La residenza e laboratorio del floral designer romano Dylan Tripp al Mandrione, quartiere della Capitale denso di suggestioni

Non si può dire di conoscere Roma se non si è visitato, almeno una volta, il Mandrione. L’Acquedotto Felice e i laboratori artigiani, la ferrovia e le memorie pasoliniane, gli echi della movida poco distante del Pigneto: c’è la miscela perfetta di suggestioni stratificate tipiche della Capitale, nel quartiere che si apre come un pezzo di campagna nella prima periferia e dove, nel Dopoguerra, contadini e sfollati pascolavano le greggi. 

È in questo avamposto popolare e creativo che ha voluto la sua residenza e laboratorio il floral designer Dylan Tripp, quarantenne romano di origini americane, già stilista per Valentino e Fendi e talent scout per le residenze artistiche di Paraphernalia, uno dei primi concept store della capitale. Una casa immersa nel verde e che riflette una vocazione di designer tout court, integrando gli spazi per il lavoro con quelli per la quotidianità domestica, con un giardino lussureggiante a fare da sipario tra la dimensione intima e la vita vivace del quartiere.

“Cercavamo con il mio compagno un’abitazione con uno spazio esterno che non fosse troppo lontano dal centro. E ci siamo imbattuti in questa casa, in città ma con unaria di campagna. E in una via con molta stratificazione storica, come è tipico di Roma”, racconta Tripp. “Volevo che lo spazio domestico e familiare fosse legato alla mia idea di creazione e connessione con quello che ci circonda ogni giorno”. 

Nella casa, elementi storici si fondono con linee più contemporanee, insieme a ricordi di viaggio come le cornici dorate di cartapesta del Settecento siciliano comprate a Noto, e a pezzi di modernariato scoperti in giro per mercatini italiani e non, primo tra tutti il Porte de Clignancourt di Parigi.

Il designer ha progettato la casa come un dialogo visivo con il verde esterno del giardino che riempie la vista di chi sta all’interno. Dal giardino si accede alla luminosa zona living, dove un tessuto trompe-l'oeil proveniente da una residenza provenzale gioca con il mix di arredi anni Cinquanta, la collezione di libri fotografici di moda, i numerosi oggetti di famiglia e i vasi in ceramica di Umberto Mantineo e di StudioErikGutter

Le visioni floreali di Dylan Tripp, quasi come sculture vive al profumo di lisianthus, eucalipto, rosa canina, dalia e celosia, animano la cucina, la zona living e gli ambienti più privati, caratterizzati da interventi sartoriali di recupero come l’inserimento nel pavimento in resina delle cementine originali della casa e da oggetti contemporanei e artigianali.

Tra gli altri, il Clay Table with Drawer di Maarten Baas, le Etch Pendant di Tom Dixon, i vasi multicolore di Gaetano Pesce e le ceramiche amalfitane di Reinaldo Sanguino per Made in Edit, tutti tesori scovati dalla galleria romana Mia. E uno scrigno del Seicento della bisnonna ritrovato in un garage che, racconta, è il pezzo a cui è più affezionato, come in generale lo è a tutto ciò che porta con sé il ricordo di un momento o di una persona.

Istintivo è l’equilibrio tra pezzi di design, ricordi di viaggio e objets trouvés: “Non amo le case che sono in un solo modo. Mixare oggetti e ricordi fa in modo che una casa sia davvero vissuta e reale. E il design aiuta sicuramente a rendere tutto più fresco e contemporaneo”.