Un intervento essenziale, definito da una scansione geometrica di rifrazioni, enfatizza il contesto storico – opulento – di un’abitazione a Cesena

Soffitti alti quattro metri, impianto murario a croce, affreschi del XVIII secolo e decori originali su pareti, volte, elementi architettonici e serramenti. Siamo nel centro antico di Cesena, all’interno di Palazzo Belletti, dove Cavejastudio architetti, in collaborazione con lo studio multidisciplinare Denara, ha curato con sapienza e in essenza l’intervento di restauro e ristrutturazione conservativa di un prestigioso appartamento di interesse storico collocato al primo piano. 

Gli ingredienti in sottrazione – del progetto sono pochi e mirati, a enfatizzare il contesto: la luce, propagata dai grandi specchi e delle superfici riflettenti, e le geometrie ortogonali delle fughe, nere e nette, che scandiscono i pannelli e disegnano gli spazi.

Stupore barocco (in chiave minimale) come metro progettuale

“È dell’architetto il fin la meraviglia” spiegano i progettisti di Cavejastudio, traslando in chiave progettuale la massima scritta circa quattrocento anni fa da Giambattista Marino, esponente della poesia barocca. “Lo stupore accoglie chi entra nella residenza e lo stesso stupore è il metro che definisce l’organismo contenitore che struttura lo spazio dell’ingresso e lo reinterpreta”.

Ampliare sguardo e visione

“Le superfici specchiate che avvolgono il nuovo manufatto sono una perfetta macchina che avvicina e allontana lo sguardo, moltiplica la visione ed estranea dal mondo: un tentativo nel solco della migliore tradizione barocca di catturare l’infinito” concludono i progettisti.

Soluzioni minimali puntuali

La filosofia dell’intero progetto si basa sul mantenimento dell’involucro murario a croce che divide l’appartamento in quattro ambienti simili tra loro, evitando la necessità di ulteriori elementi distributivi, ma intervenendo con soluzioni minimali puntuali, che ottimizzano e donano luce agli spazi, capaci di relazionarsi con la storicità e l’opulenza decorativa esistente, senza entrarne in collisione.

Al centro un mobile contenitivo specchiato

Protagonista dell’ingresso, e di tutta l’abitazione, un mobile contenitivo che racchiude cabina-armadio e dispensa e al tempo stesso supporta un soppalco su cui è collocato un intimo spazio conviviale. L’intero volume, tecnico, funzionale ma anche decorativo, è ricoperto di pannelli specchiati, intervallati da raffinate fughe nere ortogonali, che rifrangono e moltiplicano la luce ma ne smaterializzano la presenza, rendendolo leggero e misterioso.

Arredi come dispositivi architettonici

Sia nell’ambiente living che nelle due camere da letto sono i mobili stessi, con i loro volumi leggeri, luminosi e funzionali, a diventare i dispositivi spaziali che configurano i layout distributivi. Se la posizione del blocco cucina su pedana sottolinea l’asse ingresso salotto tipico dei piani nobili, l’armadio ideato per la seconda stanza si modella sulle travi del soffitto diventando l’elemento divisorio dallo spazio dedicato al benessere in cui troneggia una vasca freestanding.

Cromie e specchi, rifrazioni e illusioni

Le sofisticate cromature scelte per gli arredi seguono una palette ricavata dalle tonalità degli affreschi, in modo da instaurare un dialogo armonico tra i nuovi elementi contemporanei e le preesisitenze storiche. Ad enfatizzare gli ambienti, estremamente eleganti nella loro sobrietà, i faretti che, installati in basso, proiettano verso l’alto la luce per sottolineare i pregiati decori e al contempo moltiplicare rifrazioni e illusioni ottiche e spaziali create dal gioco di specchi.