Armatevi di pazienza, le code ci sono. Ma proprio per questo è importante, al FuoriSalone 2023, essere guidati, andare dove vale la pena, soffermarsi sulle cose che significano qualcosa (per gli amanti del design).
Molti progetti si concentrano sul tema della sostenibilità e della sperimentazione dei materiali innovativi; altri invece, esplorano differenti dimensioni sensoriali oppure prendono spunto dal passato e lo reinterpretano.
Alcune mostre valgono la pena anche per la grande cura dell’allestimento: abbiamo scelto quelli che raccontano una storia oltre ad affascinare per la loro bellezza.
Ecco quindi la nostra guida nella guida. Per un FuoriSalone da godere appieno.
ECHOES di Cassina a cura di Patricia Urquiola e Federica Sala, Palazzo Broggi, Cordusio
Una mostra da non perdere assolutamente. Per l’allestimento mozzafiato, nel caveau di una banca, con le cassette di sicurezza che fanno da sostegni per gli oggetti esposti. Ma anche per gli esplosi dei prodotti – dalla radio trasparente al Veliero di Albini e per i video che spiegano la cura che Cassina mette nella riscoperta della storia degli arredi prima di ri-editarli.
La mostra, infatti, celebra il 50simo anniversario della collezione Cassina IMaestri con lo scopo di illustrare l’arte dell’edizione: un lavoro fatto di studi certosini e tanto rispetto, ora condiviso con il pubblico.
Campo Base, in via Orbia 11
È un progetto interessante perché dà spazio all’interior design, di cui – in termini professionali e non soltanto estetici – si parla veramente poco, anche al FuoriSalone.
Campo Base è un’interpretazione del tutto intima degli spazi domestici è data da sei studi di architettura: Massimo Adario, Giuliano Andrea dell’Uva, Eligistudio, MarcanteTesta, Hannes Peer e Studiopepe. A cura della sempre bravissima Federica Sala.
Una sorta di placenta tessile raggruppa in sei tende i diversi progetti, che attraverso delle luci invitano lo spettatore ad entrare, ma allo stesso tempo egli riesce a percepire di star varcando la soglia di un qualcosa di privato.
Ogni progetto porta con sé il significato d’intimità, ma con diverse connotazioni come Eligostudio che con ‘Omaggio a Renzo Mongiardino’ vede nella condivisione collettiva un momento d’intimità, per tale motivo ci troviamo in una stanza con un unico e immenso divano.
Del tutto opposto a quest’ultimo è Studiopepe, che con il concept di Omohalos progetta spazi più intimi e chiusi come se dovessero avvolgere le persone che lo abitano.
Bellissimo anche il progetto di Marcante-Testa, come sempre attentissimi al rapporto tra lo spazio e il sentire della persona che lo abita: nel loro progetto zone di de-compressione si spostano ad aree più conviviali ma sempre raccolte, curatissime nei dettagli di materiali e colori.
Casa Sem, in via Gerolamo Borgazzi 4
La riscoperta dei materiali naturali ha portato molti designer a prediligere le materie pure, non trattate industrialmente, con un effetto raw.
Casa SEM è un chiaro esempio di riscoperta, che cerca di riportare alla luce tecniche artigianali ormai dimenticate. Nata come spin-off dello store milanese Spotti, i suoi membri – Motta Architecture, Hannes Peer, Valentina Cameranesi Sgroi, Marcante-Testa, Vormen, Giacomo Moor, Elisa Ossino, Zaven e Maya Leroy – presentano la nuova collezione neolithique.
L’ambientazione – una casa d’epoca – mette ulteriormente in risalto il concept di tornare alle origini, ed è dall’atmosfera stessa cui scaturisce il secondo concept: la dualità. Il passato e il presente; un arredo moderno che tuttavia utilizza materiali ancestrali come legno massello e fibre intrecciate; i colori naturali dati della materia in contrapposizione con la colorazione artificiale della stessa.
Interni Design Re-Evolution, Università degli Studi, in via Festa del Perdono 7
Una reinterpretazione degli spazi, attraverso introspezione ed evoluzione, caratterizza l’evento di Interni dal nome Design Re-Evolution. Cercando di affrontare il tema di sostenibilità, molti designer riprogettano metodo d’approccio, prediligendo materiali per la stampa 3d, legno e ceramica.
Altri progetti vogliono essere più provocatori come ‘MOAI’ di Urbansolid con Fidenza Village, un’opera che riflette sulla vandalizzazione da parte della civiltà che ha distrutto il proprio ecosistema. Un altro progetto è ‘Tangibile & Intangibile’ di One Works con Mapei, il quale mostra due totem: uno con diversi materiali dell’industria, l’altro un semplice profilo metallico; metafora di ciò che è visibile e di quello che non lo è.
Altri progetti ci mostrano nuovi modi di comunicare come Sit on the wor(l)d di Marco Nero Rotelli, la natura ci parla attraverso dei sensori che trasformano le vibrazioni degli alberi in dei suoni. Altri progetti invece nascono con l’obbiettivo di creare degli spazi in cui sentirsi parte integrante del progetto, come Swing l’altalena del tutto smontabile a cura di Stefano Boeri.
Cosa c’è da vedere ad Alcova, all’ex Macello in via Molise 62
Uno spazio ormai dimenticato ritorna a vivere con Alcova, attraverso tanti progetti che mettono in risalto la ricerca e l’innovazione, invitando lo spettatore a riflettere su varie tematiche.
Alcova 2023 è un grande spazio suddiviso in zone. Non è facile orientarsi e abbiamo visitato questo enorme ambiente abbandonato, ora diventato espositivo, per voi.
Leggi anche: Cosa c’è da vedere ad Alcova, all’ex Macello in via Molise 62
Capsule Plaza, in Via Achille Maiocchi 3/5/7/10
Varcare la soglia di una porta e sentire di trovarsi altrove: questa è la sensazione che trasmette Capsule Plaza. L’iniziativa presentata dalla rivista Capsule ridefinisce non solo il formato della vetrina del design, ma anche l’intero spazio in cui è possibile percepire un ibrido tra una fiera e una mostra collettiva.
Capsule Plaza riunirà designer e aziende provenienti da diversi settori creativi, spaziando tra interni e architettura, bellezza e tecnologia, ecologia e artigianato. Gli espositori dei progetti comprendono Byredo, che invita l’artista Dozie Kanu a portare Bal d’Afrique, con cui esplora, attraverso la combinazione tra l’arte e il design, le intimità che hanno plasmato il suo rapporto con il continente africano e la produzione culturale afro-diaspore. Kanu rifiuta un racconto individuale ed invita l’archivio saman, un deposito di negativi fotografici provenienti da tutto il Ghana.
Altri espositori sono i Formafantasma per Tacchini, che mostrano un nuovo sistema di produzione concentrato sulla circolarità dei materiali. Le Mura, Costela, Five to Nine e Lina diventano così protagonisti di un’innovativa fase di prototipazione del brand.
Inoltre, si potrà vedere la seduta sezionata in cui vengono mostrati tutti i materiali utilizzati, dalla fibra di cocco alla lana di pecora. Anche Xl Extralight mostrerà un’installazione all’esterno, in cui si potrà vedere come la ricerca del brand ha portato a un’evoluzione del materiale che solitamente utilizzano.
Scelto per lo più nel mondo delle calzature, Xl Extralight è un foam material a cellule chiuse, che perciò non assorbe sostanze e agenti esterni e resiste anche all'attacco di agenti chimici ed atmosferici. Ma per la prima volta verrà utilizzato, dopo essere stato ulteriormente migliorato, come rivestimento di una struttura in legno d’ispirazione anni ‘70 chiamata Softscope. Capsule Plaza sarà anche accompagnata da un robusto programma di conferenze, presentazioni, workshop ed eventi culinari.
Everything, in Viale Vittorio Veneto 2
Siamo forse solo tracce di dati, codici binari che hanno forma tridimensionale? Questi sono i dubbi sollevati dall’installazione Everything, presentata da Meet Digital Culture Center, con il supporto di Fondazione Cariplo e il Museo Nazionale dell’Arte Digitale di Milano in collaborazione con Filmmaster Events. È un’installazione immersiva dello studio turco Nohlab del 2011, per la prima volta in Italia.
Everything è il collegamento tra la realtà e il mondo digitale, che, attraverso video-installazioni immersive e qrcode, racconta di come tutto può ridursi ad un numero, un codice, una serie di dati che fanno parte del nostro quotidiano, per quanto non possano essere percepiti perché digitali. Viene mostrato come ogni essere vivente, e quindi anche la natura, emettendo delle vibrazioni, è riconducibile a una serie di codici.
Fluxus, via Fiori Oscuri 3
Amare oppure odiare; indifferenza oppure rivoluzione; integrarsi oppure interagire. Questi sono gli interrogativi dell’installazione di Elisa Ossino e Stefano Roveda per V-Zug. Attraverso una struttura cilindrica, lo spettatore è invitato a immergersi in una realtà astratta e metaforica.
All’interno dell’installazione sarà possibile sentire e vedere la natura: l’acqua e il vapore, che scontrandosi mettono in atto la forza primordiale che modella la natura.
Sovrapposte a questi elementi sono le sagome dei visitatori e alcuni simboli della storia umana che rappresentano la conoscenza dell’uomo dal passato fino ad oggi.
Questi elementi vogliono porre l’uomo, il più potente agente trasformatore dell’ambiente (per quanto non tutti ne siano coscienti), davanti ad una scelta: se far parte per davvero di questo ecosistema.
Walk the Talk, via Fiori Oscuri 4
Nella frenesia di tutti i giorni è difficile soffermarsi e riflettere su quanto consumiamo: non notiamo che le nostre scelte hanno delle conseguenze più o meno positive sull’ambiente circostante oltre che su di noi. Walk the Talk Energia in movimento, progettato da Italo Rota e CRA con Eni, è un evento di Interni Re-Evolution.
L’allestimento è un percorso che ci invita a riflettere sulle nostre decisioni soprattutto in merito alla mobilità urbana. Il sentiero interattivo trasforma l’Orto Botanico di Brera, attraverso effetti di luce e di suono mutevoli durante l’arco della giornata.
Lungo il percorso si possono notare diversi simboli: alcuni indicano un percorso che ha un impatto positivo sull’ambiente, gli altri ne indicano uno contrapposto. Al termine del percorso è inoltre possibile provare delle automobili telecomandate in miniatura dell’Enjoy, un’esperienza che permette di tornare bambini anche solo per poco.
Urgent Legacy, in Via Tommaso da Cazzaniga & Corso Garibaldi 89/a
Il mondo è in continuo cambiamento, così come le nostre esigenze; Urgent Legacy, una mostra collettiva del design svizzero, guida lo spettatore in tre piani alle diverse soluzioni.
Sette esposizioni di studi, marchi, scuole e professionisti rispondono al brief ‘i bisogni urgenti della nostra società’ attraverso: la produzione locale, i nuovi materiali, il riutilizzo dei rifiuti, l'upcycling, la promozione dell'inclusività e la lotta alla crisi climatica.
Al piano terra è possibile vedere il lavoro degli studenti dell'ECAL, che affrontano la tematica del riciclo, riutilizzando degli scarti di materiale industriale trasformandoli in prodotti funzionanti come sedute, attaccapanni o vasi.
Al primo piano il Politecnico federale di Zurigo esplora il design inclusivo attraverso la tecnologia, progettando arti artificiali; la NOV Gallery lancia Tappello per stimolare un nuovo approccio alla nuova materialità, mentre un gruppo di talenti emergenti costruisce per i posteri un’eredità condivisa attraverso progetti sfaccettati, appartenenti a diversi settori.
Al secondo piano, gli studenti di HEAD - Genève, Università di Arte e Design Ginevra, rendono omaggio alle designer donne sia del passato che del presente, e infine l'Accademia di Arte e Design di Basilea si interroga sulla formazione delle culture del design.
Surprise Party!, in Corso Magenta 63
La collezione che più colpisce per l’originalità del racconto è Surprise Party! della francese Costance Guisset. Dal momento in cui entra nella sala, lo spettatore si trova immerso nei pensieri della designer: nulla viene nascosto al pubblico, siano il concept o gli sketch o il processo di progettazione. È possibile, infatti, osservare in video la realizzazione dei prodotti mediante un programma 3d e dei modellini manuali.
Da qui si percepisce il filo conduttore della collezione: il tema del movimento, marcato soprattutto da alcuni piani rotanti che fanno girare lentamente delle sedute.
È questo il tema che, secondo Guisset, si cela dietro quello della vita. Ma lo scopo dell’exhibition, paradossalmente, è un invito a prendersi del tempo per la contemplazione e riflessione, a distaccarsi dalla vita frenetica perdendosi in un gioco di luci colorate.
Dopo aver visitato lo spazio centrale, si arriva in un'alcova immersa nell'oscurità, dove si potranno osservare i progetti di architettura, allestimento e scenografia, la quale, al termine della mostra, sarà recuperata o riutilizzata.
Ro Collectible, in via Matteo Bandello 14
Alla mostra Ro Collectible è possibile vedere, nella prima sala vicino all’ingresso, il lavoro fotografico di Lyle XOX, una serie di autoritratti in cui l’autore costruisce intorno al volto delle sculture con diversi oggetti e ad ogni ritratto affida un racconto.
Proseguendo il percorso ci si trova al piano terra della struttura, il quale ospita l’installazione Éloe realizzata in carta di Molza da Atelier oi.
La carta si dispone a ventaglio intorno ad un centro realizzato in pino cembro. Il ventaglio si sposta su e giù attraverso un meccanismo che si attiva manualmente, e, attraverso i movimenti circolari, i profumi naturali si diffondono nello spazio.
Un’altra installazione dell’Atelier oi è Helicoidale. Anche in questo caso i prodotti sono realizzati in pino cembro e anch’essi disposti come un ventaglio.
Il vento che colpisce il pino mette in movimento l’installazione che ancora una volta ci trasporta nel mondo naturale. Un’ulteriore installazione dell’Atelier è Aura, creata in collaborazione con WonderGlass. Sul soffitto sono risposte diverse luci che scendono e saliranno in tempi differenti, fino ad illuminare l’interno dei bicchieri; in questo modo si genera un’interazione tra luce e vetro.
Un gioco di geometrie, opacità e trasparenza è ciò che caratterizza il vaso Abyss di Jan Plechac, oltre alla colorazione che intriga per la profondità che dona al vaso. Un altro progetto molto interessante sul tema della sostenibilità è La Stanza della necessità di Secondome in collaborazione con Studio F, in cui sono presenti diversi mobili d’arredo ricavati da un unico tronco di legno.
Diversi designer hanno progettato i mobili, dando ad ognuno un’interpretazione personale, ma sono comunque ben comunicanti tra di loro. Le forme, quindi, nascono da un’ispirazione personale e non collettiva che ci mostra come, partendo da uno stesso tema e avendo le stesse possibilità, si possono avere diverse interpretazioni.
Ad unire i diversi oggetti è soprattutto ciò che è presente sulla superficie legnosa, ovvero delle “toppe”, segno caratteristico dello studio. Un ritorno al passato ma con un carattere decisamente avanguardistico è la nuova collezione di Draga&Aurel che presentano Trasparency Metters. È ispirata alle tematiche principali degli anni ’70: il cambiamento e la sperimentazione.
La collezione mostra dei prodotti ibridi, in cui sono presenti resina colorata e cemento; in sostituzione di quest’ultimo, per le illuminazioni è utilizzato l’acciaio.
Nel sotterraneo dell’edificio, si incontrano i lavori di Jordan Artisan, dove il materiale plastico trasforma l’oggetto in un qualcosa di più fluido come se fosse un materiale che sta colando. Alcuni oggetti presentano ancora le linee del passato del designer, perciò troviamo delle parti metalliche insieme al nuovo materiale.
Interessante è la nuova colorazione della torcia del brand Mandalaki, un oggetto che, tra l’altro, non è statico e fisso, ma si può smontare dalla struttura principale così che da lampada diventi torcia. Mandalaki nasce con l’obiettivo di donare una luce artificiale che rimandi il più possibile alla colorazione naturale del sole.
Durante il Fuorisalone, il brand ha preparato un’esperienza audio-visiva ipnotica che trasporta i visitatori in una realtà primordiale ed onirica, risvegliando il desiderio di scoperta insito nella nostra natura e ricollegandoci ad essa. L'installazione sarà ospitata all'interno di Morel. Oltre a questi progetti, alla galleria Rossana Orlandi sarà possibile vedere tante altre cose.
Certosa District, in via Barnaba Oriani 27
Molte volte il design guarda al futuro, altre volte è già il futuro; diversi progetti che mirano a soluzioni smart per il futuro dell’abitare possono essere visti al Certosa district.
Designtech, il primo hub di innovazione tecnologica, ha selezionato, insieme a Design Burger ed Isola, alcuni progetti di varie imprese, start up e professionisti che, divisi in sottogruppi in base alle aeree d’interesse, occuperanno diverse zone del luogo.
Alcuni prodotti sono pensati anche per la mobilità, come Cowboy di Brussels, un e-bike pensante e che si adatta a qualsiasi difficoltà della strada, restando sempre connessa all’utente tramite l’app Cowboyapp.
Altri progetti, invece, vogliono lanciare un messaggio, come Alligator Bench di Kleber Alves, che manifesta a favore del vaccino in Brasile. Altri ancora promuovono un nuovo modo di fare design con l’utilizzo di nuove tecnologie come la stampante 3d, di cui si possono ammirare le lampade (Arpeggio Collection) di Studio Elk o la living collection di React Sustainable Boutique.
Inoltre, sarà possibile vedere i prodotti vincitori del concorso lanciato da Design Wanted e insigniti per questo del Design Wanted Award, con cui si mira a onorare progettisti e aziende che realizzano prodotti per ovviare ai problemi attuali, riuscendo tuttavia anche ad anticipare le esigenze future.
Un esempio è Dam Da di Ann T. Dinh, un set di piatti concepito dagli asiatici per gli americani il cui obiettivo è fornire un’unità di misura e servizio, basandosi sulle ricette contenenti il pollo.
Un altro progetto vincitore è Vespertine di Studio Sugar, un’illuminazione versatile ed intercambiabile: con un unico oggetto è possibile passare dalla torcia portatile a una lampada a sospensione.
Da questa selezione si comprende la difficoltà della sfida che hanno dovuto affrontare i progettisti, la quale esige l’essere visionari e il non limitarsi all’attualità o a quello che potrebbe essere. Nonostante la complessità del brief, i diversi prodotti sono semplici e 'onesti'.