Un’imponente installazione immersiva nel percorso del Salone del Bagno per svelare quello che non si vede: i dati sulla crisi idrica e le innovazioni tecnologiche del sistema design per farvi fronte

Under the surface di Emiliano Ponzi racconta il ruolo centrale dell’acqua nella nostra vita e nella sostenibilità ambientale. L’installazione firmata dall'artista e illustratore insieme ad Accurat e a Design Group Italia per il Salone Internazionale del Bagno (16-21 aprile, Rho Fiera Milano) mette in scena dati sulla sostenibilità idrica, sulla crisi climatica e l'approvvigionamento di acqua dolce, insieme a tutta quella tecnologia invisibile che il sistema bagno sta utilizzando per risparmiare risorse senza intaccare le prestazioni.

Ne abbiamo parlato con Emiliano Ponzi, che qui racconta la genesi del progetto, l’importanza della collaborazione fra pari e come informazione, dati open source e arte si incontrano in Under the surface.

Tutto sul Salone 2024 a cura di Interni

Qual è stato lo spunto iniziale di Under the surface?

Emiliano Ponzi: “Il Salone del Mobile ci ha chiesto una proposta per un’installazione capace di raccontare come la tecnologia è presente nel settore bagno con una finalità ecologica.

L’obiettivo è di visualizzare in una scenografia estetizzante i dati relativi al consumo idrico pro capite, la quantità di precipitazioni a livello globale e la relazione fra consumi e quantità di acqua realmente disponibile.

C’è quindi una parte di Under the surface che serve a rendere chiari i numeri dell’emergenza, ma anche l’impegno dell’industria per far fronte alla scarsità delle risorse.

In concreto si tratta di una serie di tecnologie che migliorano la prestazione dei soffioni, degli scarichi, dei getti utilizzando meno acqua. Un impegno non evidente che riguarda in realtà ogni parte del processo produttivo e della fase consumer".

Cosa vedranno i visitatori di Under the surface?

Emiliano Ponzi: "Under the surface è una scenografia digitale dinamica di 400 metri quadrati che, in un’atmosfera vagamente distopica, inscena elementi educativi e progettuali. Il racconto è visualizzato attraverso un arcipelago sottomarino dentro a cui il pubblico può muoversi, camminare, sostare.

Il progetto restituisce la sensazione di trovarsi al di sotto della superficie acquatica grazie alla modulazione cromatica delle pareti e a un progetto di light design che mima gli effetti di rifrazione luminosa. I diversi elementi visivi 3D comunicano dati, illustrano i meccanismi idraulici e tecnologici attraverso degli ologrammi, danno informazioni a 360° sul tema del risparmio idrico.

Il lavoro di visualizzazione di Accurat dei dati raccolti attraverso la World Bank Open Data ha come finalità la maggiore consapevolezza del pubblico sulla scarsità d’acqua legata al cambiamento climatico.

Gli elementi estetizzanti servono a convogliare i dati di contesto in modo più coinvolgente e chiaro, meno didascalico. Creature marine e rocce diventano contenitori di informazioni e strumenti di comunicazione molto più espressivi di un grafico o di un disegno bidimensionale.

Inoltrandosi nello spazio il pubblico scopre tre nicchie vetrate dietro alle quali sono proiettati gli ologrammi 3D che raccontano le parti di innovazione progettuale e tecnologica che riguardano l’industria del bagno”.

Qual è stato l’aspetto più importante nella progettazione di Under the Surface?

Emiliano Ponzi: “Credo che sia il processo condiviso con Accurat e Design Group Italia per costruire una visione organica di ogni fase di progettazione.

Al netto della policy del Salone, abbiamo voluto occuparci a fondo della scelta dei materiali, del loro smaltimento, della possibilità di riciclare e riutilizzare tutte le parti solide di Under the surface.

Abbiamo scelto di costruire la struttura in EPS, un polimero rigido e molto leggero, facilmente smaltibile. Abbiamo individuato i partner che si occuperanno di dismettere l’installazione e indirizzare il materiale alla produzione di pannelli acustici per il settore edilizio.

Un’altra parte fondamentale del racconto di progetto è la sua coralità. È stato un lavoro di team e la sinergia è stata un motore di novità in un contesto democratico, collaborativo. Ogni opinione è stata ascoltata e valutata, per fare le migliori scelte possibili.

Infine c’è una mia valutazione personale sulla collaborazione con il Salone del Mobile. Un tono di voce reciprocamente serio e rispettoso che non può prescindere da una solida relazione umana”.

Dall’illustrazione al progetto di un’installazione tridimensionale. Quali difficoltà si incontrano nel cambio di scala?

Emiliano Ponzi: "Immaginare l’output finale di un progetto tridimensionale è molto difficile. Il salto di media corrisponde a un salto di immaginazione e di tolleranza. Under the surface sono 400 metri quadrati su cui non abbiamo controllo del livello di inquinamento acustico, non sappiamo come verrà percepito lo sfondo musicale realizzato da Accurat partendo dalla ritmizzazione dei dati. E non c’è controllo nemmeno sull’illuminazione circostante, sulle trasparenze e la permeabilità cromatica dell’intera struttura, che sarà circondata da stand.

Quindi il mio è stato un ruolo trasversale di art direction, per seguire e coordinare il lavoro di tutte le professionalità coinvolte.

C’è stato anche un aspetto molto fisico, a cui non sono abituato: abbiamo visto i prototipi, che ci hanno aiutato a fare delle valutazioni formali insieme a tecnici e addetti alle luci con una competenza verticale su tutti gli aspetti progettuali. È la parte eccitante di un grande progetto di gruppo, un antidoto contro la noia, la mia peggior paura”.