Un intervento di recupero-riuso in zona Navigli, a pochi metri dalla vivace movida milanese.
Curioso perché la richiesta dei committenti era quella di ricavare, da un fabbricato a piano terra adibito precedentemente ad attività artigianale, tre unità possibilmente di uguali superfici e caratteristiche per i tre giovani figli.
Nella logica di costruire sul costruito, il progetto di Federico Delrosso si è adattato a queste specifiche esigenze, configurando tre loft di circa 100 metri quadrati ciascuno che sottolineano con sensibilità la coesione di due interventi – conservativo e contemporaneo – in grado di reinventare un manufatto edilizio segnato da una sequenza di finestroni su strada, un’altezza interessante e un accesso da un cortile interno defilato e silenzioso.
Quello presentato in queste pagine è il loft di Jacopo che rispecchia comunque la medesima tipologia e il layout degli altri due. L’altezza del volume ha infatti stimolato il progettista a immaginare un nuovo piano soppalco compiuto e indipendente per ciascuna delle tre situazioni individuali, ma idealmente passante che assume una valenza architettonica ed estetica fortemente riconoscibile nella composizione multipla dei tre moduli.
“Nello sviluppo, dopo un’operazione di pulizia e consolidamento dell’involucro originario, mantenuto intonso nella lettura, migliorato nella sicurezza complessiva e nell’aereazione, mi sono concentrato lungo l’asse longitudinale del rettangolo di circa 10×30 metri che è, in pianta, il corpo di fabbrica”, racconta Delrosso, “impostando una nuova struttura metallica assiale che sostiene autonomamente il nuovo piano soppalco staccato dalle murature perimetrali e chiuso parzialmente da travi/puntelli verticali.
Questi elementi sembrano la prosecuzione dell’orditura lignea del solaio superiore a vista, come se il soppalco fosse sospeso alla stessa; in realtà essi fungono da irrigidimento del solaio stesso e restituiscono un gioco illusorio che diventa la caratteristica principale del progetto, il suo fulcro, una sorta di spina dorsale che gestisce spazi e funzioni”.
Sopra, la zona notte con bagno dedicato è così racchiusa in una dimensione intima sottolineata dall’altezza contenuta del soffitto recuperato su cui si innestano i nuovi pannelli dai profili sottili e i montanti verticali in legno lamellare trattato, parti sia strutturali che finite.
Sotto, il soggiorno-pranzo-cucina-bagno convivono dentro il grande spazio unitario rischiarato da due enormi finestre rinnovate negli infissi a taglio termico e nei serramenti. A collegare i due livelli, una scala lineare in lamiera piegata: una figura leggera che non interrompe sul piano percettivo la predominanza della pelle lignea rispetto a quella metallica e le suggestioni raw dei mattoni rossi faccia a vista rivitalizzati dall’apparato murario perimetrale originario.
La scala confina con la parete dell’ambiente bagno (l’unico ambiente chiuso). “Era necessario a questo punto un contraltare di bilanciamento in grado di dichiarare, anche sul piano linguistico, le diverse zone di intervento”, continua Delrosso. Ecco perché gli unici blocchi ex novo che contengono i servizi sui due piani e gli arredi fissi su misura hanno assunto l’aspetto di volumi essenziali, neutri, intonacati e tinteggiati di bianco.
Un gradevole contrasto rispetto ai pavimenti in calcestruzzo e resine e agli impianti di tipo industriale lasciati a vista quando connessi alle pareti preesistenti. Incassati gli impianti lo sono, invece, nella parti nuove; come nella parete attrezzata della cucina che prosegue nel disegno del bagno. Estetica ‘cruda’ e valore espressivo degli oggetti.
Sempre nella logica di rispetto e valorizzazione del luogo, inoltre, sul pavimento del soppalco, in prossimità delle imponenti colonne in pietra ereditate dalla storia (che scandiscono ciascuna unità, nella fattispecie, una in posizione centrale), Delrosso ha previsto dei tagli in vetro, che danno slancio verticale e respiro alla zona sottostante, alta solo 2.10 metri. Di fatto, questi tagli ricercano anche quella fluidità e luminosità naturale che in uno spazio a piano terra restano un po’ sacrificate, soprattutto quando nato con una vocazione differente.
A sostenere il racconto ci pensano comunque oggi le luci di Davide Groppi che ridisegnano silhouette, forme e ombre di questo palcoscenico domestico, easy da vivere e di densa atmosfera newyorkese nel suo brutalismo soft, privo di spazi residuali e scevro di orpelli.
Foto di Matteo Piazza – Testo di Antonella Boisi