Lo studio milanese Icona Architetti ha trasformato l'anima apparentemente distaccata di un attico ad alta quota, in un caldo e accogliente nido dove il legno detta il ritmo di un dialogo nel tempo

Con la primavera 2023 alle porte, quale modo migliore per salutare la stagione fredda se non raccontando come Icona Architetti ha trasformato un ampio attico di montagna in un raccolto chalet vista vette, dal cuore intimo.

Rivestito in legno, in altezza e in lunghezza, con finestre - ora piccole e ora ampie - affacciate sul panorama di Champoluc e una deliziosa mini-scala a chiocciola che suddivide il piano inferiore da quello superiore, questo chalet di montagna rappresenta il sogno di qualsiasi amante della vita silenziosa e raccolta della montagna.

Un luogo dove rifugiarsi, in qualsiasi stagione. Ma che d'inverno dà il meglio di sé, anche grazie agli accorgimenti di stile con cui viene proposto in questi scatti: morbide coperte in eco-pelo e un caldo tappeto effetto foliage che invita a coccolarsi, volando con l'immaginazione.

Un tradizionale rascard, all'ultimo piano di un condomino

È divertente e quasi ispirazionale la genesi del progetto: quando l'attuale coppia proprietaria dell'appartamento ha avviato la ricerca, con l'obiettivo di acquistare una casa da trasformare nel proprio nido di montagna, l'idea si plasmava su tutt'altro che un attico in una struttura multipiano.

I due, innamorati del concetto di tradizionale abitazione in quota, erano alla ricerca di un rascard, la tipica residenza in legno delle alpi occidentali.

Uno stereotipo piuttosto distante dall'affascinante attico in cui si sono imbattuti: un appartamento all'ultimo piano di un condominio in centro paese, completamente da ristrutturare. La sfida posta ai progettisti era dunque quella di salvare i desideri iniziali dei committenti, trasformando la residenza in una dimora di montagna ispirata alle caratteristiche del rascard.

L’abitazione viene sin da subito immaginata con i tratti di uno chalet: i livelli inferiori sono stati sfruttati come veri e propri surrogati del basamento litico sul quale, tradizionalmente, poggiano i rascard. Grazie a questo visionario escamotage, la logica strutturale della dimora di montagna è stata non solo salvaguardata ma addirittura esasperata. Uno chalet sulla vetta di un edificio.

Avvolto nel legno

Per ricreare l’atmosfera accogliente classicamente associata al rifugio in quota, si è rivelato necessario lavorare a un profondo ripensamento degli spazi e delle finiture, rimodellando gli ambienti ed enfatizzando le atmosfere, l’intimità e le vedute.

Un intento facilmente raggiungibile, se a essere convocato è il legno.

L’attico, che si sviluppa su una doppia altezza parzialmente soppalcata, è stato spogliato dei rivestimenti esistenti e rifoderato con l’essenza calda e avvolgente del biolarice evaporato, tintato e customizzato con spazzole di ferro per conferire al legno una tattilità rustica e scabra grazie all’esperienza di artigiani locali.

Anche le travi esistenti sono state trattate in modo da conferire omogeneità rispetto ai nuovi rivestimenti.

Doppia altezza, a tutto ritmo

Gli interventi più evidenti riguardano il core centrale della casa, costituito dal living e dal dining che fanno corpo con la scala interna.

È qui che è subito percepibile la ricerca della proporzione, in una relazione ritmica tra la scala, i pilastri-quinta che separano la cucina dal living e i tre accoglienti gradoni-panca, disegnati come un dislivello confortevole su cui inerpicarsi e guadagnare l’inquadratura della finestra in alto, da cui contemplare un’indimenticabile vista del Monte Rosa.

Sempre sul livello del living si trovano un bagno, la camera dei ragazzi e la camera padronale con il proprio bagno privato.

Dalla scale, dal motivo lasco pensato per allegerire la compattezza del legno, si accede a un grande spazio soppalcato che affaccia sulla doppia altezza: un living costruito su misura, con ampi divani fissi dalla struttura in legno facilmente trasformabili in letti.

Anche qui una finestra ritaglia il panorama del paesaggio montano. Chiudono il piano superiore la camera degli ospiti e un altro bagno.

Giocando su un calibrato equilibrio tra profondità temporali, che spaziano dal recupero e il refitting di vecchi mobili carichi di valore affettivo (il tavolo della cucina, le due poltrone) e il disegno su misura degli spazi del living, delle camere, della cucina e dei bagni, lo studio Icona Architetti ha saputo dare vita a una capsula nel tempo e nello spazio: uno chalet strettamente connesso con la contemporaneità e, insieme, radicato nella tradizione.

Dettagli da an-notare

In tutto il progetto emergono dettagli sapientemente pensati per dettare un ritmo stimolante agli spazi.

Nel living questa verticalità è percepibile nella struttura leggera e insieme solida della scala, come nei pilastri che filtra senza separarla la cucina dal salotto.

Nel bagno padronale le alte lamelle di legno delimitano il perimetro della camera: posizionate in prospettive sfalsate, con angoli di inclinazione diversa, le esili assi foderano parzialmente il vetro della doccia generando un gradiente di trasparenza variabile.

Per chi sta sulla soglia della camera la parete del bagno risulterà opaca, per chi si trova dall’altra parte della stanza, sarà invece visibile. Questa firma si riconsce anche nei dettagli meno appariscenti, come l’appendiabiti all’ingresso disegnato come una sequenza di lunghe lame di legno affondate nel muro.

I colori e le finiture sono invece essenziali e attingono all’eleganza senza tempo delle abitazioni di montagna. Il coinvolgimento di maestranze del luogo è un ulteriore ingrediente di quello spirito della montagna che è possibile respirare in ogni angolo di questo chalet immaginato.