Il talento italiano alla Milano Design Week: sono giovani, indipendenti e (talvolta) fanno anche squadra

Sono dieci, un’età compresa tra i trenta e i quarant’anni, sono designer puri o architetti per formazione, ma tutti ugualmente e progettualmente rotondi.

Italiani, una laurea al Politecnico di Milano o allo Iuav di Venezia, per citare due degli atenei di riferimento. Sono cittadini del mondo con un curriculum perfezionato nelle miglior scuole europee: dalla Design Academy di Eindhoven alla University of Technology di Delft (NL), dalla Nottingham Trent University alla Royal College of Art di Londra.

Come lavorano i giovani designer italiani

Qualcuno coltiva una passione (spinta) per l’artigianato, ha studiato ebanisteria, conosce l’antica arte della falegnameria e la storia degli alberi.

Qualcuno invece esplora le potenzialità del vetro soffiato che si fa iperbole decorativa, oppure sfida il rigore dell’acciaio per punteggiare lo spazio con piccoli monumenti a misura di loft.

Altri reinterpretano tecniche di lavorazione manuale per ricostruire territori e comunità, e altri ancora proiettano l’oggi in un altrove dove il digitale ci può facilmente traghettare. E dove non si può sopravvivere da soli.

E infatti c’è chi dalle parole è passato ai fatti arredando living con sedute-trespolo dove anche i Coco e i Cornelius, pappagallo e cornacchia, possono trovare un ancoraggio felice.

Parole d’ordine: materiali e tracciabilità

Ma sempre e comunque, in principio c’è la materia: naturale, rigenerata, resa o di scarto. Quella del materiale è una storia nella storia della quale sempre si rintraccia l’origine e dalla quale, nel buon design, ha origine un’altra storia.

Si chiama tracciabilità, e i Formafantasma ci hanno insegnato a praticarla.

Ci sono complementi 100% biodegradabili che poi tornano alla terra per fertilizzarla e scarti del legno che si fanno giunto per far crescere nuove architetture domestiche.

Le nuove generazioni si caricano di responsabilità verso il pianeta

Ogni singolo lavoro, che sia un piatto, una panca, uno specchio, apre il dibattito non solo sul senso dell’oggetto, la sua funzione, ibridazione, trasversalità, ma soprattutto sul senso di responsabilità verso il Pianeta: crisi climatica e impatto ambientale sono temi centrali nello sviluppo di ciascuna delle sperimentazioni in campo.

Così come centrale è il tratto autoriale di ogni pezzo, decisamente ben riconoscibile anche se maturato in un percorso non più lungo di un decennio.

La nouvelle vague italiana vive di condivisione

La nouvelle vague italiana, alla Milano Design Week dunque, quest’anno restituisce un panorama ricco di unicità che si nutre della storia del Made in Italy, esplora la dimensione della partecipazione, per aprirsi alla condivisione interspecifica.

Come ben raccontato in Italy: A New Collective Landscape: prodotta da ADI Design Museum, la mostra è curata da Angela Rui insieme a Elisabetta Donati de Conti e Matilde Losi, con allestimento di Parasite 2.0.

Leggi anche: Italy: A New Collective Landscape

“Insieme proviamo a superare la nostalgia di Italy: The New Domestic Landscape, la storica mostra curata da Emilio Ambasz al MoMA di New York nel 1972. E a proporre una nuova geografia del design”.

Le virtù individuate dalla curatrice, di natura sistemica, relazionale e rigenerativa, ci suggeriscono nuovi punti di osservazione e di ascolto degli oggetti di oggi.

Ogni progetto selezionato, racconta un’identità che spesso si fa denuncia e manifesto della complessità dei tempi di oggi.

Abbiamo provato a mappare il cambiamento provando ad ascoltare queste voci.

Dove trovare i giovani designer italiani al FuoriSalone 2023

1. Gioacomo Moor per LiveinSlums ‘Design for Communities’ c/o AssabOne. Un progetto che nasce dalla collaborazione con una ONG attiva Mathare, uno degli slum più grandi di Nairobi. Giacomo ha lavorato sul coinvolgimento della comunità locale per attivare un processo di rigenerazione umana: fornire a bambini e ragazzi i mezzi necessari al loro reinserimento scolastico e lavorativo. Ph. Omar Sartor
2. Furniture for a Human and a Parrot’ di Studio Ossidiana in ‘Italy: A New Collective Landscape’ c/o Adi design Museum. Nata durante il lockdown, la collezione di panche e sedute in legno è pensata a misura di uomo e zampetta. Un omaggio a Coco, il pappagallo di Alessandra e Giovanni, per il quale hanno disegnato arredi completi di ancoraggi. Ph. Bob Goedewaagen
3. Toppings di Lucia Massari c/o Nilufar Depot. Una stravagante e allegra collezione di lampade ispirate alla cremosa glassa che ricopre i dolci. Realizzate con un mix di vetro specchiato veneziano colorato e riccioli di vetro decorativi, le lampade hanno una somiglianza incredibile con la carta delle caramelle ricoperte di crema di burro colorata. Ph. Francesco Allegretto
4. Tuo di Mario Scairato per Lispi, specchio in tubolare di ferro che, come un segno grafico, descrive il profilo della struttura. Fondamentale nello sviluppo del progetto, il ‘nodo’ di ferro piatto (sagomato a mano) che avvolge le gambe e conferisce stabilità. Showroom via Atto Vannucci, 13
5. Famiglia di Maximilian Marchesani è una lampada che si sviluppa attorno ai rami contorti del nocciolo, pianta della quale l’uomo si occupa da secoli: le potature metodiche consentono all’albero di produrre i suoi tipici ‘ricci’ arborei, amatissimi dal designer. In Bì-Li.Co, la personale curata da Studio Vedèt c/o Nilufar Gallery
6. No-Screw-no glue, di Anna Arpa è una libreria a incastro in legno massello e acero sbiancato: tutto ruota attorno al giunto che, realizzato su misura e in 9 essenze (di scarto) diverse, consente la costruzione della piccola architettura domestica. In Circolare in The Circular Village in c/o Piazza Lombardia e in ‘Italy: A New Collective Landscape’ c/o ADI Design Museum
7. Pocopiano di Paolo Gentile per Orografie Un piatto in ceramica di Caltagirone il cui andamento restituisce al suo interno un incavo generato da una progressiva pendenza. Solido e liquido: il dualismo consente di riporre diverse tipologie di pietanze e di creare un gioco di consistenze c/o Archiproducts
8. Folklore, artigianato, ambiente: il lavoro di Francesco Pace aka Tellurico sarà in mostra in ‘Fuori Contesto’ c/o Dopo? , in ‘Take Care! Of your mind, body, and environment’, alla Stecca3 (Isola District) e in ‘Italy: A New Collective Landscape’ c/o ADI Design Museum
9. Pittoresco di Caterina Fratino: un set di complementi per la tavola realizzati in ‘malto saturo’, quello scartato dai birrifici artigianali. Si tratta di un materiale 100% biodegradabile da riutilizzare poi come fertilizzante. In The Circular Village c/o Piazza Lombardia
10. Collezione di arredi in acciaio di NM3 per Convey, il progetto curato e promosso da Simple Flair e Very Simple Kitchen che raccoglie i brand indipendenti che emergono nel panorama contemporaneo attraverso l’uso degli strumenti digitali. C/o BasicVillage.