Per quanto riguarda gli oggetti, il tuo linguaggio interpreta la natura con una nota poetica. Ti ritrovi in questa definizione? A chi pensi sia rivolto?
Alessandra Baldereschi: “Quando una persona sceglie un oggetto per i suoi spazi di solito si identifica nel mondo che vede rappresentato, in quella narrazione. Io preferisco, per attitudine, rimanere evocativa.
Tendo infatti a rappresentare il mondo vegetale, rispetto a quello animale che è più facilmente figurativo. Per Ichendorf, per esempio, la collezione Greenmood si basa su un soggetto formato da due foglie su un rametto. Ho racchiuso tutto in quei semplici tre elementi.
Trovo che sia un linguaggio adatto a dialogare ed essere compreso da tutti, senza distinzione di genere o di appartenenza geografica.
Ci sono progetti, poi, dove posso esprimere la fantasia al massimo, in assoluta libertà: penso alle mostre ideate da Dilmos. Qualche anno fa avevo realizzato delle poltrone prodotte con muschi naturali, questo’anno, in occasione del FuoriSalone, il tema proposto a me e altri due designer, era proprio quello di presentare una stanza, dove protagonista fosse un tavolo, che rispecchiasse la propria identità.
Il mio tavolo Robin, realizzato in ottone spazzolato in collaborazione con De Castelli, rimanda della flora e della fauna dei boschi".