Se hotel firmati e stellati votati al turismo leisure e/o d’affari nascono come funghi nel 2023, quando si parla della collezione Bulgari Hotels & Resorts - e, nella fattispecie, degli ultimi nati, Tokyo e Roma, inaugurati rispettivamente lo scorso aprile e agli inizi di giugno di quest’anno - si entra in un altro mondo: quello dell’unicità irriproducibile di un gioiello, per design, maestria artigianale del dettaglio e servizio.
“Abbiamo realizzato solo nove strutture di ospitalità nel mondo, nell’arco di un ventennio”, spiega Silvio Ursini, vicepresidente del Gruppo Bulgari, responsabile della strategia e design direction dei Bulgari Hotels & Resorts. Il primo è stato il Bulgari Hotel a Milano nel 2004, poi Bali (2006), Londra (2012), Pechino e Dubai (2017), Shanghai (2018), Parigi (2021). Qual è dunque il segreto di questo progetto d’eccellenza visionario all’interno di un mercato che si è evoluto e vede oggi Bulgari un marchio globale parte del colosso del lusso LVMH?
Bulgari Hotels: la bellezza di una storia
“La sua coerenza e verità, da cui traiamo grandissima forza”, dichiara Ursini. “La pazienza e il rigore nello scegliere solo i luoghi giusti per posizione e caratteristiche. Fortunatamente il nostro dogma è sempre stato: apriremo solo e solamente dove e quando troveremo dei posti straordinari. Roma compresa, la fonte della ricchezza di Bulgari – la bellezza della nostra storia – e che, già vent’anni fa, era in cima alle priorità. Ma anche l’espressione asciutta e atemporale nello stile. Basti pensare che l’albergo pilota di Milano non è cambiato di una virgola dal 2004. I clienti ci riconoscono l’anima delle nostre strutture: l’energia che trasmettono nell’esperienza. Da gioiellieri dell’ospitalità teniamo fede coi fatti ai principi che enunciamo. Così gli stessi alberghi sono diventati delle scuole di formazione interna che poi gli ospiti percepiscono nell’impeccabilità del servizio”.
Una filosofia di vita
E se Bulgari resta una filosofia di vita, la sua declinazione si deve all’intenso lavoro di collaborazione, scambio, confronto tra Silvio Ursini e lo studio ACPV Architects - Antonio Citterio Patricia Viel, progettisti dell’intera collezione del Gruppo. “Negli anni, abbiamo acquisito un’expertise nel progettare gli alberghi Bulgari configuratasi a mano a mano secondo precise caratteristiche: la riconoscibilità delle destinazioni e del dna del brand”, riflette Patricia Viel. “Di fatto, Bulgari Hotels ha creato una forma di accoglienza di altissima qualità, colta ma informale, raffinata e cosmopolita, confortevole e di grande intimità, votata alla percezione visiva e sensoriale di un benessere più profondo per l’ospite.”
Personalità di un brand
“Materiali e finiture che invecchiano bene insieme al design italiano contemporaneo – i prodotti di Antonio Citterio – definiscono un mondo estetico che è davvero speciale. Ciò che rimane dentro questi progetti e in quelli che verranno è un’idea del bello che rispecchia la personalità della marca. Ma, interpretandone l’evoluzione e mantenendo saldi certi codici di riconoscibilità visiva, nei recenti Bulgari hotel di Tokyo e di Roma, il progetto è arrivato a una maturità concettuale”, continua. “C’è stata una ricerca sui fondamentali del decoro e sull’utilizzo del colore come valori fortemente connotanti e peculiari.
Design come cultura antropologica
Quando abbiamo iniziato il progetto del Bulgari Hotel Tokyo, nel 2015, abbiamo notato che ci sono elementi volti al desiderio di abbellire che sono ovunque identici e attraversano tutte le culture, perché sono parte della cultura antropologica dell’essere umano. Per esempio, il motivo a coda di pavone utilizzato per decorare la lunga parete di mosaico che si trova all’arrivo richiama il ventaglio del sanpietrino romano della pavimentazione, il repertorio delle terme di Caracalla ma anche figure tipiche dei tessuti tradizionali giapponesi”.
Tessuti disegnati ad hoc
Quello che fa la differenza qui sono proprio i tessuti realizzati, sia negli spazi pubblici che privati, su disegno dei progettisti dalla Hosoo, un’antichissima manifattura di kimono di Kyoto. Insieme a una gamma materico-cromatica che privilegia calde tonalità aranciate, dorate e la vena cognac dell’olmo (non c’è rovere, come a Milano) per boiserie ed elementi d’arredo in massello di accurata lavorazione artigianale. Un contraltare ideale per l’albergo che si contestualizza in un grattacielo nella centralità urbana algida e quasi monocroma di Ginza. La lobby e gli ascensori sono racchiusi in una scatola di vetro, al piano terra, uno spazio di transizione, mentre la reception, gli spazi pubblici e privati si sviluppano dal 40° al 45° livello.
A Tokyo tra le nuvole
“Ovviamente la location l’abbiamo scelta sempre in virtù della posizione e delle viste impareggiabili: sei tra le nuvole, hai di fronte lo spettacolo del monte Fuji, da una parte la baia e dall’altra luoghi iconici della città”, interviene Silvio Ursini. “Ma quando scendi, tutta Tokyo è ai tuoi piedi: a pochi passi le boutique esclusive di Ginza, il Palazzo imperiale con i suoi giardini e l’antica stazione ferroviaria”. Staccandosi dalla crosta densa della città, il fiore all’occhiello dell’hotel restano le due terrazze pensili, al 40°e al 45° livello, create dai progettisti, che dilatano all’esterno degli spazi comuni l’esperienza dell’italian way of living Bulgari, con la sorpresa e i piaceri sensoriali di un giardino mediterraneo.
La quintessenza dell’italianità a Roma
Nell’evoluzione, il concept site specific Bulgari Hotel ha poi trovato la sua apoteosi a Roma, che nasce sotto una ‘congiuntura astrale’ a piazza Augusto Imperatore, per celebrare la quintessenza dell’italianità e della romanità dei gioiellieri del colore: classicità e mediterraneità. “In senso metaforico siamo partiti proprio da qui”, racconta Silvio Ursini. “Sotirio Bulgari, il fondatore greco dell’azienda nel 1884, aveva fatto un lungo viaggio da Corfù a Napoli, per approdare a Roma in via Sistina nel 1884 e poi aprire il suo grande negozio in via dei Condotti nel 1933. Ci piace immaginarci i figli di Sotirio, Giorgio e Costantino, negli anni Trenta, che progettano il negozio, mentre l’architetto Vittorio Ballio Morpurgo inizia a pensare all’edificio in cui ora abbiamo trovato casa e a progettare la piazza che glorifica l’antico Mausoleo di Augusto Imperatore. Una composizione perfetta: un quadrato formato da tre blocchi monumentali ma gentili in travertino ocra e mattoni rossi e il quarto definito dal Museo dell’Ara Pacis, con al centro il volume circolare del Mausoleo”.
L’energia del luogo
Conviene Patricia Viel: “Senza dimenticare che quando inizia il nostro progetto, nel 2017, per uno dei tre edifici pensati in origine da Morpurgo come sede dell’Inps e poi passati a mani private, partono anche la gara per il recupero di piazza Augusto Imperatore a firma di Francesco Cellini e il restauro del Mausoleo, come sospeso nel vuoto metafisico di una grande quinta scenica”. Sono alcuni dei piccoli segni del destino che riportano in un’oasi di pace, dove l’energia del luogo diventa un tutt’uno con il sentirsi isolati dal rumore della città. Quasi in un resort. “La planimetria non era di facile riconfigurazione, anche se abbiamo ritrovato una lettera di Morpurgo che dichiarava di aver pensato proprio alla destinazione di questo edificio come albergo. La chiave del progetto è stata mettere insieme il rigore degli anni Trenta con lo sfarzo rigoroso della romanità augustea di inizio impero, quella dell’Urbe di pietra, dell’opus sectile e dei marmi policromi”, ricorda l’architetto.
Omaggio alla città eterna
“L’edificio di matrice razionalista rivelava poi dettagli inaspettati: portali bordati in marmo grigio Fior di Pesco, scenografiche scale elicoidali, grandi mosaici in marmi colorati tagliati con la tenaglia. Abbiamo recuperato tutto, celando all’interno di un’ampia porzione del sesto e ultimo piano, senza occupare la terrazza, l’apparato tecnologico necessario alla vita contemporanea di un albergo”. Quindi il progetto ha nuovamente reso omaggio a Roma con un tripudio di marmi legati a lavorazioni, dettagli, elementi di decoro dai riferimenti colti e a mosaici ispirati dalle Terme di Caracalla e dalla Villa di Livia, moglie di Augusto. Ai marmi si accordano arredi e complementi con un tema cromatico portante, soprattutto negli spazi privati, declinati in una palette di verdi, rossi, gialli e avori. Nei loro codici di riconoscibilità consueti, gli spazi pubblici si arricchiscono, invece, per la prima volta, di un Caffè aperto alla comunità, situato sotto il portico colonnato orientato verso la piazza, e di tradizionali terrazze romane. Quella sul roof top, concepita come un lussureggiante giardino mediterraneo, è la più generosa di viste impagabili sull’intorno.
Per aspera ad astra
L’unicum al Bulgari Hotel Roma, è infine la spa, sviluppata su tre livelli, dove otto solenni colonne rivestite di marmo Arabescato Corchia scanalato si ergono da una grandiosa vasca natatoria fuori rivestita di marmo Striato Olimpico. Non poteva che essere così, per l’ammiraglia della flotta Bulgari ancorata proprio di fronte al Mausoleo, con cui dialoga da diverse prospettive. Dalla piazza, entrando nel vestibolo a tamburo, c’è una statua del giovane Augusto in marmo. Su un bassorilievo della facciata sud, la scritta latina recita: Questo è il luogo dove l’anima di Augusto vola nell’aria. “L’imperatore è il nostro nume tutelare”, chiosa Ursini. “Per aspera ad astra”, dunque. Il progetto non si ferma con Roma. Le prossime aperture già annunciate prevedono Maldive, Miami e Los Angeles, tra il 2025 e il 2026.
Project director Roberto Mariani Architect - Photo courtesy Bulgari