In un ex deposito di Roma, un loft concepito come residenza e spazio espositivo di una manager appassionata di arte e design coniuga grande pulizia formale e rigore geometrico, tocchi industrial e arredi made in Italy

Un treno passa rapido. Tagliando il panorama in due con i riflessi della sua corazza metallica, lascia dietro sé un groviglio di binari e un filare ordinato, sistematico di fabbricati, interrotto solo dalla torre in cemento di un serbatoio d’acqua. Potrebbe essere New York e invece siamo a Roma, in quella periferia est circoscritta dai quartieri Pigneto e Tiburtino che da tempo è al centro della scena della creatività capitolina. Ne è la prova questo open space, inserito in un edificio di archeologia industriale, una volta deposito di furgoni, ora factory di artisti, professionisti della creatività e collezionisti, che qui hanno la propria residenza e lo studio. L’appartamento stesso è stato per anni l’atelier di Piero Pizzi Cannella, pittore di fama internazionale, originario della provincia di Roma, e poi è passato nelle mani di una manager appassionata di arte e design, che ne ha fatto la propria abitazione e una galleria per mostre ed eventi culturali.


Francesco Chiovenda e Matteo Grimaldi
°
Fondato nel 2006 dagli architetti Matteo Grimaldi e Francesco Chiovenda, Nema è uno studio italiano che fornisce servizi di progettazione architettonica, pianificazione e interior design. Nema opera in tutto il mondo seguendo tutte le fasi del processo, dalla progettazione alla realizzazione. Nema ha creato una rete di consulenti (ingegneria strutturale e MEP, esperti di risparmio energetico, responsabili delle analisi finanziarie e della fattibilità) per integrare la progettazione con tutte le competenze necessarie.

Ritroviamo questa doppia natura del loft, pubblica e privata allo stesso tempo, nella disposizione degli spazi, nei passaggi fluidi da un ambiente all’altro, che comunicano fra loro senza interruzioni. A firmare il progetto è Studio Nema, fondato a Roma nel 2006 da Francesco Chiovenda e Matteo Grimaldi, una lunga esperienza nel campo dell’interior e dell’architettura, maturata fra New York e Parigi a fianco di Thomas Leeser, Mark Goulthorpe e dello studio Zaha Hadid Architects: “Per noi era fondamentale mantenere la cifra dell’atelier d’artista, conservarne l’atmosfera in armonia con lo spazio espositivo, soprattutto in un caso come questo in cui la personalità di Pizzi Cannella è molto forte e presente”.

Così l’ingresso è una galleria, dove trovano alloggio le acquisizioni più recenti della collezione della proprietaria, mentre ampio spazio è dedicato al living e alla zona musica con il pianoforte, la batteria e la chitarra. Da qui la grande parete completamente vetrata apre l’appartamento alla luce e alla vista aperta, senza ostacoli, della città. Il passaggio alla cucina avviene ancora una volta senza soluzione di continuità mentre un breve corridoio con armadiature invisibili segna un cambio di passo, un procedere per spazi più raccolti, che prelude all’area intima e funzionale della casa, con la camera da letto, il bagno, la lavanderia, il ripostiglio e la dispensa.

Abbiamo distinto nettamente quello che era nuovo da quello che era preesistente, per rispettare e valorizzare l’identità dell’edificio, evitando però ogni tipo di formalismo legato allo stile industrial."

Arte, design, musica animano gli ambienti, parti di un racconto per oggetti che non perde mai il filo, che traccia un’immagine multiforme dell’appartamento, in cui le passioni di chi lo abita, siano esse grandi o piccole, trovano spazio. Non una galleria impersonale priva di connotazioni o uno spazio di rappresentanza destinato a impressionare, ma un ambiente che nulla sacrifica alla vivibilità in termini di funzionalità e comfort, che si apre a più usi contemporaneamente e senza conflitto. Il cemento armato della struttura dell’edificio viene esposto, svestito di quella vernice bianca che lo copriva, a testimonianza della stratificazione dei vari interventi nel tempo.

Il passato e il presente coesistono, elementi di segno diverso di un’unica poetica, che Studio Nema porta agli occhi del lettore: “Abbiamo distinto nettamente quello che era nuovo da quello che era preesistente, per rispettare e valorizzare l’identità dell’edificio, evitando però ogni tipo di formalismo legato allo stile industrial”. Lontano dai linguaggi stereotipati, il progetto sposa armoniosamente cifre solitamente in antitesi fra loro: industriale e borghese, pubblico e privato, contemporaneo e classico.

Per noi era fondamentale mantenere la cifra dell’atelier d’artista, conservarne l’atmosfera in armonia con lo spazio espositivo, soprattutto in un caso come questo in cui la personalità di Pizzi Cannella è molto forte e presente"

Così succede che elementi tipici dello stile industrial assumano una connotazione nuova: le linee verticali della lamiera grecata bianca e quelle orizzontali delle travi di cemento a vista scure segnano un ritmo geometrico dal gusto déco che, insieme alla grande cura per i dettagli e gli arredi custom, fanno di questo interno un progetto ricercato, distante da ogni manierismo.

Progetto Studio Nema - Foto Omar Golli, courtesy Studio Nema