Roberto Gavazzi, CEO di Boffi-DePadova racconta la passione necessaria a elaborare una proposta evoluta per il paesaggio domestico contemporaneo

Fondato nel 1934 da Piero Boffi come laboratorio di ebanisteria, è sotto la guida dei tre figli, Paolo, Pier Ugo e in particolare Dino, che Boffi inizia a collaborare con gli architetti.

A Luigi Massoni, che già negli anni Sessanta pensa a prototipi standardizzati per ottimizzare la produzione, seguono Sergio Asti, Joe Colombo, Antonio Citterio, Paolo Nava, Pepe Tanzi.

Il loro lavoro innovativo ha fatto storia.

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Per definire la vostra produzione usate la metafora del paesaggio domestico, accompagnata da quella del “vedere sempre la foresta e non solo gli alberi”. In cosa si esprime questa visione?

Roberto Gavazzi: "Noi costruiamo un progetto – la foresta - piuttosto che aggiungere pezzi – i singoli alberi - a una collezione. Il singolo pezzo non rappresenta sufficientemente quello che noi siamo.

Dobbiamo essere percepiti come un'azienda che porta avanti questo progetto nel tempo con continuità, coerenza, capacità di proporre uno stile ed eleganza senza tempo. Una sommatoria di elementi che insieme generino un impatto scenografico complessivo".

Le parole chiave di Boffi sono artigianalità eleganza integrità

Roberto Gavazzi: "La nostra storia si divide in tre parti. La prima, l’artigianalità si riferisce alla fondazione dell’azienda da parte di Piero Boffi nel 1934, quando ancora non c’era industria e gli oggetti erano prodotti artigianalmente.

Dopo la guerra, con la seconda generazione, l’eleganza: Boffi inizia a collaborare con designer e art director, attività che per le aziende di cucine dell'epoca era totalmente nuova. Si delinea la precisa visione di Dino Boffi, l'uomo che ha veramente imposto Boffi come azienda leader nella fascia alta del design. Questo fino all'1989, anno in cui entrai in azienda.

I 35 anni successivi – l‘integrità – segnano un cambiamento di passo e di strategia. L’azienda diventa internazionale, si apre a tutti i settori degli interni: dalla cucina ci si sposta agli armadi, ai bagni, fino a trovare l'azienda ideale con la quale realizzare un progetto completo di casa.

Unendosi nel 2015 con Maddalena De Padova - azienda che ha dato un contributo decisivo alla cultura del design moderno in Italia - Boffi diventa in un gruppo capace di servire tutti gli ambiti dell’abitare".

Quale è stato l’insegnamento di Paolo Boffi?

Roberto Gavazzi: "Grande tecnico, appassionato dei sistemi, Paolo è stato molto importante fin dagli inizi miei, come spalla su prodotti tecnici come la cucina. Piero Lissoni, già in azienda quando arrivai nell'89, è stato il mio maestro. Da lui ho imparato tutto quello che era necessario sapere in termini di design, rigore, coerenza, stile, eleganza.

Si deve a Paolo Boffi la collaborazione con Piero Lissoni, alla sua prima esperienza come art director, una intuizione che ha dato vita a un sodalizio
Paolo Boffi è stato determinante per la realizzazione di una delle idee più intuitive e brillanti per il mondo dei sistemi della cucina.

Ha portato tanta innovazione e coraggio nel mondo della cucina, dove Piero Lissoni è stato il sarto che ha cucito il tutto togliendo e aggiungendo fino a compiere il salto di qualità.

L’apporto di Lissoni è stato determinante nella realizzazione dei negozi, non solo in termini di stile ma anche di immagine coordinata fra cataloghi, foto, prodotti che fossero in linea con l'anima dell'azienda.

Per quanto riguarda l’acquisizione di DePadova e le altre operazioni che abbiamo fatto successivamente - Time & Style ēdition, Paul Smith – quelle fanno parte del mio lavoro di strategia e ricerca di partner ideali per l’allargamento a tutti gli ambienti della casa".

Ad aprile presentate il modello Xo disegnato da Elisa Ossino, ispirato alla cucina Xila progettata da Luigi Massoni nel 1972

Roberto Gavazzi: "Si è trattata di una bella intuizione. Elisa Ossino è la designer che meglio interpreta la totale integrazione sul progetto allargato che la Boffi sta perseguendo. È un vero piacere poterle offrire la possibilità di intervenire su un progetto importante come Xila, il nostro modello di cucina più importante ancora oggi.

Andarla a reinterpretare e correggere con piccole ma significative modifiche non era impresa facile.

Quest'anno volevamo mostrare quanto l'insieme della collezione, con lievi ritocchi, continui ad essere estremamente attuale e in linea con le esigenze contemporanee. L’importante per un prodotto come la cucina è che non perda di attualità".

Anche Patricia Urquiola e Zaha Hadid hanno disegnato per Boffi

Roberto Gavazzi: "Ben tre donne disegnano cucine per noi: oltre a Elisa Ossino quest'anno, Patricia Urquiola progettò la cucina modulare Salinas – “la macchina che non si esibisce”, la definisce la stessa designer - e Zaha Hadid la Cove Kitchen, sinuoso monoblocco, isola di lavoro e luogo di convivialità.

Mi piace molto questo ribilanciamento del nostro modo di essere azienda molto “al maschile” nei prodotti caratterizzati dallo stile di Lissoni, squadrato ed essenziale.

L'arrivo di queste tre progettiste ha portato contenuti più femminili alla nostra offerta, rilanciando il nostro modo di essere, a dimostrazione della poliedricità delle nostre soluzioni".

Il 21 e il 22 sono stati anni fuori dall'ordinario; il 23 forse meno brillante: quali le aspettative per il 24?

Roberto Gavazzi: "Nel 2023 siamo riusciti a crescere di un 4% complessivo in tutte le aziende: un anno con una partenza molto migliore e un finale meno entusiasmante. Ci troviamo davanti un periodo meno favorevole all'arredamento per via del boom fuori dall'ordinario del 21/22: era quindi normale aspettarsi un 24 di maggior consolidamento.

Credo che sia una sfida molto interessante per chi come noi ha contenuti sostanziali da mostrare; su questo si farà la battaglia del 2024, che noi vediamo positivamente non solo nel retail ma anche nel mondo del contract dove crescono progetti alti di gamma. Stiamo insomma vedendo nuove opportunità per i progetti di qualità molto alta".