello inferiore, direttamente comunicanti. Al centro, il camino passante sovrastato da un’opera dell’americano Ryan Brown. Il divano verde è Kilt di Emaf Progetti, Zanotta.
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La scala di collegamento alla quota superiore.
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I due grandi ambienti soggiorno al livello inferiore, direttamente comunicanti. Al centro, il camino passante sovrastato da un’opera dell’artista tedesca Vera Lutter. In primo piano il divano Ben Ben Curvo di Arflex disegnato da Cini Boeri nel 2009 (riprende il modello Bengodi del 1974) e il tavolino Albino di Horm.
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Gli archi esistenti di facciata sono stati replicati verso il vano scala e lucernario, per dilatare la luminosità nelle parti più interne della casa. Al centro degli archi un’opera di Humberto Diaz.
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L’ambiente cucina è dominato da un’isola Boffi in metal titanio e in Dekton grigio antracite (by Cosentino). Sul fondo, tavolo in alluminio rosso Origami, disegnato nel 2006 da Giuseppe Raboni per Edizioni Straordinarie e, a parete, una composizione artistica in ceramica bianca e nera dell’artista belga Fabian Marti.
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La zona salotto-pranzo al livello superiore. Il divano e le poltrone sono pezzi unici storici in legno di Luigi Caccia Dominioni. Il grande quadro in bianco e nero è un’opera dell’ artista tedesca Iris Shoemaker.
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La zona salotto-pranzo al livello superiore aperto sulla terrazza. Il tavolo è un prototipo Azucena del 1940 disegnato sempre da Caccia Dominioni che si accompagna alle sedie Intrecci in legno e cinghie incrociate, progettate da Giuseppe Raboni.