Da città piena di progetti a città-progetto, animata da immaginazione civica, con una governance condivisa votata al bene comune: la vision dietro il primo Report sul Sistema Design a cura del Salone del Mobile e del Politecnico

I risultati della ricerca Eco (Sistema) Design Milano, curata dal Salone del Mobile in collaborazione con il Politecnico di Milano e punto di partenza per la creazione del primo Osservatorio permanente dedicato al Sistema Design nella sua totalità, sono stati presentati il 28 novembre in una conferenza stampa al Teatro Grassi.

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Partendo dagli insight e dagli indicatori di performance dell’edizione 2024 del Salone e del Fuorisalone, il Report analizza il modello Milano e il Sistema Design che lo anima, fornendo dati sull’impatto generato dall’evento sulla città e sul territorio.

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Una Capitale del Design per il mondo (e città-progetto)

Per dare voce ai numeri, serve però una visione di lungo termine.

Secondo Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile, questa prospettiva dovrebbe ispirarsi alle riflessioni di Charles Landry, lo studioso di fama internazionale noto per aver diffuso il concetto di Città Creativa. Landry ha aperto la presentazione del Report ed è anche autore della sua prefazione.

Secondo Landry, di fronte a un sistema economico espansivo ma spesso socialmente divisivo e ambientalmente insostenibile, Milano – già capitale del design nel mondo – dovrebbe ambire a diventare capitale del design per il mondo. Una città che non si limiti a produrre progetti, ma una città-progetto, orientata al bene comune.

“Questo significa”, ha spiegato Landry, “che Milano deve progettare una cultura creativa basata su uno spirito collaborativo tra tutti i settori – pubblico, privato, civile e accademico. Una cultura capace di guardare al futuro senza dimenticare ciò che nel passato ha funzionato”.

Mettere a sistema le intelligenze collettive

Traducendo questa visione in una tabella di marcia per il Salone, la città e i suoi stakeholder, Maria Porro ha sottolineato l’importanza di mettere investimenti come il Report e i suoi dati (che vanno proprio nella direzione indicata da Landry) al servizio dell’intelligenza collettiva. E ha indicato come passo successivo l'individuazione di direzioni comuni su cui lavorare, concentrandosi su due temi chiave per il Salone del Mobile: sostenibilità e qualità.

“Il Salone ha una governance unica”, ha dichiarato Porro. “Essendo di proprietà della Federazione, reinveste tutto per creare valore e significato per la collettività. Il prossimo passo deve essere trovare una formula per lavorare insieme, creando un’orchestrazione: stabilire regole comuni senza compromettere la libertà espressiva, che è sempre stata la forza del Salone e del Fuorisalone”.

Francesco Zurlo, che insieme a Stefano Maffei ha illustrato i dati più rilevanti del Report, ha aggiunto a questo proposito: “La vera sfida è consolidare l’approccio, condividere buone pratiche e definire linee guida che funzionino per tutti, mantenendo un alto livello qualitativo. Serve una riflessione per creare ricadute organizzative e coinvolgere Comune, Regione e istituzioni in un’attività concertata di co-progettazione: un canovaccio di base su cui ogni stakeholder della Design Week possa costruire la propria narrazione”.

Verso un'immaginazione civica e una governance collettiva

“Se lavoriamo verso una governance collettiva,” ha aggiunto Stefano Maffei, “ci sono due priorità.

La prima è sviluppare una politica per attrarre i talenti, che arrivano sempre più numerosi a Milano ma per i quali manca una strategia dedicata.

La seconda è trovare modalità per rendere permanente questa articolazione, elaborando un processo di design condiviso che diventi sistema per tutti gli stakeholder coinvolti”.

In sintesi, per creare un’immaginazione civica servono governance e infrastrutture di lavoro condivise.

“Il Report, che considero un prototipo,” ha concluso Maffei, “serve per iniziare a porci domande. Di fronte a una prima consapevolezza concreta dello stato attuale, dobbiamo chiederci: dove vogliamo andare? Questo documento rappresenta un primo esempio collettivo e tangibile da cui partire. Perché i dati, solo se attivati, possono generare trasformazioni reali”.