Per contro, gli altri due livelli sono stati completamente svuotati, reinterpretati e modificati nelle funzioni: quello intermedio accoglie uno studio e una zona per gli ospiti, l’ultimo una master-suite dotata di cabina-armadio, bagno dedicato e living privato. Ambienti che si compenetrano e fluiscono uno nell’altro.
“Sono irriconoscibili”, continua l’architetto. “D’altronde il piacere di sentirsi a casa (ora che lo è diventata a tutti gli effetti) resta privilegio di mio figlio. Certo la mano, il timbro, la voglia di giocare con gli spazi e di creare qualcosa di gradevole mi appartengono. Ma la proposta di questa particolare dimensione di comfort leggera e informale nasce dal confronto con lui e, in senso lato, con una generazione che più della nostra, esposta a connessioni e relazioni virtuali infinite, apprezza una logica abitativa dinamica e flessibile; aperta a momenti di incontro e socializzazione, ma altrettanto chiusa in difesa di una preziosa privacy”.