Mettere a sistema le intelligenze collettive
Traducendo questa visione in una tabella di marcia per il Salone, la città e i suoi stakeholder, Maria Porro ha sottolineato l’importanza di mettere investimenti come il Report e i suoi dati (che vanno proprio nella direzione indicata da Landry) al servizio dell’intelligenza collettiva. E ha indicato come passo successivo l'individuazione di direzioni comuni su cui lavorare, concentrandosi su due temi chiave per il Salone del Mobile: sostenibilità e qualità.
“Il Salone ha una governance unica”, ha dichiarato Porro. “Essendo di proprietà della Federazione, reinveste tutto per creare valore e significato per la collettività. Il prossimo passo deve essere trovare una formula per lavorare insieme, creando un’orchestrazione: stabilire regole comuni senza compromettere la libertà espressiva, che è sempre stata la forza del Salone e del Fuorisalone”.
Francesco Zurlo, che insieme a Stefano Maffei ha illustrato i dati più rilevanti del Report, ha aggiunto a questo proposito: “La vera sfida è consolidare l’approccio, condividere buone pratiche e definire linee guida che funzionino per tutti, mantenendo un alto livello qualitativo. Serve una riflessione per creare ricadute organizzative e coinvolgere Comune, Regione e istituzioni in un’attività concertata di co-progettazione: un canovaccio di base su cui ogni stakeholder della Design Week possa costruire la propria narrazione”.
Verso un'immaginazione civica e una governance collettiva
“Se lavoriamo verso una governance collettiva,” ha aggiunto Stefano Maffei, “ci sono due priorità.
La prima è sviluppare una politica per attrarre i talenti, che arrivano sempre più numerosi a Milano ma per i quali manca una strategia dedicata.
La seconda è trovare modalità per rendere permanente questa articolazione, elaborando un processo di design condiviso che diventi sistema per tutti gli stakeholder coinvolti”.
In sintesi, per creare un’immaginazione civica servono governance e infrastrutture di lavoro condivise.
“Il Report, che considero un prototipo,” ha concluso Maffei, “serve per iniziare a porci domande. Di fronte a una prima consapevolezza concreta dello stato attuale, dobbiamo chiederci: dove vogliamo andare? Questo documento rappresenta un primo esempio collettivo e tangibile da cui partire. Perché i dati, solo se attivati, possono generare trasformazioni reali”.