Uno storico indirizzo di New York torna a vivere: l’ex Club 82 si è trasformato in un ristorante con cabaret, progettato da Annabel Karim Kassar in nome del massimalismo opulento

A New York, il nuovo ristorante francese Ella Funt porta il nome di una delle più apprezzate performer del celebre Club 82 dell’East Village, un omaggio alla storia del locale ormai cult a più battute ripreso anche nel nuovo progetto di interior, firmato Annabel Karim Kassar.

L’indirizzo è lo stesso, la vocazione all’intrattenimento anche, ma l’organizzazione interna è rivista: mentre al piano terra ora c’è il nuovo Ella Funt restaurant, al livello sotterraneo sorge un locale cabaret in cui godere del sano divertimento dopo cena.

Per quanto riguarda il ristorante, l’architetta franco-libanese ha voluto proporre un’atmosfera sensuale, ottenuta dal mix di tinte calde, texture e giochi di luce intriganti, che ben combina l’eleganza della cucina francese con l’opulenza teatrale evocativa del luogo.

Voglia di massimalismo

Il progetto firmato AKK Architects per il nuovo ristorante newyorkese Ella Funt è una dichiarazione d’amore per l’approccio massimalista. Un azzardo forse, sicuramente controcorrente rispetto alla tendenza che attualmente vuole locali di ristorazione della Grande Mela votati a un’essenzialità quasi brutalista. Qui, al contrario, lo sguardo incontra camei all’opulenza drammatica dei locali newyorkesi del passato.

Tra i riferimenti che l’architetta Kassar ha voluto tenere a mente durante la progettazione c’è, in particolare, l’opera murale dell'ormai chiuso ‘Palio Bar’ sulla West 51st da lei definita “dalla vertiginosa bellezza”; il ristorante toscano ospitava un lavoro neoespressionista di Sandro Chia, che inscenava il ‘Palio di Siena’ a tutta parete, dettaglio ricordato con nostalgia dai più aficionados.

Effetto nostalgia

Ogni ambiente – dalla sala bar a quella adibita al pranzo, ma anche le toilettes – gode di una sua speciale interpretazione. A fare da spartiacque, le piastrelle orientali vintage a parete: a ognuna, la sua. Una strategia che, avvalorata dalle numerose superfici specchiate, contribuisce ad aumentare la drammaticità del locale. La libreria leggermente illuminata e dalla silhouette irregolare, per esempio, fa da ponte tra la cucina e la sala da pranzo conferendo una sensazione di energia frizzante tipica dei locali anni ‘20.

La sala da pranzo principale è stata pensata come una Salle a Manger francese, arricchita dall’opera murale su larga scala dipinto dall'artista di Newyorkese Marcus Jahmal. Oltre a questo spazio, votato a un’atmosfera più formale e avvolgente, Kassar ha riservato una stanza a coloro che apprezzano momenti dal sapore ‘easy’, dove gustare vino biologico, cocktail e piccoli piatti, creando un punto di interesse unico e un elemento di voyeurismo - come fosse un luogo d’incontro per "osservare ed essere osservati".

A completare la sensualità dominante, un progetto di lighting design che impreziosisce.

La cucina a vista, poi, invita gli ospiti a godersi il teatro culinario dello chef Nick Koustefanou; l’area bar è invece pensata per cambiare connotati: mentre durante il giorno è un confortevole luogo di relax, la sera si trasforma in locale intimo e vivace, con zone esclusive e private.

Crediti del progetto:

Annabel Karim Kassar: Concept design, curator and designer-in-charge
Architecture: AKK Architects (annabelkassar.com)
Rabih Zeidan: Architect, designer and project manager
Violaine Jeantet: Interior architect
Caroline Kassar: Artistic direction for Hello Number
Anna Ogden-Smith: Visual communication, Banana Monkey
Laura Blakeman: PR & Communications, LB Agency
Seth Caplan: Photography