Si deve ad Alcova il conio dello scioglilingua-ossimoro (e un po’ anche sfottò) “il FuoriSalone FuoriMilano” che ha iniziato a girare l’anno scorso dopo l’annuncio che location eletta per il contenitore a cura di Valentina Ciuffi e Joseph Grima sarebbe stata in Brianza, a Varedo.
Aspettiamoci ora di risentirlo per il FuoriSalone 2025 perché - annuncio fatto ieri sera - Alcova tornerà a Varedo. Sarà probabilmente pronunciato con meno ironia, però, visto che - a riprova del fatto che l'esperienza è stata tutt'altro che un flop - l’evento si allagherà, aggiungendo due location alle già presidiate ville Bagatti Valsecchi e Borsani.
Le due nuove location di Alcova 2025 a Varedo
I due nuovi spazi che Alcova occuperà per il FuoriSalone 2025 sono due siti dal sapore decisamente diverso rispetto alle due dimore storiche: il complesso industriale dismesso della Snia e la serra Pasino.
L’area della ex Snia accoglieva l’impianto per la produzione su scala industriale di filati sintetici dell’omonima azienda, chiusa nel 2003 e dal 2021 in stato di totale abbandono. Joseph Grima l'ha definita "un raro esempio di architettura industriale razionalista".
Collocata in centro di Varedo, a metà tra le due Ville e tuttavia invisibile dalla strada, il sito - enorme - verrà riconvertito, a partire dal 2025 in un polo logistico e commerciale che dovrebbe conservarne gli aspetti storico-architettonici. Ancora una volta quindi, come già fu per il Macello, Alcova occupa uno spazio "in extremis", prima dell'inizio della trasformazione.
La serra Pasino prende invece il nome dal barone che, ereditando le proprietà e i terreni del Valsecchi, decise di creare un’enorme greenhouse – dotata di riscaldamento e inondata di luce – in uno spazio adiacente alla Villa Bagatti Valsecchi per coltivare le orchidee bianche, di cui divenne uno dei principali produttori a livello mondiale.
Ormai abbandonata, è una tipologia di spazio ancora mai considerata da Alcova.
Alcova 2025: gli espositori
Troppo presto per avere informazioni sugli espositori anche, ampliandosi gli spazi, si immagina che il numero (70 nel 2024) crescerà.
"Non è detto", dice invece Valentina Ciuffi. “Il nostro desiderio, come sempre, è dare voce alle piccole realtà di fianco a collettivi o realtà più strutturate e di farlo nel miglior modo possibile. Non è detto che avremo un numero molto superiore di espositori rispetto all’anno scorso ma certamente ora c’è più spazio per ospitare progetti che necessitano di più respiro”.
E il mix di sapori - l'eleganza delle ville e il délabré della serra e della ex fabbrica - sicuramente aggiunge fascino a tutta l'operazione.